LANCIA L’IDEA - Lo Stato italiano starebbe pensando di acquisire una quota azionaria nella neonata casa automobilistica Stellantis: lo ha riferito il vice ministro dell'economia italiano, Antonio Misiani in un’intervista al quotidiano La Repubblica, pur se, si precisa, qualsiasi investimento del genere verrebbe sancito in modo consensuale. Come è noto, gli azionisti di FCA e del gruppo PSA hanno approvato lunedì la fusione da 52 miliardi di dollari delle due aziende che daranno appunto vita a Stellantis. Più nel dettaglio, Misiani ha detto che una eventuale presenza dello Stato italiano nel capitale del gruppo, sulla falsariga di quella del governo francese, "non può e non devessere un tabù".
RECUPERARE CONTROLLO - Le sue precisazioni nascono dal fatto che Stellantis coinvolge in modo consistente l'interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale, ora che il centro di controllo del nuovo gruppo si è spostato ancora più lontano dall’Italia. Ha comunque aggiunto che questo eventuale coinvolgimento richiede condizioni "che ad oggi non ci sono". Da FCA e da PSA nessun commento alle dichiarazioni del viceministro: i due gruppi prevedono di completare il loro legame il 16 gennaio.
LO STATO FRANCESE C’È - A titolo di cronaca lo stato francese, uno dei maggiori azionisti di PSA, deterrà una quota pari al 6,2%. Sulla sponda italiana invece Exor, la holding della famiglia Agnelli diventerebbe il più grande investitore di Stellantis con una quota del 14,4%. La famiglia Peugeot sarà al 7,2% e i cinesi di Dongfeng al 5,6%. La sede legale sarà nei Paesi Bassi (per ragioni fiscali) con centri operativi a Torino, a Parigi e a Detroit.