SEMPRE IN MOVIMENTO - Le cose stanno andando decentemente per il mercato dell’auto in Europa e si potrebbe immaginare che le case costruttrici approfittino della contingenza per tirare il fiato dopo la terribile crisi degli ultimi anni. Invece no. La conferma da Parigi che il gruppo PSA (Peugeot, Citroën e DS) sta valutando l’ipotesi di acquisire la Opel dalla General Motors testimonia come lo scenario dell’auto non stia mai fermo e siano più che possibili nuovi cambiamenti.
I NUMERI DELLE DUE REALTÀ - Sulla possibile acquisizione (qualcuno dice imminente, ma la casa francese per ora ha parlato di valutazioni in corso) si sono subito scatenati i commenti e le riflessioni, con qualcuno che sottolinea come sarebbe importante per la PSA aggiungere ai propri volumi di vendita (3,15 milioni, di cui 1,45 in Europa) quelli di Opel-Vauxhall (1,2 milioni globalmente di cui 976.427 sul mercato europeo, nel 2016). Oltre a ciò sarebbe senz’altro interessante per la PSA avere a disposizione una rete di vendita capillare in Gran Bretagna e ovviamente in Germania, dove la Opel vanta un network efficiente e ben radicato (246 mila, 7,3% del mercato, le sue immatricolazioni nel 2016). Dall’altra c’è anche chi però fa presente che i mercati e l’offerta delle due realtà comunque coincidono troppo e che la Opel non porterebbe una dote tecnologica di rilievo.
SOVRAPPRODUZIONE - Tutti ricordano che le due strutture produttive sono state alleggerite negli anni scorsi, con le chiusure degli stabilimenti di Anversa (Belgio) e Bochum (Germania) da parte della Opel e di Ryton (GB) e Aulnay (Francia) dal gruppo PSA. Ma ciò come premessa per ricordare che comunque ci sono problemi di capacità produttive non sfruttate. Il gruppo PSA ha una decina di stabilimenti, di cui cinque in Francia, mentre la Opel conta su dieci impianti in Germania, due in Gran Bretagna e due in Polonia. Un quadro che in caso di acquisizione della Opel da parte della PSA induce a pensare che si aprirebbe un’altra stagione di ristrutturazioni e magari chiusure. Ciò anche se le collaborazioni in atto tra le due case già comportano scambi produttivi, con la Opel Zafira prodotta dalla PSA mentre nel prossimo futuro la Citroën C3 Picasso verrà fabbricata in una fabbrica GM-Opel in Spagna. E la piattaforma EMP2 della PSA utilizzata dalle prossime Opel Crossland X e Grandland X.
E CI SONO LE QUESTIONI FINANZIARIE - Tutto questo riguarda le considerazioni industriali. Ma c’è chi allarga il fronte, aprendo il capitolo finanziario. Come noto il gruppo PSA appena tre anni fa era in una situazione fallimentare, e solo l’intervento dello stato francese e della cinese Dongfeng riuscì a mettere le basi economiche per un rilancio. Poi il nuovo amministratore delegato Carlos Tavares ha portato a compimento la missione e ora la casa gode di buona salute. È perciò evidente che non sarà breve e semplice la riflessione prima di lanciarsi in un’operazione che significherebbe farsi carico di una casa che sta maturando perdite da undici anni (246 milioni di euro quelle relative al 2016). Il management PSA dovrà riuscire a rendere ben chiari ed evidenti i motivi di interesse legati all’acquisizione della Opel.
MATRIMONIO FCA GM? - L’ipotesi di fusione tra PSA e Opel però comporta anche altre prospettive, legate al domino rappresentato dell’industria dell’automobile a livello globale. Di fronte alla notizia proveniente da Parigi, c’è così chi ha ipotizzato che l'operazione potrebbe dare il via alla fusione della FCA e della General Motors (nella foto in alto Sergio Marchionne e Mary Barra, i rispettivi ceo). Secondo questa ipotesi, il passaggio della Opel alla PSA renderebbe l’accordo tra FCA e GM più possibile perché più facile, essendo la GM alleggerita delle perdite Opel. La GM uscirebbe così dal mercato europeo, per tornarci insieme alla FCA, che porta in dote molti marchi interessanti, come Jeep, ormai arrivata alla soglia dei due milioni di auto vendute, ma anche Alfa Romeo e Maserati che, una volta rilanciate con successo grazie anche ai cospicui fondi della GM, potrebbero diventare fonti di forti profitti, come testimoniano i marchi premium tedeschi.