Volvo XC90: ancora più comoda

Presentata dieci anni fa e ristilizzata nel 2019, la Volvo XC90 è ora sottoposta a un secondo aggiornamento. Fra le novità estetiche di questa suv di grandi dimensioni (è lunga 495 cm) di cui abbiamo parlato approfonditamente già due mesi fa (qui la news) spiccano il frontale con mascherina più larga a listelli obliqui e fari più sottili; cambia anche la grafica delle luci posteriori. Scompaiono le versioni mild hybrid diesel mentre quelle a benzina hanno sempre 250 CV, ma funzionano secondo il ciclo Miller anziché Otto al fine di ridurre un po’ consumi ed emissioni (in media, per la casa, adesso si percorrono 11,9 km/l invece di 11,2). Invariato è invece il sistema ibrido della plug-in a benzina protagonista del nostro primo contatto: ha 455 CV e, come la “mild”, ha un 2.0 turbo come motore termico. La trazione è integrale per tutte.

Nell’ampio abitacolo della Volvo XC90 arriva una nuova plancia: sempre classica, semplice ed elegante, ha ora uno schermo “touch” (sempre a sviluppo verticale) di 11,2” anziché di 9”, che consente di gestire un valido e reattivo sistema multimediale; la piastra per la ricarica senza fili per lo smartphone è in una posizione più comoda e c’è un portabicchieri “2+1”. Rifinita con grande cura (del resto, costa oltre 100.000 euro), questa è una delle poche suv ibride plug-in a sette posti. Un bel vantaggio, anche se il posto centrale della seconda fila è scomodo e i due strapuntini in terza fila non sono facili da sollevare dal fondo del baule e non sono adatti a  chi è alto. Ampio in assoluto, il bagagliaio non è però eccezionale per una suv di queste dimensioni.

Il comfort, uno dei principali punti di forza della Volvo XC90, è ulteriormente migliorato in occasione del lifting: silenziosa e ottimamente insonorizzata, monta ora ammortizzatori a risposta selettiva in base al fondo, che assorbono più delicatamente lo sconnesso limitando le oscillazioni durante la guida. Tra le curve l’auto si difende molto bene, a dispetto degli ingombri importanti: ha una buona tenuta di strada, un rollio contenuto, uno sterzo preciso e un impianto frenante potente. Volendo arrischiarsi in fuori strada, invece, le ruote ribassate non sono certo il massimo. Il 2.0 a benzina sviluppa ben 310 CV grazie all’abbinamento fra turbo e compressore volumetrico abbinato a un’unità elettrica da 145 CV che genera 455 CV combinati e offre prestazioni paragonabili a quelle di una sportiva. Il cambio automatico a convertitore di coppia a otto marce risponde in modo fluido e rapido mentre non è altrettanto convincente l’efficienza: in modalità elettrica siamo riusciti a percorrere solo poco più di 50 km guidando in modo normale (contro i 71 km dichiarati). Inoltre, la massima potenza di ricarica è di 6,4 kW (lo 0-100% richiede come minimo tre ore) e a batteria scarica, stando ai dati del computer di bordo, abbiamo percorso poco più di 10 km/l.

La Volvo XC90 T8 Ultra Bright guidata nel nostro primo contatto è la versione più cara. Costa 101.000 euro e ha una dotazione di serie generosa che comprende, tra le altre cose, i cerchi in lega di 21”, l’hi-fi della Harman Kardon con 14 altoparlanti e il tetto in vetro apribile. Per risparmiare un po’ si può rinunciare a questi accessori e puntare sull’allestimento “base” Core (93.400 euro), che comunque ha il “clima” a quattro zone, le ruote di 20” e una lunga serie di aiuti alla guida. Per le 2.0 mild hybrid da 250 CV, invece, si parte da 81.200 euro. Delude la garanzia di soli due anni, il minimo obbligatorio per legge.