BUON COMPLEANNO, ALFA 33 - Il ricordo delle vecchie Alfa Romeo è così vivo e potente negli alfisti da generare situazioni in cui il nastro del tempo sembra riavvolgersi per davvero. È accaduto la scorsa domenica, 19 febbraio, al Museo Storico Alfa Romeo, in occasione del grande evento che lo staff, nell’ambito della rassegna Backstage (scopri qui tutti gli appuntamenti del 2023), ha disegnato per festeggiare in grande stile i primi quarant’anni dell’Alfa Romeo 33.
TUTTI IN PISTA - La grande festa in onore dell’ultima, gloriosa erede dell’Alfasud, a cui hanno risposto presente una cinquantina di Alfa Romeo 33 tra prima e seconda serie, con tantissime berline ma anche una nutrita rappresentanza di giardinette, è cominciata di buon mattino sotto un sole tiepido. Tra i cordoli della piccola pista su cui s’affaccia il museo hanno sfilato veloci per prime le auto del club Alfa Roma: un antipasto perfetto per gustarsi l’affollatissima parata del dopo pranzo, nella quale le tinte accesissime delle carrozzerie, tirate a lucido per l’occasione, si sono mescolate alle note graffianti dei motori boxer, tenuti su di giri più dello stretto necessario per il puro gusto di ascoltarne l’inconfondibile voce.
SALTO INDIETRO NEL TEMPO - Sfumature di colori, suoni e odori irreperibili nelle auto di oggi e che, come per magia, hanno catapultato curiosi e appassionati negli anni ’80. Ad accompagnare il folto pubblico alla scoperta di quel particolare periodo della storia della casa milanese è stata, nel pomeriggio, una bella conferenza d’approfondimento sull’Alfa Romeo 33. Di fronte all’Alfa Romeo 33 Quadrifoglio Oro, tagliata a metà per svelarne la meccanica, conservata nei magazzini del museo, in sala Giulia sono intervenuti: Amedeo Felisa, responsabile del progetto 907 da cui, nel 1990, è nata la seconda serie della 33; Pasquale Oliveri, all’epoca tra i maggiori artefici del miglioramento della qualità negli stabilimenti dell’Alfa Romeo insieme a Lino Bondesani, anch’egli presente sul palco; Leonardo Olivari, appassionato e cultore del modello al quale, insieme al curatore del Museo Alfa Romeo, Lorenzo Ardizio, ha dedicato un’approfondita monografia (leggi qui la recensione del libro).
UN’ALFA DI GRANDE SUCCESSO - Dopo la bestseller Alfasud, l’Alfa Romeo 33 rappresenta il secondo maggior successo commerciale del Biscione e questo di per sé basterebbe ad assegnarle un posto d’onore nella storia della casa milanese. Ma l’Alfa 33 va anche ricordata per i tanti primati, tecnologici e non solo, che impreziosiscono la sua fortunata carriera, conclusasi alla metà degli anni ’90 dopo quasi un milione di esemplari venduti.
TUTTI I PRIMATI DI UNA “PICCOLA”, GRANDE ALFA - Nel 1983, l’Alfa Romeo 33 è stata il primo modello della casa milanese con una linea a “due volumi spezzato” e, nella pratica ed elegante versione Sport Wagon, anche la prima Alfa giardinetta prodotta in grande serie. Ma la compatta di Pomigliano d’Arco - che a distanza di tanti anni rimane un “grande punto d’orgoglio per tutti i napoletani”, tiene a sottolineare Pasquale Oliveri - ha anche cambiato per sempre il concetto di 4x4. Unita all’esuberanza del motore boxer, ecco che la trazione integrale non serviva più solo a trarsi d’impaccio in caso di neve e fango, ma diventava un elemento di sicurezza aggiuntivo. Un concetto che spiega molto bene l’attitudine naturale dell’Alfa Romeo alla continua ricerca della perfezione di guida e che, nel 1991, si trasforma nella prima Alfa Romeo sportiva a quattro ruote motrici con la Permanent 4. Capace di superare in scioltezza i 200 km/h, questa potente versione era spinta dallo stesso 1.7 da 133 CV della Quadrifoglio Verde a trazione anteriore. Vanta un primato anche questo motore: con quattro valvole a farfalla - una per cilindro, come nei motori Ferrari dell’epoca -, è il primo propulsore Alfa Romeo a iniezione elettronica con alimentazione singola.
LE SPECIALI - Con l’Alfa Romeo 33 la casa del Biscione si è anche affrancata per la prima volta nella sua storia da una certa “riluttanza” alla creazione di serie speciali - almeno per il mercato italiano. “È per spingere le vendite di un modello ormai quasi a fine carriera e svuotare i magazzini di tetti apribili, volanti in legno e altri accessori - spiega Olivari - che sono nate versioni uniche come la Imola, la Privilege e la Feeling”.
Foto di Alessandro Vago