IN ITALIA PER SPIEGARE IL KODO DESIGN - In occasione della Milano Design Week (quest’anno dal 9 al 14 aprile), Milano accentua il suo ruolo di “capitale dello stile”: sono addirittura 2.500 le esposizioni che animano le zone più alla moda, richiamando centinaia di migliaia di persone interessate alle opere di artisti d’avanguardia e di designer affermati, ma anche ai prodotti di aziende che puntano sull’innovazione. Come la Mazda, che quest’anno ha fatto le cose davvero in grande. Fin da gennaio, il suo Contemporary Space di via Tortona ha ospitato esibizioni di artisti italiani che si sono cimentati sul tema “l’essenza del movimento” (Kodo, in giapponese), la filosofia di stile che caratterizza le Mazda più recenti: la suv Mazda CX-5 e la Mazda 6. La Milano Design Week è considerata una vetrina così importante, che i responsabili dei tre centri stile della casa giapponese si sono ritrovati proprio a Milano: assieme a Ikuo Maeda, responsabile globale del design, c’erano Derek Jenkins (a capo dello studio californiano) e Peter Birtwhistle, numero uno della sede tedesca (rispettivamente al centro, a sinistra e a destra nella foto qui sopra). Abbiamo fatto una chiacchierata con i primi due.

LA VITA NELLE FORME - Innamorato dell’Italia e dell’eleganza dei nostri prodotti, Maeda è un uomo-Mazda fin nel midollo. Entrato in azienda nel 1982, a soli 23 anni, può vantare la paternità delle linee di uno dei modelli più apprezzati dagli appassionati: la sportiva RX-8 a motore Wankel. Non solo: la progenitrice, la rivoluzionaria RX-7 del 1978, è opera di suo padre Matsaburo. Insomma, nessuno più di lui ha vissuto dall’interno l’evoluzione dello stile della casa giapponese. E nessuno meglio di lui può definire il design Kodo, al quale ha dato vita nel 2009, quando ha sostituito Laurens Van Den Acker (passato alla Renault) a capo del design. “Con le nostre vetture vogliamo superare le convenzioni, non basarci sulle mode riprese da molti costruttori. Per farlo, da un lato ci richiamiamo alla semplicità e all’eleganza che caratterizzano la cultura giapponese; pensiamo, per esempio, alla bellezza e all’armonia di una spada da samurai, o alla raffinatezza della scrittura. Dall’altro lato, con lo stile Kodo, abbiamo voluto mantenere l’impronta sportiva e dinamica che da sempre caratterizza le Mazda. Ma siamo andati oltre, rendendo “vive” le forme, condensando la potenza nelle linee scolpite dei nostri modelli. Che richiamano il dinamismo di un’atleta, o di un animale selvaggio pronti a scattare”.

UNO STILE PER TUTTO IL MONDO - È Jenkins a spiegare come questi concetti siano stati “tradotti” nella Mazda 6. Lo stilista gira intorno all’auto, accarezzando le lamiere affusolate della nuova 6, in esposizione permanente al Contemporary Space: “Il cofano motore molto esteso, insieme ai parafanghi che si prolungano sulla fiancata, accentua lo slancio. I fari ricordano l’occhio di un’aquila, e danno aggressività, mentre il tetto basso e dolcemente raccordato con la coda corta e i parafanghi posteriori “muscolosi” dà l’idea dell’auto pronta allo scatto”. Ma come si lavora per sviluppare un’auto così, destinata a essere venduta in tutto il mondo? Non c’è il rischio che, per farla piacere a tutti, alla fine non entusiasmi nessuno? “Certo. Ma siamo aiutati dal fatto che lo stile Kodo sia fondato sull’emozione, la sportività e la personalità: valori universali, apprezzati ovunque. E poi, c’è un piccolo segreto: se riusciamo a realizzare un prodotto che soddisfa gli europei, di solito piace in tutto il mondo”. Comunque, non deve essere semplice far nascere un modello coordinando e fondendo il lavoro di tre centri stile posti agli antipodi: quello principale di Yokohama, Los Angeles e Francoforte. “No, in realtà non è difficile. Ognuno porta avanti delle idee, ovviamente tenendo conto dei dettami dello stile Kodo e dei parametri di progetto, e ogni tre o quattro mesi ci si riunisce in Giappone, per condividere quanto realizzato nell’ultimo periodo. Io lavoro con la Mazda da quattro anni, e posso dire che il confronto è molto stimolante. Inoltre, il gruppo di lavoro non è enorme: se in Giappone ci sono 70-80 persone, a Los Angeles ho una decina di collaboratori, e all’incirca lo stesso numero di persone lavora in Germania. Di conseguenza, libertà e rapidità di azione sono notevoli.”

LA NUOVA MX-5 È GIÀ PRONTA - Non possiamo poi evitare domanda che ci frulla nella testa fin da quando abbiamo visto la Mazda CX-5: perché nell’abitacolo predominano le forme classiche, invece della personalità e della dinamicità dell’esterno? Maeda non rimane spiazzato. “È una scelta ben precisa, perché abbiamo priorità diverse nel disegno della carrozzeria e in quello degli interni. In particolare, per l’abitacolo volevamo focalizzare l’attenzione sulla qualità. E questa sensazione di “ben fatto” viene trasmessa meglio se utilizziamo linee tradizionali, che sono anche quelle che consentono di avere un maggiore comfort e una maggiore facilità di utilizzo dei comandi. Insomma, per il benessere di chi è a bordo, meglio una classica eleganza che non linee di rottura.” Prima di lasciare Maeda, gli chiediamo se anche la nuova spider MX-5 (al debutto nel 2015) riprenderà lo stile Kodo. “Sì, certo. L’auto è già definita, avrà il design “di famiglia”. Ma attenzione: non vogliamo fare come l’Audi, che ripete praticamente immutato il proprio frontale su tutti modelli, dall’utilitaria alla grande berlina. Nel nostro caso, l’impronta sarà quella, ma sviluppata e ridefinita in base alle caratteristiche del modello”.