Perché, col restyling, avete eliminato “Crossback” dal nome DS 7?
Beh, innanzitutto perché si vede al primo sguardo che è una crossover. E poi siamo un marchio giovane e dobbiamo incrementare la conoscenza del marchio: DS 7 era sufficiente.
Oltre al leggero restyling, sulla DS 7 è arrivato un nuovo sistema multimediale. E l’infotainment è sempre stato uno dei punti deboli dei vostri modelli…
In realtà molti clienti erano contenti del nostro precedente sistema multimediale. Ma nel frattempo abbiamo anche lanciato la DS4, che ne ha uno più evoluto, quindi è stato naturale portarlo anche sulla rinnovata DS 7 (nelle foto).
La DS 7 avrà anche una versione Performance, plug-in con 360 CV. Vuol dire che anche voi avrete delle varianti sportive?
No. Non siamo un marchio sportivo e non lo saremo mai: non è il nostro “territorio” e non abbiamo bisogno di sottomarchi. Però dobbiamo fornire validi powertrain ai clienti, anche specifici per il nostro marchio. Quindi, no a “sportivo” e sì ad “alte prestazioni”.
Quali sono le vostre priorità ora?
Dobbiamo “comunicare” il marchio e portare avanti l’elettrificazione. Anche se, in Europa, abbiamo già un alto tasso di riconoscibilità: 90% in Francia e 80% in Italia e Spagna. Senza contare che, nel continente, abbiamo una quota di mercato del 1,7%: superiore a marchi come Lexus e Alfa Romeo.
Cosa intendete fare per crescere?
Sicuramente non “svendite” o chilometri zero.
Cosa vuol dire essere un marchio giovane?
Non è più un handicap, come in passato: ora è un’opportunità. Abbiamo libertà e nessun vincolo col passato. Possiamo quindi innovare e posizionare il marchio dove vogliamo.
Da anni i suv e le crossover dominano le vendite: sarà così anche in futuro?
In teoria sono mezzi penalizzati da peso e aerodinamica, e lo saranno ancora di più con le normative future. Ma è anche quello che i clienti cercano: danno un maggior senso di protezione e il vantaggio della posizione di guida alta. Quindi sì, rimarranno. Però avranno carrozzerie più basse.
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