Cambiare, non stravolgere
Quando i costruttori tedeschi aggiornano un modello, spesso lavorano in profondità sulla meccanica, ma usano la mano leggera su estetica e interni. Questo discorso calza a pennello per la
Porsche Panamera, la lussuosa cinque porte che nel 2009 ha segnato l’ingresso della casa di Stoccarda nel settore delle berline. Già ordinabile, il modello rinnovato si distingue nel frontale per la forma dei fari e delle prese d’aria, mentre nella parte posteriore si notano il lunotto leggermente ampliato, la targa posta più in basso e l’inserto nero nel paraurti di maggiori dimensioni. Il colpo d’occhio è senz’altro più armonico e moderno, ma la zona posteriore, piuttosto massiccia, continua a non convincere del tutto.
Tanto lusso e qualche svista
Nell’abitacolo le differenze si limitano a qualche optional (come il sistema che rileva i limiti di velocità e li mostra nel cruscotto, proposto a 358 euro). Ritroviamo quindi le quattro comode poltrone singole, in un ambiente caratterizzato da una piacevole eleganza sportiva, rifinito con precisione certosina sin nei minimi particolari e personalizzabile a piacere. Basta passare in rassegna il catalogo degli optional, per scegliere tra svariati inserti in alluminio, fibra di carbonio o legno, oltre che fra rivestimenti di diverso tipo e colore. In un abitacolo così gradevole come quello della nuova Porsche Panamera, però, non manca qualche particolare meno riuscito. I numerosi tasti sul tunnel centrale sono difficili da individuare rapidamente e, dato che includono anche le spie, obbligano a distrarsi per controllare se quella specifica funzione è inserita o meno. Il navigatore, poi, oltre a costare ben 3.200 euro, ha un monitor di soli 7” e una grafica piuttosto semplice; due fattori che tradiscono l’età del modello. Infine, la Porsche fa scegliere tra due tipi di volante, ma nessuno del tutto soddisfacente. In quello “normale”, i tasti per azionare manualmente il cambio hanno un funzionamento poco intuitivo (vanno premuti per salire di rapporto e tirati per scalare); in quello “sportivo”, invece, ci sono due classiche palette, ma mancano gli utili pulsanti per la radio.
L’ibrida ora è ricaricabile
Prima di dirvi come va la Porsche Panamera, introduciamo le novità di “sostanza”: oltre a un miglioramento generale delle prestazioni e dei consumi per tutta la gamma (che parte dalla Diesel da 250 CV, venduta a 86.698 euro, per arrivare alla Turbo a benzina da 520 cavalli) segnaliamo anche l’introduzione delle versioni Executive, che hanno la distanza tra i mozzi delle ruote anteriori e posteriori (passo) e la lunghezza maggiorate di 15 centimetri, per offrire maggiore spazio ai passeggeri posteriori; la Turbo Executive è la Panamera più costosa, e si porta a casa con 169.583 euro. Due, però, sono i modelli con la meccanica rivista a fondo. La prima è la versione ibrida, che si chiama S E-Hybrid. Rispetto al vecchio modello, ha un motore elettrico da 70 kW (95 CV) invece di 34 kW (47 CV), per un totale (sommando la potenza del 3.0 V6 con compressore, rimasto invariato) di 416 cavalli anziché 379. La vecchia batteria al nichel-idruro di metallo con capacità di 1,7 kWh è stata sostituita da una agli ioni di litio da 9,4 kWh, che si può caricare anche attaccandosi a una presa elettrica; con una “normale” corrente di 16 Ampere (a 220 V) servono quatro ore per un “pieno”, che consente di percorrere tra i 18 e i 36 chilometri (dati dichiarati) senza usare un goccio di benzina.
Il nuovo “3000” fa faville
L’altra grossa novità riguarda il modello S, che abbiamo guidato: in questo caso, un 3.0 V6 biturbo da 420 cavalli va a sostituire il precedente 4.8 V8. La potenza cresce di 20 cavalli, mentre i consumi dovrebbero calare in modo sensibile: la percorrenza media dichiarata passa da 9,5 km/litro a 11,5 (anche se, a onor del vero, al termine del nostro test il computer di bordo ne segnalava 8). Di questo nuovo 3.0 non possiamo che dire bene: estremamente energico, allunga con naturalezza fin quasi a 7000 giri, e in piena accelerazione accarezza l’orecchio dell’appassionato con un rombo pieno e assai piacevole. A dargli man forte c’è il cambio robotizzato a doppia frizione PDK, che è un vero fulmine sia nel passare da un rapporto all’altro sia nel rispondere ai comandi del guidatore. Dal canto suo, lo sterzo delizia per fluidità e progressività, ed è anche pronto e privo di reazioni brusche quando il fondo stradale non è perfetto; solo nelle curve affrontate con grinta lo si vorrebbe un poco più pesante, per fornire una maggiore sensazione di controllo.
Davvero un gran comfort
Del resto, dove possibile, con la Porsche Panamera 3.0 S è davvero facile tenere un ritmo sostenuto. Da un lato, ci sono le prestazioni: la rapidità con cui siamo arrivati a 250 km/h in un’autostrada tedesca priva di traffico e di limiti di velocità ci conforta sull’attendibilità dei valori ufficiali, che parlano di 5,1 secondi nello “0-100 km/h” e di 287 km/h di punta massima. E poi, ci sono la precisione con cui vengono affrontate le traiettorie (da vera sportiva) accoppiata a una notevole silenziosità, che smorza la sensazione di andare forte. Anche ben oltre i 130 orari, il rumore del motore, dell’aria e delle gomme è ridotto. E, premendo il tasto Comfort (presente nell’esemplare guidato, che aveva le sospensioni ad aria adattive, optional a 1.984 euro) sembra davvero di viaggiare su un tappeto volante, tale è la capacità di assorbire lo sconnesso.
La dotazione merita di essere integrata
Considerando il prezzo impegnativo, la dotazione della Porsche Panamera 3.0 S (disponibile anche in versione 4x4, a 112.471 euro) si può definire discreta, ma non generosa. Alla meccanica molto pregiata, che include il cambio a doppia frizione e le sospensioni ad aria, si sommano accessori apprezzabili come il portellone ad apertura automatica, i sedili in pelle con regolazione elettrica e i fari bixeno. Tuttavia, in un’auto da oltre 100.000 euro avremmo voluto di serie il già citato navigatore, e magari anche, data la lunghezza del cofano che rende difficile valutare gli ingombri, i sensori di parcheggio anteriori (484 euro, mentre quelli posteriori sono di serie). E poi, il tergilunotto: 351 euro ben spesi, per evitare che una visuale posteriore già di per sé ridotta peggiori drasticamente con il brutto tempo. A proposito di visibilità: in marcia è abbastanza buona, ma non nelle curve strette a sinistra, dove il massiccio montante del parabrezza e il grosso specchietto esterno creano una consistente zona cieca.
Secondo noi
PREGI
> Comfort. Nonostante la sportività del modello e le prestazioni assai elevate, si viaggia davvero comodi.
> Finiture. Davvero accurate, corrispondono sicuramente alle aspettative di chi ha staccato un assegno di oltre 100.000 euro.
> Guida. Cambio, motore e sterzo soddisfano anche i palati raffinati.
DIFETTI
> Comandi. I tasti sul tunnel e quelli nel volante non sono il massimo della comodità.
> Linea. Le modifiche sono riuscite, ma la coda resta troppo massiccia.
> Visibilità. È limitata attraverso il (piccolo) lunotto, e con qualche limitazione anche nelle curve a sinistra.