COME IL DIESELGATE VW? - “Sistemi fraudolenti” “strategia per falsare i risultati dei test antinquinamento”. Parole di tale gravità sono state utilizzate dalla DGCCRF (Direzione generale della concorrenza, dei consumi e della repressione delle frodi) nel proprio rapporto redatto al termine dell’indagine di cui era stata incaricata dal governo di Parigi dopo lo scoppio dello scandalo Dieselgate della Volkswagen. Rapporto che nel dicembre del 2016 è stato trasmesso alla magistratura per le iniziative del caso. L’esistenza del rapporto era nota ma fino a ieri i suoi contenuti erano rimasti segreti, evitando così esplicite accuse a questo o quel costruttore. Ieri però il quotidiano parigino Liberation ha pubblicato stralci del rapporto, rendendo così pubbliche la gravità delle accuse e il loro destinatario: la Renault.
PESANTI SOSPETTI - Secondo quanto riportato dal quotidiano, il rapporto della DGCCRF trae dalle indagini la conclusione che è da sospettare l’esistenza di “un dispositivo fraudolento che modifica specificatamente il funzionamento del motore per ridurne le emissioni di NOx (ossidi di azoto) nelle condizioni particolari dei test di omologazione”. E ancora: “La società ha utilizzato una strategia avente come obiettivo di falsare i risultati dei test antinquinamento”. E tutto questo per un periodo di tempo molto lungo: il sospetto è infatti che “la messa in atto delle strategie fraudolente sia avvenuta per più di sette anni”.
DOCUMENTI COMPROMETTENTI - Secondo il lavoro investigativo della DGCCRF (che dispone di propri reparti di polizia) i modelli Renault mesi in discussione sono quattro: la Talisman, il suv Kadjar, la Captur e la Clio IV. In totale, secondo la DGCCRF le vetture irregolari vendute in Francia sarebbero 898.557. In pratica sono i modelli per i quali la Commissione insediata dal ministro dell’Ambiente Segolene Royal aveva rilevato risultati anomali nei test delle emissioni. Sempre secondo l’articolo di Liberation il rapporto della DGCCRF si basa oltre che sui risultati dell’indagine anche su documenti sequestrati nel corso delle perquisizioni compiute nella sede della Renault il 7 gennaio 2016. In particolare esisterebbero delle email tra dirigenti della Renault che il 25 novembre 2015 facevano riferimento a un sistema antinquinamento che funziona durante i test di omologazione ma resta inattivo su strada.
LA REAZIONE DELLA RENAULT - In seguito alla pubblicazione dell’articolo di Liberation, la Renault ha emesso un comunicato in cui afferma che la casa “non intende commentare un’istruttoria in corso e ricorda che nessuno dei suoi reparti infrange le regole, europee e nazionali, relative all’omologazione dei veicoli”. Aggiungendo anche che “I veicoli Renault non sono equipaggiati con dispositivi antinquinamento dotati di programmi truffaldini”.




















































