PICCOLA E VIVACE, È STATA UN SUCCESSO - Una bella ragazza tedesca dai folti ricci biondi si mette al volante della sua piccola coupé. Nell’ora di punta, però, il traffico è una bolgia e per aggirare l’ingorgo la giovane senza pensarci due volte si tuffa con la macchina in un’enorme pozza d’acqua, riemergendo dalla parte opposta della strada. Lei, fisico da atleta e un sorriso di quelli che ti stendono, è Franziska van Almsick, precocissimo talento del nuoto tedesco (alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, appena quattordicenne, conquista due medaglie d’argento). L’auto, una grintosissima sportiva in miniatura, è la Opel Tigra, il modello con cui, negli anni ’90, la casa del fulmine puntava a fare breccia nei cuori dei giovani e delle donne.
UNA VENTATA DI FRESCHEZZA - Sulla scia del grande successo raccolto dalla sorella maggiore Calibra (qui per saperne di più) e complice un prezzo d’attacco contenuto, la Opel Tigra centra l’obiettivo, dando una bella rinfrescata all’immagine di un marchio all’epoca conosciuto per lo più grazie ai suoi modelli estremamente pragmatici e non così di moda tra gli automobilisti e le automobiliste in erba. Macchine che badavano al sodo, insomma, le Opel degli anni ’90, ed effettivamente in questo la piccola Tigra non rappresentava un’eccezione, anzi: derivando da un’utilitaria come la Corsa, ne ereditava la grande praticità, declinandola però in un format più brioso e accattivante.
LA TIGRA E LE SUE DUE SORELLINE - La Opel Tigra entra in produzione nell’autunno del 1994 con due grintosi motori bialbero 16 valvole a benzina di 1,4 e 1,6 litri di cilindrata, ma il prologo della sua bella storia porta la data del 55º salone di Francoforte. È il settembre di trent’anni fa quando la casa di Rüsselsheim, con un colpo a effetto, porta sotto i riflettori della kermesse tedesca un tris di prototipi che di certo non passa inosservato: accanto alla Tigra, piccola coupé 2-2, a far girare la testa agli appassionati contribuiscono la Scamp, un’originale Corsa pick-up con ambizioni da fuori strada, e la Roadster, in pratica una Tigra senza il tetto e a due posti secchi. A differenza della Tigra, queste ultime due concept-car non vedranno mai le luci della catena di montaggio, poiché, da solo, il corposo successo che la nuova coupé riesce a ritagliarsi fino all’alba degli anni 2000 basta e avanza per intercettare il gusto di una nuova clientela e imprimere lo sprint alle vendite che la Opel stava cercando.
NEL 2004 CAMBIA VOLTO, MA NON “SPIRITO” - Con l’introduzione della Corsa di terza generazione, nel 2000, la Opel Tigra perde il pianale su cui poggiava e quindi punta mestamente i fari verso il viale della pensione, ma nella sua storia la casa tedesca trova il modo e lo spazio per inserire un altro bel capitolo. La Tigra si trasforma nel 2004 in una compatta spider/coupé a due posti, con il tettuccio d’acciaio pieghevole elettricamente. Ispirandosi al format giovanile e sbarazzino del modello di cui riprende il nome, mantiene un aspetto gradevole, ma non riuscirà a lasciare il segno come l’antenata. Sono cambiati i tempi, sono cambiate le mode, è cambiato il mercato, ma quell’inconfondibile fiancata a forma di “Z” e il lunotto posteriore panoramico continuano a raccontare forme e modi di vivere l’auto che molti appassionati rimpiangono ancora oggi. Memori forse del fatto che, fino a non molto tempo fa, per divertirsi ed essere felici al volante tutto sommato bastava poco.