PER TEMPI DURI - La Mini, celebre tre porte inglese nata nel 1959 dalla penna del progettista Alec Issigonis e per volontà di Sir Leonard Lord (il numero uno della BMC - British Motor Company) festeggia 65 anni. L’eccezionale sfruttamento dello spazio a fronte di dimensioni davvero… “mini” (305 cm di lunghezza, sessanta meno di una Panda attuale, bastavano per ospitare quattro adulti) è stata una chiave importante del suo successo, ma non l’unica. Il suo debutto avvenne in un periodo turbolento per il Regno Unito, in cui il rincaro dei prezzi della benzina (causati dalla crisi di Suez del 1956) “mordeva” i portafogli. Venduta fin da subito sia con marchio Austin sia con quello Morris (entrambi erano sotto il controllo della BMC), con il suo stile sbarazzino, il motore poco “assetato” e l’eccezionale comportamento su strada conquistò (a poco a poco) tutti quanti. Ne guidarono una anche le star dei Beatles John Lennon e Paul McCartney, il frontman dei Rolling Stones Mick Jagger e la “mamma” della minigonna, Mary Quant.
UNA “PICCOLA” DA LEGGENDA - Al di fuori dei confini britannici il suo successo incuriosisce, ma la consacrazione globale arriva al Rally di Monte Carlo del 1964, quando da outsider trionfa (grazie alla sua agilità e al talento del pilota Paddy Hopkirk) contro le ben più grandi Ford Falcon e Saab 96; un successo che si ripeterà altre due volte. Un anno più tardi la Mini sbarca in Italia su intuizione di Luigi Innocenti (patron dell’omonima azienda automobilistica di Lambrate, nel milanese), che inizia a produrla su licenza della BMC (fino al 1975), arginando così lo strapotere di un'altra leggenda nostrana: la Fiat 500. Ad ampliare i contorni del mito, nel 1969, ci pensa anche il cinema con la pellicola “Un colpo all’italiana” (la scene delle tre piccole Mini che sfrecciano sulla pista del Lingotto, a Torino, è da cineteca). Seppur per molti versi superata, la Mini originale continua a essere prodotta anche negli ultimi decenni del '900, che sono scanditi da alti e bassi (con diversi passaggi societari nel mentre). La svolta arriva con l’acquisizione del marchio da parte del gruppo BMW nel 1994, che lo rileva dalla Rover. L’ultima Mini tre porte “classica” lascia lo stabilimento produttivo di Longbridge il 4 ottobre del 2000, dopo più di 40 anni dal debutto.
RILANCIO TEDESCO - La seconda giovinezza della Mini inizia nel 2001, con il lancio di una piccola tutta nuova, molto più grande (la lunghezza passa da 3,05 a 3,63 metri) e dallo stile più contemporaneo (il design porta la firma dello statunitense Frank Stephenson, il papà della suv BMW X5), ma con evidentissimi richiami al modello originario. La scelta “amarcord” viene apprezzata dal pubblico tanto che negli anni a seguire alla classica 3 porte (e all’immancabile Cabrio) si affiancano la 5 porte, la famigliare Clubman e le crossover Countryman e Paceman. Nel 2007 è tempo del primo lieve aggiornamento stilistico (arriva il motore a gasolio) a cui ne segue uno più “sostanzioso” nel 2014. Nel 2019 debutta invece la prima Mini elettrica. Nel 2023 è la volta della quarta generazione: gli interni cambiano radicalmente, spariscono i motori a gasolio e debutta l’inedita Mini Aceman (una crossover compatta esclusivamente elettrica di cui parliamo qui).
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