Nato nel 1965 e amministratore delegato di Dacia e Lada (i due marchi sono oggi raggruppati in un’unica business unit) dal primo gennaio 2021, Denis Le Vot (nella foto qui sopra) ha il compito di traghettare le due case verso il futuro. L’abbiamo intervistato.
Cosa bolle in pentola per Dacia?
Ci sono molte novità in arrivo: abbiamo appena aperto gli ordini per l’elettrica Spring (qui il primo contatto), c’è il restyling della Duster appena presentato (qui per saperne di più) e allo stesso tempo abbiamo svelato il nuovo logo e il nuovo colore del marchio. Sono i primi passi di un lungo cammino che terminerà con la Bigster (la suv media rivelata pochi mesi fa sotto forma di concept, qui per saperne di più), che lanceremo sul mercato nel 2025 se non già alla fine del 2024.
Cambierà il vostro modo di progettare, produrre e vendere?
Un po’ sì, ma non varieranno i nostri tre punti fondamentali. Il primo è il “design-to-cost”, che vuol dire prendere le soluzioni offerte dall’alleanza Mitsubishi-Nissan-Renault e svilupparci attorno i nostri prodotti, in maniera essenziale. Per esempio: in nessuna nostra auto troverete i sedili regolabili elettricamente, perché non sono certo necessari, però troverete il climatizzatore. E ancora: nella Sandero base non troverete lo schermo centrale, perché se vuoi il navigatore puoi già trovarlo nella tua tasca, nel cellulare. Il secondo punto è produrre in maniera efficiente nelle nostre tre fabbriche, che oggi sono due in Marocco e una in Romania. E il terzo punto che non cambierà è il fatto che noi vendiamo le auto in maniera differente dagli altri, perché non facciamo mai sconti. Neppure alle flotte. E l’esperienza di comprare una vettura a queste condizioni è apprezzata sia dai clienti sia dalle concessionarie: è un modo semplice e onesto.
Questo approccio privo di sconti e quindi di trattative col venditore potrebbe aiutarvi nelle vendite online, dove è già così?
Sì, anche se non abbiamo un piano per vendere in maniera massiccia online. Abbiamo bisogno delle concessionarie, anche se è vero che l’esperienza sul web sta diventando sempre più importante. Trovo però che ci sia bisogno di continuità, tra la configurazione dell’auto sul tablet e quello che succede poi andando in concessionaria. Il cliente accetta a fatica che si debba rifare da capo la procedura, per magari scoprire che l’accessorio o il colore scelto online non sono disponibili. Inoltre, il prezzo finale deve essere lo stesso sul sito e presso qualunque venditore. Ci stiamo comunque muovendo sul digitale. In Inghilterra, addirittura, si può già comprare l’auto sul sito con la carta di credito e anche attivare un finanziamento.
Come cambierà il marchio?
Dobbiamo ridurre la differenziazione della gamma, con offerte ancora più semplici. Abbiamo iniziato con la Spring: ci sono solo due allestimenti e otto colori, per 16 combinazioni totale. Inoltre, il nuovo logo (qui per saperne di più) sottolinea come la Dacia di oggi non sia più quella di 15 anni fa. Allora vendevamo semplicemente l’auto che costava di meno, ma ora non siamo più un marchio low-cost. Da tempo, la maggioranza dei clienti sceglie le versioni più costose. Nel caso della Sandero, siamo al 75% di vendite per la più cara Stepway. Questo vuol dire che i nostri clienti non vogliono solo l’auto meno cara, ma cercano l’acquisto più intelligente, il value for money. Un altro compito sarà mostrare agli automobilisti che essenziale non vuol dire noioso: il design ben fatto non costa di più di uno meno riuscito.
Perché non avete fatto debuttare il nuovo logo sulla Duster restyling, appena presentata?
Il nostro attuale logo è molto conosciuto: dobbiamo fare le cose con calma, affinché con quello ridisegnato le persone non pensino a un nuovo marchio. Inizieremo a proporlo online e nella pubblicità. Poi, a inizio 2022 verrà introdotto nelle concessionarie e a metà dello stesso anno arriverà sulle auto.
Cosa ci può dire della Bigster?
Come tutte le prossime Dacia sarà basata sulla piattaforma della Sandero, che poi è quella della più recente Renault Clio. Non sarà una 4x4 pesante o super-equipaggiata, ma un’auto leggera eppure robusta, molto caratterizzata per il design. E non è detto che il nome sia quello definitivo.
Avete appena annunciato anche l’arrivo di Miles Nürnberger come nuovo direttore del design. Potrà contribuire al progetto della Bigster o le sue forme sono già state definite?
Potrà certamente influenzare lo sviluppo del progetto. Specie per gli interni e i dettagli esterni.
A gennaio avete annunciato una nuova Dacia nel 2022 e una nel 2024. Di cosa si tratta?
Non si tratta di modelli che prima non esistevano, ma di nuove generazioni di modelli già noti. La prima ad arrivare sarà una sette posti, che sostituirà Lodgy e Dokker. Nel 2024 sarà il turno della nuova generazione della Duster.
Al momento non offrite versioni ibride: arriveranno?
In realtà abbiamo le nostre ibride: sono le versioni a Gpl. Ma va detto che la piattaforma della Sandero, che è quella di Renault Clio e Captur, permette di avere versioni ibride full e plug-in: potremmo avere già domani una Sandero ibrida. Ma non è ancora il momento, perché non è un requisito essenziale per noi e ci sono inoltre dei ruoli da rispettare nel gruppo: è compito di Renault essere capofila della tecnologia. Le nostre auto diventeranno prima o poi ibride ed elettriche? Certamente, ma non a breve. Vedremo qualche tipo di elettrificazione quando arriveranno le norme anti-inquinamento Euro 7, ma ancora non sappiamo di quale tipo perché nessuno ancora conosce quali saranno i limiti che verranno fissati per il 2027.
E parlando di elettriche, vedremo qualcosa di più grande della citycar Spring?
Non è il nostro obiettivo. La nostra prima proposta del segmento C sarà la Bigster, che sicuramente non sarà elettrica. Vedremo cosa succederà con la prossima generazione di vetture, che arriveranno nel 2028-2029. Ma comunque avremo già molte soluzioni pronte grazie all’Alleanza Mitshibishi-Nissan-Renault.
Con l’ultima riorganizzazione, lei è amministratore delegato di Dacia ma anche di Lada: arriveranno in Europa occidentale le auto di questo marchio?
Vorrei davvero. Ma Lada in Russia è un marchio che è percepito come Dacia in Europa e importare l’intera gamma creerebbe solo confusione. Però in Lada c’è un’auto iconica, che ha un posto speciale anche in Europa: stiamo lavorando molto sulla prossima generazione della fuoristrada Niva, che sarà basata sulla stessa piattaforma della Sandero/Clio, sarà più corta e alta della Duster e avrà le marce ridotte. E faremo di tutto per renderla compatibile con i prossimi limiti Euro 7, anche se non è una cosa facile.