POCHI NUOVI MODELLI? UNA SCELTA - Attaccato più volte per la scelta di aver trascurato l'Europa (e l'Italia) favorendo prima il rilancio della Chrysler negli Usa, Sergio Marchionne ha ancora una volta difeso le sue scelte. Il giornalista gli chiede: "ma dove sono questi nuovi modelli?". La risposta dell'ad è chiara: "la Fiat ha deciso di rallentare il lancio dei nuovi modelli per la scarsità della domanda in Europa. "Ma i concorrenti fanno il contrario" ribatte l'intervistatore "e infatti Peugeot-Citroën, Opel, Renault e Ford perdono soldi nel Vecchio Continente" risponde Marchionne.
ITALIA ESPORTERÀ NEGLI USA - Il problema di fondo, secondo Marchionne, è sempre lo stesso: in Europa si producono più auto di quante non se ne vendano. Un problema che negli Usa con la Chrysler è stato risolto razionalizzando l'utilizzo degli stabilimenti e incrementando la capacità produttiva quando la domanda è tornata a crescere. Per questa ragione Marchionne dichiara che con la ripresa delle vendite della Chrysler, cresciute del 26% nel 2011, non ci sarà nessuna apertura di nuovi stabilimenti, ma verrà ricollocata la produzione in quelli esistenti in Canada, Messico e Italia. Proprio il nostro paese potrebbe ricoprire un ruolo importante con modelli che verranno esportati negli Usa: come previsto dal piano Fabbrica Italia, dallo stabilimento di Mirafiori uscirà una piccola suv con marchio Jeep (leggi qui per saperne di più), e da quello ex Bertone le nuove berline Maserati.
POTREBBERO CHIUDERE DUE FABBRICHE - La situazione per gli stabilimenti italiani potrebbe però complicarsi se la domanda di nuove auto in Europa non dovesse tornare a crescere in tempi ragionevolmente rapidi, e il mercato negli Usa dovesse subire una battuta d'arresto. Incalzato dal giornalista, Marchionne ammette che dei cinque stabilimenti Fiat in attività (Mirafiori, Cassino, Atessa, Melfi e Pomigliano), due potrebbero chiudere. Si tratta però di un'ipotesi estrema, alla quale l'amministratore delegato non vuole pensare, ritenendo che oggi, grazie anche a Chrysler, ci sono tutte le premesse per mantenere la produzione in tutti gli stabilimenti.
FUSIONE CON CHRYSLER - D'altra parte, con la Fiat che detiene il controllo della Chrysler con il 58% del pacchetto azionario (il resto è in mano al fondo Veba dei sindacati americani), il filo che unisce il gruppo italiano e quello americano in futuro non potrà che irrobustirsi. Come annunciato da Marchionne le strade che potranno essere intraprese sono tre: un'offerta pubblica delle azioni Chrysler (ritenuta la meno probabile dal top manager), l'acquisto da parte di Fiat delle restanti quote, oppure una fusione tra i due gruppi.
NON SI FIDA DEL SISTEMA FINANZIARIO - Restando su temi prettamente economici, alla domanda perché Fiat preferisca mantenere una grande liquidità (20 miliardi di euro) a fronte di un indebitamento finanziario di 26,8 miliardi, Sergio Marchionne risponde che non findandosi dei mercati finanziari (poco stabili in questi ultimi anni), la liquidità diventa una sorta di polizza per l'azienda nel caso in cui le banche decidano di chiudere i rubinetti sui prestiti. Parole che forse creano un certo stupore, se si condisera che Marchionne è “cresciuto” nel sistema bancario, e ha portato alla rinascita della Chrysler e al salvataggio della Fiat nel 2004, grazie anche alla sua abilità in campo finanziario.
QUESTIONE ALFA ROMEO - Nella lunga intervista, l'amministratore delegato è tornato a parlare anche dell'Alfa Romeo, marchio che la Fiat non è ancora riuscita a rilanciare, e sul quale negli ultimi mesi si sono sentire molte indiscrezioni a seguito dell'interessamento da parte di Ferdinand Piëch, numero uno del gruppo Volkswagen. Ancora una volta Marchionne ribadisce che l'Alfa non è in vendita perché rivestirà un ruolo fondamentale per le vendite del gruppo in America: lo sbarco negli Usa è previsto per il 2014 con la sportiva 4C e una suv (leggi qui per saperne di più).
CONFRONTO CON VOLKSWAGEN - A proposito di nuovi modelli, Sergio Marchionne assicura che il gruppo Fiat-Chrysler si sta muovendo nel modo giusto per reggere il confronto industriale anche con la Volkswagen e gli altri grandi costruttori. Se il colosso tedesco, per generare vantaggiose economie di scala, ha lanciato la nuova piattaforma MQB, dalla quale saranno derivati 20 modelli, e anche Ford e General Motors puntano su “ossature universali”, Fiat e Chrysler possono oggi contare su 10 “ossature”. Ma già dal 2014 metà dei modelli dei due gruppi condivideranno la stessa piattaforma. Secondo Marchionne, oltre il milione di unità prodotte su ciascun pianale, le economie di scala tendono a esaurirsi, e avere un'unica piattaforma per troppi modelli non risulterebbe poi così vantaggioso.
LAVORO E ARTICOLO 18 - Infine, Sergio Marchionne, ha offerto il suo punto di vista su un tema caldo come la riforma del lavoro che vuole portare avanti il governo Monti. Secondo l'amministratore delegato anche l'Italia, unica ad offrire le tutele previste dall'articolo 18, dovrebbe uniformarsi agli altri paesi tutelando i lavoratori in uscita dal mercato del lavoro in modi diversi. Una strada "obbligata", secondo Marchionne, se si vuole che anche aziende estere tornino ad investire nel nostro Paese.