NUMERI DA CAPOGIRO - L’epidemia da coronavirus non dà tregua e già si avvertono i primi segnali di crisi economica legati allo sviluppo della pandemia. Così ad esempio il Gruppo Volkswagen ha ammesso che potrebbe tagliare posti di lavoro se i numeri del contagio dovessero continuare a crescere. Questo perché il gruppo tedesco "brucia" circa 2 miliardi di euro a settimana, come ha dichiarato il ceo Herbert Diess al canale televisivo tedesco ZDF. Le vendite del Gruppo Volkswagen al di fuori della Cina sono ferme e la ripresa delle attività produttiva è troppo rischiosa per la salute del personale. Diess ha aggiunto che è tempo di ripensare l’intero ciclo produttivo europeo, magari basandosi sui modelli cinesi o sud coreani. In ogni caso la costruzione di vetture in Cina sta riprendendo, ma la produzione è solo a metà del livello precedente la crisi.
SI ASPETTA LA DECISIONE DELLA BCE - Tra le proposte al vaglio anche quella di riprendere la produzione con i lavoratori a distanza di sicurezza l'uno dall'altro, incrementando igiene e disinfezione. La Volkswagen ha 671.000 dipendenti e 124 fabbriche in tutto il mondo, di cui 72 in Europa, delle quali 28 sono in Germania. La produzione è in pratica sospesa dall’inizio del mese di marzo. Quanto al resto, il direttore finanziario della VW, Frank Witter, ha esortato la Banca centrale europea ad accelerare le manovre per aiutare finanziariamente le aziende. La BCE dovrebbe inviare segnali chiari per aiutare a ripianare i debito che si stanno accumulando. Sempre la BCE ha confermato che la scorsa settimana che avrebbe sostenuto i mercati con un piano da 750 miliardi di euro per incrementare i processi industriali e contenere così le ricadute finanziarie del coronavirus. Ma al di là di ogni operazione finanziaria finanziari, ciò che conta è che le vendite di auto sono diminuite del 40% nel mese di marzo.
MERCEDES A CACCIA DI LIQUIDI - Situazione pressoché analoga in casa Daimler, anch’essa, a quanto sembra, in trattativa con le banche per organizzare un nuovo credito di almeno 10 miliardi di euro per superare la crisi della pandemia. L’azienda vorrebbe somme comprese tra 10 e 15 miliardi di euro e l’annuncio dell’accordo con le banche potrebbe arrivare già la prossima settimana. Nessun commento ufficiale dalla Casa.
LA TOYOTA - Nel gruppo anche il colosso giapponese Toyota che sta cercando una linea di credito con le banche di 9 miliardi di dollari. Il motivo ovviamente è cercare di ripararsi dalle tempeste finanziarie che sta provocando l’epidemia di coronavirus. La Toyota ha in programma di interrompere la produzione in ben sette linee di produzione in cinque fabbriche a partire dal prossimo 3 aprile. La casa automobilistica ha anche sospeso l'attività in un sito in India, ha interrotto la produzione in Nord America e in paesi come Francia, Regno Unito, Filippine e Brasile.
LA GM TAGLIA I SALARI - Concludono questo lungo elenco due aziende americane. La prima è la General Motors che sta congelando i piani di sviluppo di parecchi veicoli e, procedendo controcorrente rispetto ad altri costruttori, ridurrà temporaneamente le buste paga per tutti i dipendenti del 20% per per far fronte alla crisi coronavirus. Ma la casa americana ha comunque promesso di rifondare il debito verso i dipendenti entro un anno. Inoltre, 6.500 lavoratori negli Stati Uniti (dirigenti, ingegneri, responsabili vari) che non possono lavorare in remoto, resteranno a casa e riceveranno il 75% della retribuzione regolare per tutto il tempo di inattività. In una e-mail ai dipendenti, la ceo Mary Barra ha dichiarato che GM da tempo ormai è costretta a prendere decisioni difficili per il bene e la sopravvivenza del marchio. L’amministratore delegato ha aggiunto ai dipendenti che GM sta sostenendo decisioni drastiche sopprimendo diverse novità in programma e tagliando i budget di marketing. I tagli salariali inizieranno il primo di aprile e potrebbero durare circa sei mesi. I dipendenti verranno rimborsati in un pagamento forfettario entro il 15 marzo 2021.
LA FORD - Poche ora prima, la Ford ha dichiarato che i vertici aziendali saranno soggetti a riduzioni salariali fino al 50%, mentre il presidente esecutivo Bill Ford ha rinunciato al suo intero stipendio per almeno cinque mesi. Inoltre il ceo Jim Hackett ha dichiarato che Ford ha intenzione di sospendere i premi aziendali, gli straordinari, congelando la maggior parte delle assunzioni. In più gli orari di lavoro e le retribuzioni potrebbero essere "temporaneamente ridotti" per tutti quei diepndenti il cui lavoro non può essere svolto da casa.