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Le “rally replica” degli anni '90 che fanno ancora sognare

Pubblicato 24 dicembre 2022

Hanno condiviso lo stesso importante palcoscenico con fortune diverse, alimentando i sogni di tantissimi tifosi del motorsport. Difficili da trovare, oggi valgono una fortuna.

Le “rally replica” degli anni '90 che fanno ancora sognare

LA STRAORDINARIETÀ DI UN’AUTO “NORMALE” - Perché i rally sono considerati una disciplina rivoluzionaria nel panorama degli sport motoristici? Per lo spirito d’avventura che da sempre li contraddistingue? Per la varietà di paesaggi e strade in cui si svolgono le gare? Per il cameratismo che si instaura tra pilota e copilota? Senz’altro sì, anche se è probabilmente un’altra la ragione profonda per cui, da quando queste corse hanno cominciato a diventare popolari, negli anni ’60, le folle si riversano in massa a bordo strada per vivere sulla pelle il brivido di una prova speciale. Tutt’a un tratto, la gente s’accorse che le auto che animavano quelle spettacolari esibizioni erano del tutto simili, se non identiche, a quelle che popolavano il traffico delle città. E quando il grande pubblico scoprì che persino una minuscola Mini Cooper poteva compiere imprese ritenute impensabili, gli appassionati cominciarono ad accarezzare un’idea di cui, a distanza di un paio di decenni, nel periodo di massimo splendore di questo sport, si sarebbero follemente innamorati: poter guidare sulle strade di tutt’i giorni vetture parenti più o meno strette di quelle che popolavano i loro sogni di tifosi.

SOGNANDO I RALLY - Cominciata negli anni ’80 e cresciuta rapidamente sotto la spinta della fama mondiale dei mostri del Gruppo B (qui per saperne di più), la moda delle vetture sportive ispirate ai rally, o "rally replica" per dirla all'inglese, è letteralmente esplosa all’inizio della decade successiva. Il passaggio dai campi di gara agli show-room, secondo il celebre mantra del “Win on Sunday, sell on Monday” (“Vinci la domenica, vendi il lunedì”, dall’inglese), per i grandi costruttori impegnati nelle competizioni, fu logico e naturale. Una ghiotta occasione di marketing, certo, che però portò alla realizzazione di auto dal valore assoluto, che ancora oggi sono ricercate dagli appassionati anche quelli più giovani di coloro che le vissero in prima persona negli anni '90.

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Ritratto di luigigor
24 dicembre 2022 - 08:39
qualche tempo fa ce n'era una con livrea martini e solo 4000km. volevano 80mila euro Bella!
Ritratto di giulio 2021
24 dicembre 2022 - 08:45
Allora ho capito, le "rally replica" : è un neologismo per indicare quelle auto che non vorresti neppure sotto tortura (escluse la prima Delta e alcune serie della Celica che sono belle macchine) tipo la Nissan Sunny o una Ford Escort quarta serie anni 90, auto tra le più mediocri di sempre, la Sunny non è tanto meglio della Cherrry / ARNA, solo è uscita dopo, anzi secondo me è anche peggiore, però con la meccanica elaborata per i rallyes diventano uno spettacolo, non proprio estetico, ma ricordano imprese epiche e fanno divertire. E soprattutto oggi quelle poche le vendono a peso d'oro.
Ritratto di Goelectric
24 dicembre 2022 - 15:11
https://rollingsteel.it/auto/nissan-sunny-gtir-siamo-follia/ Leggi qua, magari ti fai un idea migliore. Ps:io sbavavo per la sierra cosworth
Ritratto di lovedrive
25 dicembre 2022 - 16:57
luigigor, alla milanoautoclassica c'era una evo 2 rosso metallizzato con 20.000 km . dopo un'ora era già venduta per 84.000,00 euro.
Ritratto di BZ808
24 dicembre 2022 - 09:38
Mi sembra una lista un po' scarna, poi limitarla ai '90...
Ritratto di Volpe bianca
24 dicembre 2022 - 09:48
Ce ne sarebbero altre da aggiungere ma comunque la Delta hf integrale è sempre stata la mia preferita. Bianca "Martini"o gialla.
Ritratto di Francesco Pinzi
24 dicembre 2022 - 11:49
+1..buone feste volpe!
Ritratto di Volpe bianca
24 dicembre 2022 - 11:54
Auguri @Francesco grazie!
Ritratto di Gordo88
24 dicembre 2022 - 11:25
1
Erano auto che favevano sognare, letteralmente sbavare ragazzini in tenera età da patente ma anche i più grandicelli affezionati al mondo delle corse, non mi stupisce affatto che aumentino esponenzialmente il loro valore.. ma dove sono la lancer evo e subaru impreza???
Ritratto di Flynn
24 dicembre 2022 - 11:44
Sono d'accordo. Bellissime queste icone, ma le Jap, quelle del decennio successivo, erano su un altro pianeta. La rivalità Mitsu e Subby e' stata epica ed ha spinto le due case al massimo delle loro potenzialità. Sinceramente a una Evoluzione preferisco una Evo V o una S203.
Ritratto di Volpe bianca
24 dicembre 2022 - 11:57
Tra quelli che sbavavano c'ero anch'io... :)) Auguri!
Ritratto di giulio 2021
24 dicembre 2022 - 12:16
Però almeno a livello estetico, se si sbava per certe giapponesi vinci rally degli anni 90, poi quando hai davanti una Ferrari 275 GTB4 del 1966 come è capitato a me l'altra settimana, cosa fai...
Ritratto di Flynn
24 dicembre 2022 - 12:31
Semplicemente te ne freghi, come spesso mi capita quando passo dal museo Ferrari.
Ritratto di Quello la
24 dicembre 2022 - 12:54
Stavolta hai esagerato, caro Flynn, a parlare così della Ferrari 275 gtb. Come ha esagerato il caro Giulio a tirarla in ballo. Ma tutto è perdonato perché è Natale e con l’occasione faccio gli auguri a tutti!
Ritratto di Volpe bianca
24 dicembre 2022 - 13:55
Tanti auguri @Quello la!
Ritratto di Flynn
24 dicembre 2022 - 14:03
Il problema caro Quello La è che la Ferrari classiche sono fuori dalla mia wishlist. Forse perché non le ho mai vissute e mai mi ci sono appassionato. Si ok, la 250 GTO.. ma tolto il prezzo giusto per immaginare di guidarla in una Manhattan deserta. Preferisco le GT contemporanee, le F1, le auto che hanno fatto le battaglie in pista. Ho passato più tempo ad ammirare una 312T di Lauda che a guardare tutte le classiche presenti al museo l’ultima volta che sono stato a Maranello. Lo so’ suona di blasfemia alla vigilia, ma visto che Giulione faceva riferimento proprio al Museo del Cavallino mi sono adattato alla situazione.
Ritratto di Gordo88
24 dicembre 2022 - 19:03
1
Sono cose totalmente diverse, di quelle ne ammiri le linee senza tempo, le rally anni 90 facevano e fanno ancora tanto "sangue" .. Buon Natale a tutti!!!
Ritratto di Miti
24 dicembre 2022 - 15:06
1
@tutti #Non c'è una sola volta che guardando la Delta no mi meraviglia...che macchina...che macchina... Due giorni fa ho rivisto il video di Emanuele Sabatino con la integrale gialla... potenza da tutti i ... bulloni, se posso dire. Supercar o mega Supercar... ci sta che hanno potenza , cavalli o presenza o tutto che vuoi. Ma quest'auto nella sua santissima "semplicità" è, per me ovviamente e chiamatemi soggettivo quanto volete , la più bella auto da rally mai fatta. Accanto alla Celica e alla Escort sono semplicemente dei sogni della nostra gioventù. Che auto ...
Ritratto di Goelectric
24 dicembre 2022 - 15:15
QuLche anno fa mi si affiancò una evo martini racing e devo dire che la mascella non riusciva a chiudersi, però della delta se ne é parlato e straparlato(anche a sproposito) sull internet, che nessuno ha mai detto che la versione stradale si crepava in vari punti, perché a differenza di quella da rally, non aveva tutti i rinforzi giusti
Ritratto di Andre_a
24 dicembre 2022 - 20:45
In effetti... ho apprezzato la presenza della Mazda e, soprattutto, della Nissan GTi-R per la quale ho un debole, ma un articolo sulle rally replica degli anni 90 senza Subaru e Mitsubishi che senso ha??
Ritratto di Meandro78
24 dicembre 2022 - 18:00
Ohh, finalmente un post privo di nazielettricari
Ritratto di Gratto Da Vinci
24 dicembre 2022 - 18:04
Era il '99, arrivò il 30 di dicembre e tutto quello che dovevo fare sul progetto l’avevo fatto. Decisi quindi di partire con la mia fida Celica da Roma , dove allora mi trovavo in trasferta, alla volta della Costa Azzurra. Partii nel primo pomeriggio, col check out dall’hotel già fatto la mattina, appena sceso a far colazione. Il poco traffico invogliava alla guida veloce, anche perché sull’autostrada non c’era anima viva. L’auto correva leggera, con voce roca e un po’ annoiata, ma era mia intenzione farle inghiottire voracemente la strada, a lei e a al suo cofano nero che si stendeva davanti a me; una sottolineatura lucente ai paesaggi che scorrevano rapidi attraverso il parabrezza, rettifilo dopo rettifilo e curva dopo curva e, nelle intenzioni, fin davanti al cancello della villa dov’ero atteso, senza soluzione di continuità se non per fare benzina. Portavo con me una piantina dettagliata e fatta a mano, come usava per gli inviti privati in quegli anni, anni in cui i navigatori erano in associazione unica a santi e poeti. Non ero ancora arrivato a Firenze quando un autoarticolato mi si parò davanti col suo incedere lento, ma evidentemente meno lento di quello di quello del collega che intendeva sorpassare. Sterzai per quanto potei verso la corsia di destra e potei così evitare di prenderlo in pieno; lo colpii solo di striscio dopo un'interminabile frenata. Ne venne sacrificata la parte sinistra del cofano, che già m’ero immaginato davanti a un probabilmente esclusivo e severo cancello una volta arrivato a destinazione. Non ne restavano che brandelli. Tutta la parte anteriore sinistra arretrò di botto, come in un’onda di metallo scuro, fermandosi poco prima del parabrezza e mentre la macchina girava su sé stessa, per poi fermarsi, senza urtare altro. Sta di fatto che trascorsi la notte in un hotel nelle vicinanze; l’auto sarebbe stata pronta per il giorno dopo. Già m’ero accordato col meccanico. Avrebbe rimosso completamente la parte anteriore sinistra dell’auto, raddrizzando la scocca alla bell'e meglio, rimpiazzando la sospensione con quella d’una macchina che giaceva presso uno sfasciacarrozze di sua conoscenza e fissando i fari con un pezzo di lamiera che avrebbe tagliato a misura, così da permettermi di proseguire il prima possibile. L’assicurazione non m’avrebbe comunque dato una lira: il torto era mio. Ripartii con la mia fida Celica decisamente acciaccata, ma ancora viaggiante e, per quanto con alcuni indecifrabili rumori di fondo, ancora sorprendentemente stabile e veloce. Giunsi a destinazione un paio d’ore prima della fatidica mezzanotte. Fui insolitamente accolto con un entusiasmo che giudicai eccessivo, lungo il vialetto d’accesso alla villa. Due ali di giovani festanti, visibilmente alticci e nell’assoluta volontà d’assistere a uno spettacolo quantomeno insolito, scorrevano davanti ai miei occhi, illuminati dalla lama di luce dei fari per poi svanire nell'oscurità. Appena sceso una voce femminile m’accolse: “Pauvre voiture! Es tu encore vivant?” Una voce, quella, che mi sarebbe poi divenuta assai famigliare. Sbrigati i convenevoli con la padrona di casa salii nella camera che condividevo con Fabrizio, uno degli amici con cui sarei stato testimone dei disastrosi effetti del millenium bug. Posai la borsa e m’infilai sotto la doccia. Quando scesi nel salone predisposto per la festa, con l’abito che si conveniva all’occasione, si era a circa un’ora e mezza dal tanto atteso brindisi di mezzanotte. M’avvicinai a Fabrizio che stava in piedi davanti al banco dei rinfreschi. Non avevo ancora mangiato ed afferrai una tartina al salmone cominciando a guardarmi intorno. L'ambiente era addobbato con apprezzabile attenzione per i dettagli, il dj d’ordinanza faceva il suo dovere mixando brani della nostra adolescenza, la palla specchiata sovrastante la piccola pista e le luci variopinte tutt’attorno facevano il resto, facevano il giusto. Un grande schermo restituiva estemporanee immagini by night di suggestive metropoli sparse per il globo, mentre un’enorme vetrata affacciata sul mare dava piena giustizia di un’ambientazione sicuramente di non trascurabile pregio. In tutto saremo stati una quarantina, fra ospiti e invitati vari. Me n’ero immaginati di più. Rimasi un po’ deluso e quasi fui tentato d’andarmene a dormire, tanto ero stanco, e specialmente allo vista di Mario, un autre des amis, che si dimenava come un ossesso nel bel mezzo della pista. La camicia semiaperta sul torace e il sudore che gli colava dalla fronte facevano da contraltare all’evidente imbarazzo della fidanzata, fasciata in un elegantissimo abito da sera d’un blu metallico. “M’hanno raccontato.” M’urlò in un orecchio Fabrizio. “Sì, tutto sommato è andata bene”. Gli risposi allo stesso modo. Dopo aver riempito un bicchiere da una brocca dal contenuto fruttato e colorato, lo sguardo fu attratto da una figura di spalle: capelli scuri e corti e un paio di culotte nere che levitavano, rigonfie e armoniche, su stivaloni a mezza coscia, del medesimo colore. Una canotta attillata e nera anch’essa, completava la curiosa e intrigante mise. Strappato d’impeto dalla dimensione spaziotemporale, come se quella sagoma nella semioscurità avesse il potere di scaraventarmi in un’altra dimensione. Pareva avesse il potere di far vibrare ogni singola mia fibra, intridendola della sua stessa essenza, a tal punto da portarla a saturazione, da estenuarla fino al limite dalla capacità percettiva. Mi rimase solo la forza di chiedere a Fabrizio: “E quella ragazza chi é?” “È un’amica di Gaia", mi rispose - la padrona di casa, per inciso - "è francese, di Lione. È ospite pure lei. Ma come, non la riconosci?” “Sinceramente non l’ho ancora vista, non saprei.” Fu in quel preciso istante che si voltò. Lineamenti girlish si spiegarono in una frazione di secondo ai miei occhi, incorniciati da ciuffi sapientemente casuali, alla garcon. Le sue forme sinuose conducevano inevitabilmente lo sguardo altrove. Una bellezza giocosa e assoluta, ostentata come per gioco, appunto. La complessione un poco minuta sdrammatizzava l’insieme e più che uno sguardo lascivo strappava semmai un sorriso d'approvazione. Ne presi atto, ne fui piacevolmente turbato. “Non te la ricordi proprio?”, ripeté Fabrizio. “No, proprio no ti dico.” “Vedrai", risprese, "tra poco il dj ti rinfrescherà la memoria...”. E infatti, col mix successivo il fascio di luce d’un piccolo occhio di bue puntò dritto su quella seducente livrea nera, facendo risplendere, ora in visione totale e definitiva, la nuda e chiara pelle a contrasto. Come all’unisono, come rispondendo a un segnale a me sconosciuto, tutti cominciarono a battere le mani al ritmo del ritmo elettronico del brano definitivamente sliderato. Sul grande schermo, le immagini notturne delle città del mondo che fino a quel punto s'erano avvicendate lasciarono il posto a un video musicale, in sincrono perfetto. Eh sì, era proprio lei; quella di dieci anni prima occhio e croce, con la medesima mise, le fattezze pressoché immutate e con movenze che ripeteva come animata da uno spirito del passato, ma ancora sorprendentemente presente. Il tutto spargendo attorno sguardi compiaciuti e sorrisi divertiti, in un coinvolgimento totale e totalizzante. Giusto il tempo di muovere i primi passi e già l’ipnosi collettiva era evidente, tutti immobili ed estasiati alla vista di quella incredibile e spontanea ostentazione d’un corpo di donna e teenager al contempo, in sintonia con quel motivetto entrato impetuosamente nella vita di tutti parecchi anni prima. E tutti a battere le mani, e lei, con fare tanto consumato quanto ancora apparentemente ingenuo, con passi di danza d’effetto e sciolti al contempo, lei sola al centro della scena, con una vitalità che nemmeno quel grande salone vetrato a piombo sul mare, e finanche l’intera costa rocciosa che si perdeva a vista d'occhio, pareva potessero contenere. Le sue movenze erano plastiche, costellate di vezzi studiatissimi ed evidentemente assimilati da tempo immemore, con ammiccamenti senza soluzione di continuità a rendere credibile un altrimenti improbabile playback abilmente inscenato su un ormai vecchio brano dance francese, che effettivamente cominciavo a ricordare. E cominciavo a ricordare pure lei, che col suo ancheggiare e le sue coreografie audaci e scherzose aveva consumato le diottrie di milioni di spettatori del canale musicale più in voga a quei tempi. Era lei, la mitica, l'immarcescibile, l'evidentemente immutata e immutabile Delice, con la sua immancabile hit mondiale: "Charme Fatal". Ne avevo pure comperato il CD e dovevo averlo ancora, da qualche parte. Erano circa le sette del primo mattino del terzo millennio quando, al mio risveglio e voltando la testa verso la finestra dalla quale entravano le prime luci del giorno, mi soffermai ad osservare la sagoma di quel corpo nudo e riverso sul materasso, il volto sul cuscino nascosto dai folti capelli scuri, la schiena liscia e burrosa, il rapido e quasi innaturale ergersi del profilo del fondoschiena, incredibilmente modellato e naturale. Particolarità anatomica che aveva solleticato le fantasie di moltitudini di maschi in età fertile sparsi in tutto l’orbe terraqueo, figli e padri d’ogni nazione tutti sotto la stessa bandiera. E che le erano certamente valse una fortuna, e delle quali poi non si seppe più nulla, almeno fino a quella notte. Ed ecco riaffiorare il ricordo della sua voce, la sera prima appena arrivato: “Pauvre voiture! Es tu encore vivant?”. Sì, mi venne da risponderle in quel momento, lo sono più che mai, anche grazie alla mia "povera" Celica, che m'ha portato fin qui.
Ritratto di Andre_a
24 dicembre 2022 - 21:02
Di una "Charme Fatal" by Delice non v'è traccia in rete, ma apprezzo e invidio il tuo modo di scrivere. Io avrei riassunto "un giorno mi sono schiantato con la Celica... però poi me l'ha data una cantante" non è la stessa cosa :D
Ritratto di Gratto Da Vinci
24 dicembre 2022 - 21:45
Ovvio... siamo galantuomini, o no? Mia moglie m'ha cacciato in studio perché doveva preparare tutto per domani. E il "giovane che fu" deve pur fare qualcosa... La base è vera, comunque. Mi sono schiantato all'altezza di Montevarchi, tra Arezzo e Firenze, per un paio di maledetti centimetri; un tratto veramente "ostico" quello. Il pezzo necessitava quantomeno d'una rilettura, ma butto giù per me e basta, e se mi bannano hanno pure ragione: virgole fra soggetto e verbo, ripetizioni, anacoluti involontari, ecc. Tutta roba illeggibile, ma tant'è... Farlo su Word che senso avrebbe avuto? Del rrsto lo spunto c'era... Buone Feste
Ritratto di Andre_a
24 dicembre 2022 - 21:48
Vera o no, la lettura è stata molto piacevole e ti ringrazio, Buone Feste anche a te
Ritratto di giulio 2021
25 dicembre 2022 - 09:11
Grande racconto Gratto, potresti scrivere : davvero, molto bello il racconto, io ho vissuto una vita più terra terra, estraendo la aprte automobilistica, altro che Celica, anche se la 33 Imola non aveva proprio i freni, ogni secondo con lei è un ricordo, ti ipnotizzava il rumore per ore di viaggio in ogni secondo, ricordo che se viaggiavi in 4 con gli amici si era tutti 4 come ipnotizzati dal sound, non si riusciva neppure a parlare quasi, bellissimo racconto Gratto e Buon Natale a te e a tutti !
Ritratto di Gratto Da Vinci
25 dicembre 2022 - 16:14
Terra terra nel senso che la 33 Imola era un missile... ;-) Buon Natale a te carissimo
Ritratto di Flynn
26 dicembre 2022 - 10:15
Un racconto che puoi vivere, complimenti Gratto. Scrivine ancora..
Ritratto di Gratto Da Vinci
26 dicembre 2022 - 10:53
Se ci sarà un altro episodio di vita che c'entri con le auto... È un po' un abuso però. Se lo facessero tutti, o anche solo quelli che lo vogliono, te e gli altri inclusi? Diventerebbe una specie di "Angolo della posta". Comunque, apprezzo l'apprezzamento.
Ritratto di Lorenz99
25 dicembre 2022 - 12:30
AUTO SENZA EREDI. SIERRA COSWORTH E HF INTEGRALE EVO STUPENDE. OGGI UNA RS3 È QUELLO CHE RAPPRESENTAVA ALL'EPOCA LA LANCIA HF, AUTO MENO APPARISCENTE E PIÙ PRATICA, MA CON PRESTAZIONI DEGNE DI UNA PORSCHE.ANCHE SE FORSE OGGI PREFERIREI UNA DELTONA, PUR SENZA TECNOLOGIA, MA UN AUTO CHE SENTI FINO ALL'ULTIMO CAVALLO.
Ritratto di Rav
26 dicembre 2022 - 16:23
4
Di Sunny ne vedo una da un paio d'anni a tutte le fiere di auto d'epoca. Proposta ad un prezzo esorbitante.
Ritratto di fastidio
27 dicembre 2022 - 13:09
7
Negli anni le ho provate tutte (guidandole e come passeggero). La delta mi capita di guidarla ancora adesso, la Escort l'aveva un parente negli anni 90, la Celica, la 323 e la Sunny l'avevano amici sempre negli anni 90.
Ritratto di GATTONE76
28 dicembre 2022 - 09:35
sogno ancora la delta hf integrale