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Alfetta, il racconto di una grande Alfa Romeo tra aneddoti e curiosità

Pubblicato 06 giugno 2022

In occasione del 50° compleanno dell’Alfa Romeo Alfetta il museo di Arese ne svela gli aspetti meno conosciuti, tra pillole di storia e vecchi ricordi dei progettisti.

Alfetta, il racconto di una grande Alfa Romeo tra aneddoti e curiosità

50ENNE - Nel 2022 l’Alfetta, tra le Alfa Romeo più apprezzate dagli appassionati per le sue straordinarie doti di tenuta di strada e l’esuberanza dei suoi potenti motori, taglia di slancio il traguardo del suo primo mezzo secolo di vita. Quale modo migliore, per scoprire gli aspetti meno noti di una vettura di cui moltissimo si è detto e scritto, di “infilarsi” nella tana del Biscione per ascoltare i racconti di chi, a quell’incredibile progetto, ha contribuito in prima persona? Ieri, domenica 5 giugno, abbiamo deciso di unirci alla festa di compleanno della berlina milanese, che il Museo Storico Alfa Romeo di Arese ha organizzato chiamando a raccolta i proprietari della vettura (in rappresentanza di pressoché tutti i modelli costruiti tra il 1972 e il 1984) e dedicando all’Alfetta una bella conferenza d’approfondimento. Ecco quello che (forse) ancora non sapevate sulla rivoluzionaria berlina del Biscione. 

UN NOME E UN PROGETTO CHE VENGONO DA LONTANO - Partiamo dal nome, sul quale i più esperti in materia saranno sicuramente preparati. Alfetta, a mo’ di vezzeggiativo e con un’enorme dose d’affetto, vennero ribattezzate dai meccanici dell’Alfa Romeo le mitiche GP Tipo 158 e 159 con cui la casa milanese conquistò i primi due Campionati mondiali di Formula 1, nel 1950 e 1951. Tra le monoposto iridate e la berlina sportiva che, poco più di vent’anni dopo, ne eredita il soprannome, i punti di contatto però non si fermano qui. Per l’erede delle berline della precedente Serie 105 (Giulia, 1750 e 2000), l’esperienza vincente nei gran premi suggerisce infatti ai progettisti di “rispolverare” l’impostazione transaxle (motore anteriore; frizione, cambio, differenziale e freni raggruppati in un unico blocco al posteriore) dei bolidi da corsa, e in particolare, per quel riguarda il ponte De Dion, della 159. Il più grande vantaggio di questa soluzione consiste nell’avere il differenziale collegato direttamente alla scocca e non, come avviene in altri sistemi più tradizionali, per esempio il ponte rigido, a ridosso del ponte stesso. Ciò si traduce in una sensibile riduzione delle masse non sospese e degli scuotimenti delle ruote, il che, grazie anche a una perfetta distribuzione dei pesi tra i due assali, migliora la motricità e la tenuta di strada, richiedendo al guidatore meno correzioni sullo sterzo.

LA PRIMA CON I FINESTRINI CURVI - Alla fine degli anni ’60, quand’era in corso d’opera il progetto della carrozzeria dell’Alfetta, per motivi di costi l’Alfa Romeo preferiva non utilizzare la galleria del vento. “L’efficienza aerodinamica la valutavamo tappezzando la scocca con tantissimi fili di lana - rivela Giancarlo Annoni, all’epoca in forze al reparto progettazione della casa milanese -. Le macchine giravano in pista e noi le fotografavamo un po’ a tutte le velocità, per vedere se i fili svolazzavano oppure rimanevano abbastanza aderenti alle superfici”. Un metodo tanto rudimentale quanto efficace che, sottolinea Annoni, “ci consentì, dopo molti esperimenti, di definire un profilo di coda in grado di ridurre piuttosto bene i risucchi d’aria”. Ad Annoni si deve anche la soluzione dei vetri curvi laterali, tra i primati meno conosciuti dell’Alfetta: “L’idea venne a Satta (Orazio Satta, responsabile della progettazione di tutte le vetture del Biscione dal secondo dopoguerra fino all’Alfetta, ndr): ci spiegò che i finestrini dritti, ai lati, rubavano spazio ai passeggeri”.

STROZZATUREAMERICANE - La messa a punto dei motori a benzina dell’Alfetta, i leggendari quattro cilindri di 1,6, 1,8 e 2 litri e distribuzione a doppio albero a camme in testa, non richiese particolari sforzi ai progettisti. “Erano motori derivati dalle Giulia e dalle 1750 e 2000 berlina. Nel mio gruppo - ricorda l’ingegner Giorgio Figliozzi, tra i “papà” del CEM, un innovativo sistema di iniziazione elettronica brevettato dall’Alfa Romeo alla fine degli anni ’70 (qui per saperne di più) - ci occupavamo, in particolare, delle Alfetta destinate agli Stati Uniti, dove già all’epoca le normative sulle emissioni inquinanti erano molto severe. Si inasprivano di anno in anno, costringendoci tutte le volte a rivedere il piano di carburazione dei motori. Ricordo che in America già nel biennio 1970-71 per rientrare nei limiti delle prove anti-smog fummo costretti a passare all’iniezione meccanica per la 1750. Dal 1976, invece, divenne obbligatoria la marmitta catalitica. Il risultato è che, oltreoceano, arrivavano macchine decisamente meno pimpanti delle nostre. Ma, in fin dei conti, non credo che agli americani importasse più di tanto”.

IL FURGONCINO DEL PESCE FRESCO - La proverbiale brillantezza di guida dell’Alfetta, nonché il piacere unico che si prova nel guidarla, derivano dal duro e appassionato lavoro dei collaudatori dell’Alfa Romeo, un team di validissimi professionisti che sulle piste del Centro Prove di Balocco ha macinato milioni e milioni di chilometri. “L’Alfetta non fu affatto un progetto facile - racconta l’ex collaudatore Sebastiano Caprì -: era un’auto derivata dalle corse, perciò costosa e complicata nella messa a punto. La soluzione del cambio al retrotreno, in particolare, all’inizio non fu certo scevra di problemi. Una volta, sul passo della Cisa, ruppi il centraggio del differenziale e da lì capimmo che avremmo dovuto farlo flessibile, e non rigido”. Ma l’aneddoto più divertente riporta la mente a una giornata di prove in alta quota: “Coi muletti facevamo tutte le strade, avanti e indietro, tra Milano, Torino e Aosta, e i paparazzi in cerca di uno scoop erano sempre in agguato. Un giorno, me lo ricordo come fosse oggi, dopo una tirata a 200 all’ora mi fermai a prendere un caffè a Chatillon, in Valle d’Aosta. Un signore francese, incuriosito da quella che sotto sotto era un’Alfetta, ma aveva ancora le sembianze di un furgoncino, mi domandò se trasportassi materiale deperibile, per andare così di fretta. Lì per lì non sapevo cosa rispondergli, poi lo guardai e gli dissi di sì. Portavo tutti i giorni il pesce fresco al ristorante, per quello correvo così veloce”. Che storia straordinaria, l’Alfetta…

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Ritratto di Giulio Menzo
6 giugno 2022 - 16:13
2
Per la sua epoca una buonissima auto mi par di capire
Ritratto di Challenger RT
8 giugno 2022 - 00:47
Tecnicamente al top ed esteticamente modernissima all'inizio degli anni '70. Basti pensare che la sua meccanica fu utilizzata sull'Alfa 90 fino al 1987 e sull'Alfa 75 fino al 1993. Ricordo con nostalgia i primi giri su quella di mio zio nel 1977...
Ritratto di PongoII
6 giugno 2022 - 16:18
7
Quando le Alfa erano le ALFA... Ne ho guidata una per qualche tempo (non era mia) e, ancora a metà anni 90, non faceva sognare scelte più giovani. Inoltre il legame che c'è con le Forze di Polizia la rende particolarmente radicata nell'immaginario collettivo.
Ritratto di Flynn
6 giugno 2022 - 17:00
Assolutamente. In questi casi Chapeau ad Alfa è doveroso.
Ritratto di marcoluga
6 giugno 2022 - 16:20
2
Mio padre ne ebbe 2, entrambe rubate. Bellissime.
Ritratto di fabrizio GT
6 giugno 2022 - 16:29
Ma le ha a rubate tuo papà? Scusami ad una prima lettura sembrava così.... Ahahahah Io ho posseduto una 33 1700cc 4x4 sw che macchina! Ma quanto beveva e che allungo in autostrada! Le tedesche dietro!!!!
Ritratto di marcoluga
6 giugno 2022 - 19:41
2
Avrei dovuto rileggere. In effetti gli furono rubate, fu un lutto a casa. Io e mio fratellino riguardavamo in continuazione i depliant. In quell’epoca era la berlina sportiva più desiderata. Peccato.
Ritratto di lovedrive
7 giugno 2022 - 14:42
ciao, anche mio padre 2 alfette. una rossa del 1978 ed una quadrifoglio canna di fucile del 1982.
Ritratto di GENIASAS
7 giugno 2022 - 18:36
In realtà in quegli anni TUTTE le tedesche erano dietro . Solo le BMW piano piano si avvicinarono , data la famosa dichiarazione di Pietscherieder : vogliamo diventare l'Alfa Romeo tedesca !!!
Ritratto di Flynn
6 giugno 2022 - 16:39
Finalmente un bel articolo sulle vere Alfa , quelle con il (giustamente definito) leggendario bialbero. Altro che quei cassoni arrugginiti con la Pentola di Fagioli Asburgica , che più di borbottare e succhiare olio non faceva!!’
Ritratto di giulio 2021
6 giugno 2022 - 18:54
Succhia olio la tipica frase di chi è invidioso di un'auto vera e non sa cosa dire per trovarne un difetto...
Ritratto di Voltaren
6 giugno 2022 - 20:21
@Ciullio: non si può essere invidiosi di una 33, nemmeno da lobotomizzati!
Ritratto di MRJPINK
7 giugno 2022 - 10:26
Studia Voltaren studia.. la storia di Alfa è molto ricca.. colma le lacune
Ritratto di Flynn
7 giugno 2022 - 10:37
Giulio che tu lo creda o meno , cosa che non mi interessa minimamente, l’ho avuta dal 1993 al 1996 e , di sicuro per quegli anni, era un gran bidone. Motore che più che borbottare non faceva, tenuta mediocre, plastiche e finiture imbarazzanti.
Ritratto di Voltaren
9 giugno 2022 - 22:24
@MRJPINK: da dove salta fuori? Ultimo arrivato ed... eccolo intervenire a gamba tesa senza conoscere il contesto della mia risposta. Colmi le conoscenze di ogni componente del blog, piuttosto.
Ritratto di Tu_Turbo48
6 giugno 2022 - 17:30
Che spettacolo l'Alfetta!!...queste Si che sono vere Alfa Romeo dalla meccanica delle emozione, ma soprattutto sono delle vere automobili. Comunque l'Alfetta era e resta un'ottima auto per rocamboleschi inseguimenti..
Ritratto di Giulio Menzo
7 giugno 2022 - 16:41
2
Ma non c'era anche in un film di Aldo Giovanni e Giacomo o sbaglio?
Ritratto di marcoveneto
7 giugno 2022 - 17:57
Era la 75.
Ritratto di Raoul4x4
6 giugno 2022 - 18:12
Ne abbiamo avuta una in famiglia , tenuta fino ai primi degli anni '80. Era 1.6 litri ( due fari anteriori anzichè i 4 delle cilindrate superiori ), colore rosso ed interni in velluto blu. Ne ho solo buoni ricordi, una gran bella auto con un motore che pur esendo il più piccolo della famiglia riusciva ad avere un allungo ed un sound formidabile. Unico neo era il cambio, agli alti regimi per passare dalla prima alla seconda bisognava imprecare in diverse lingue e religioni...
Ritratto di giulio 2021
6 giugno 2022 - 19:01
Linea credo superiore a quasi qualunque concorrente, solo alcune BMW e Mercedes si potevano confrontare, affidabilità... Però il ponte De Dion ed il Transaxle posteriore pur essendo soluzioni spettacolari e che davano un grande godimento e utilizzate solo da Rover, Aston Martin e Porsche erano un vicolo cieco in termini di evoluzione, infatti purtroppo poi le Alfa dell'era Fiat furono delle semplici trazioni anteriori di matrice Fiat, si sarebbe dovuta almeno tentare una transizione più lineare senza buttarsi direttamente dopo queste vette meccaniche sullo schema meccanico della Ritmo / Tipo, da qui deriva l'accantonamento da parte del pubblico del marchio Alfa Romeo non più competitivo con i marchi tedeschi che perpetravano una tradizione raffinata (e molto meno raffinata di questa).
Ritratto di Voltaren
6 giugno 2022 - 20:24
@Ciullio: no, no, il massimo godimento è la 33 1.3 Imola, quella con la quale ai semafori i tuoi compaesani ti invitavano ad accelerare per sentire il RRRRRUUUOMBOOOO...
Ritratto di MRJPINK
7 giugno 2022 - 10:40
Bmw e Mercedes negli anni 70 e 80 non avevano soluzioni tecniche così evolute.. parlo di esperienza di guida.. rapporto peso potenza.. bilanciamento del peso.. tenuta di strada.. le tedesche invece erano forti nei materiali interni e nelle verniciature.. Aletta faceva impallidire chi aveva Mercedes e bmw
Ritratto di Voltaren
6 giugno 2022 - 20:28
Magnifica, l'Alfetta, ma a finiture lasciava davvero a desiderare. L'ultima evoluzione del progetto ha originato l'Alfa 90, che, per quanto insuccesso commerciale, non mi dispiaceva.
Ritratto di Illuca
6 giugno 2022 - 21:28
Un'auto degna di rispetto. Quando le Alfa facevano togliere il cappello ad Henry Ford.
Ritratto di Pintun
6 giugno 2022 - 23:13
Mio zio ne ha avute due ed erano uno spettacolo: prima una 1.8 poi una 2.0 mentre un mio cugino sempre negli anni 80 aveva la Giulietta. Quelle erano auto altro che quelle inutilmente enormi e pesanti e con interni ridicoli di oggi
Ritratto di Voltaren
7 giugno 2022 - 01:28
Quanto al peso, la Giulia è una delle più leggere della categoria e certamente imparagonabile in termini di sicurezza passiva (al di là di quella attiva) rispetto a quella di un'Alfetta. Quanto agli interni, suvvia, non c'è paragone, in ogni ambito!
Ritratto di Oxygenerator
7 giugno 2022 - 08:08
Gli interni non li sapevo così effetto “lego”. Viste non attraverso i ricordi, come accade a me, sembrano giocattoli, vicino alle auto attuali, ma sono anche passati 50 anni. È ingeneroso da parte mia, ma quando guardo anche le auto che ho avuto e ricordo con piacere, di tanti anni fa, adesso, al confronto con quelle moderne, non mi dicono più niente. Sono vecchie. Il tempo è passato. Inesorabilmente. E si vede.
Ritratto di Il bue
7 giugno 2022 - 09:32
6
Finalmente, su Al Volante, un articolo che parla di automobili.
Ritratto di MRJPINK
7 giugno 2022 - 10:42
Il problema oggi sono le automobili.. NON PERVENUTE
Ritratto di Claudio48
7 giugno 2022 - 11:50
Nulla da dire sull'Alfetta, chapeau agli sviluppatori, ma non avevano la minima protezione contro la ruggine, mangiate vive, un vero peccato! Vero è che all' epoca anche le case concorrenti non scherzavano appunto, concorrenti per la corrosione. Tutto iniziava alla base del parabrezza, Le Alfasud nello stesso punto, le vendevano nuove con la ruggine garantita, non era un optional, era una garanzia!
Ritratto di Alex1111
7 giugno 2022 - 13:20
1
che bello leggere l articolo e che bella la foto del volante e del cruscotto. tempi in cui non rincorrevamo nessuno
Ritratto di Alfa1300
7 giugno 2022 - 22:04
Ne ho avute diverse di Alfa e tutte, a suo modo, mi hanno lasciato dei bei ricordi. Le Giulia 1300, 1600. . lÂlfa Sud, prima versione ancora con il 4 marce che un certo Cortini di Firenze mi aveva trasformato in un piccolo bolide, una goduria, per quei tempi. Poi Zagato 1300 , tenuta per 40 anni e Alfetta 1600 e 2000.Nessun paragone con certe scatole odierne. ! Dell'Alfa Sud ho ancora , in bella vista il collettore sdoppiato con i due carburatori doppio corpo.
Ritratto di zero
8 giugno 2022 - 15:25
Eh...l'Alfetta. Non mi manca affatto, semplicemente perché ce l'ho. Grazie al cielo ho avuto il buonsenso di usarla con estrema cura, conservarla e infine restaurarla. Una prima serie «scudo stretto», color Grigio Indaco, acquistata nuova da mio padre sul finire del 1973 e sempre rimasta con noi. Restauro professionale ultimato otto mesi fa. Come si fa a non amare questa macchina? Sono passati cinquant'anni, e il piacere di guidarla aumenta anziché diminuire. Un concentrato di stile, bella meccanica e forte personalità. Trovarsi oggi davanti agli occhi quella plancia che profuma di legno vero e che accarezza gli occhi con quei suoi cinque strumenti circolari ti rimette in pace col mondo. Penso che tutti dovrebbero poterne guidare una almeno una volta: ne guadagna l'umore e ti si apre un mondo che spesso avevi creduto non potesse esistere. Buon compleanno, Alfetta! Consiglio la visione di questo bel video: https://youtu.be/wDuKKjGbTJ4
Ritratto di alvolantefan
8 giugno 2022 - 15:33
Sarà un paragone impossibile ma vi racconto quest'aneddoto. Dopo lunghi anni di Alfetta 1.8 mio padre passò alla Croma Turbo i.e. Io ero sempre seduto di fianco a lui, sia nel primo che, dopo anni, nel secondo caso. Scattando da fermo, mio padre era parecchio infastidito dal fatto che 'appena acceleri un pò troppo con questo barcone le ruote pattinano! ' e poi aggiungeva: 'l'Alfetta era un'altra cosa, non si sarebbe mai permessa di farlo'. Ahah! Fu lapidario anche quando gli dissi 'ma in giro ho visto che c'è anche l'Alfetta con motore duemila, più potente...'. E lui: 'sì, ma non conviene, pesa di più e non ha il bilanciamento di questa 1.8'
Ritratto di zero
8 giugno 2022 - 16:14
...e aveva ragione. La 1.8 nella sua prima variante era all'atto pratico quella più prestazionale. Solo la 2000 L del 1977 (in pratica la prima Alfetta 2 litri) aveva di serie un tasso emozionale paragonabile. Ovviamente, quando parliamo di Alfetta, voliamo sempre a quote elevate, ma diciamo che la prima versione (da 122 CV) del 1779 cc a carburatori era quello caratterizzato dall'erogazione più emozionante. Nelle macchine degli anni Ottanta sarebbe poi arrivata la quinta marcia di riposo e sulla Quadrifoglio Oro seconda serie anche l'iniezione elettronica: sempre un gran carattere, ma un po' più «imborghesito».
Ritratto di zero
8 giugno 2022 - 16:15
Comunque, gran bella macchina pure la Croma.
Ritratto di alvolantefan
8 giugno 2022 - 19:44
Grazie Zero per il tuo commento! Si la Croma Turbo l'ho guidata col foglio rosa, cose che allora erano possibili.. Però mio padre diceva e dice tutt'ora che con l'Alfetta 'ti sentivi parte dell'auto, tutto rispondeva con immediatezza rispetto al guidatore, come se fosse un suo prolungamento'. Niente di tutto questo, con la Croma, diceva. Mi ricordo che scrissi pure a Quattroruote per il pattinamento delle ruote davanti da fermo e loro risposero scrivendo 'sì, effettivamente....'
Ritratto di alvolantefan
8 giugno 2022 - 19:48
Altro aneddoto: un amico di mio padre proponeva uno scambio: la sua Ritmo 85S, più recente e con molti meno km della nostra Alfetta 1.8. Però voleva provarla. Salì insieme a mio padre e l'Alfa gli prese subito la mano. Cominciò a dire '...eh ma... questa va eh! Questa va!!!'. Scese dall'auto ed era già pronto allo scambio. Ma mio padre disse no..