È a Pitesti, municipio romeno di oltre 160.000 abitanti nella regione storica della Muntenia, conosciuto nel mondo come "città dei tulipani", che trova sede il principale costruttore automobilistico rumeno, la Dacia. E anche quest’ultimo nome, pur nella variabilità dei suoi confini e pressoché caduto in disuso, corrispondeva grossomodo all'area delle odierne Romania e Moldavia in età romana. Fondata nel 1966 e detenuta al 51 per cento dalla Renault a partire dal 1999, l’azienda balcanica è stata l’interprete di una crescita che nell’Europa orientale trova soltanto un altro precedente positivo, la Skoda della Repubblica Ceca: oggi è il principale esportatore rumeno, e il settore auto corrisponde a circa il 25% del totale nazionale dell'export.
Come in molte altre comunità un tempo socialiste, la Dacia ebbe inizialmente natura pubblica, tanto più che lo Stato rumeno organizzò una sorta di concorso internazionale per la definizione di un’auto popolare che avrebbe dovuto essere costruita su licenza nella misura di 40-50.000 esemplari annui. Una visita ufficiale a Bucarest di Charles De Gaulle, presidente della Repubblica francese, fece propendere in sede di bando per la Renault 10 o 12 (e poi per la più economica e meno moderna 8 a motore posteriore, in ragione delle stringenti tempistiche necessarie), che batté la concorrenza di Peugeot 204, Fiat 1100, Alfa Romeo Giulia 1300 e Austin Mini Morris: la vettura transalpina venne presa pertanto in carico, con il marchio storico di Dacia, dalla neo-costituita Uzina de Autoturisme Pitesti o UAP (Fabbrica di Automobili Pitesti), autorizzata a produrre autovetture su licenza straniera, con stabilimenti nella piccola località di Colibasi, oggi Mioveni.
Allo stato attuale, la Dacia detiene ancora circa il 30 per cento del mercato rumeno, ma ciò che è importante è che è presente nel resto d’Europa con una gamma di veicoli a prezzi abbordabili e apprezzati dal grande pubblico, commercializzati dalla rete di vendita Renault. Le vetture sono la Logan (nata nel 2004), la wagon Logan MCV (2007), il Logan Pick-Up (2008), la Sandero Stepway (2009, poi rinnovata nel 2012 e nel 2020), la Sandero (2008, 2012 e 2020), la suv Duster (2010, 2018 e 2024), la monovolume Lodgy (2012), la multispazio Dokker (2013), la citycar Spring (2021, la prima elettrica della casa, rivista nel 2024) e la wagon Jogger (2021). Nel 2024 si aggiunge la Bigster, una Duster più grande e accessoriata.
Per giungere ai modelli di oggi, la Dacia passò attraverso una strada indicata inizialmente dall’economia pianificata: il 20 agosto 1968 iniziò la produzione della 1100, una Renault 8 assemblata in Romania, con componentistica che arrivava dalla Francia, e il cui primo esemplare fu donato all’allora capo di stato Nicolae Ceausescu in tempo per la parata del 23 agosto 1969. In tutto, sino al 1972 furono prodotti 44.000 veicoli a trazione e motore posteriore; non va dimenticato il maquillage del 1970 che comportò la realizzazione della versione 1100S, che venne destinata anche alle competizioni su strada con il pilota da rally Nicu Grigoras e al parco macchine delle forze di polizia. Nel 1969 giunse in catena di montaggio anche la 1300 (Denem, nei mercati d’esportazione), che altro non era che la Renault 12 “europea”, una berlina a quattro porte a trazione anteriore, prodotta in 2 milioni di esemplari in differenti versioni e diventata lungo tutti gli anni 70 e 80 l'equivalente della Trabant della mobilità rumena. I modelli Standard, Lux e Lux Super della serie 130X (destinate ai membri del Partito Comunista), antesignani della Dacia 2000, cioè della Renault 20 “balcanizzata”, comprendevano optional non disponibili per le altre versioni di serie, tra i quali impianto radio, accendisigari, freni potenziati e lavavetri elettrico, ma non mancarono neppure l'ambulanza 1300S, la giardinetta senza sedili posteriori 1300F e il pick-up 1302.
Abbattuto nel dicembre 1989 con la rivolta di Timisoara il regime “familiare” che governava la Romania ininterrottamente dal 1967, la Dacia svecchiò parzialmente il vetusto parco auto con prodotti quali la D6, derivata dal van Renault Estafette, la Liberta e la Liberta hatchback, la Nova (primo prodotto interamente progettato e realizzato a Mioveni, che tre anni più tardi avrebbe adottato un’unità motrice Bosch di 1.600 cc), la SupeRNova, in produzione dal 2000 al 2003 dopo l’ingresso della Renault in qualità di socio di maggioranza, la Solenza, fabbricata dal 2003 al 2005, e la Logan, datata 2004. Il 21 luglio 2004 uscì dalle catene di montaggio l'ultima e 1.979.730esima Dacia 1310 (2,5 milioni di esemplari consegnati comprendendo la primigenia 1300), derivata dal primo veicolo costruito. Oltre ad alcuni mezzi che rimasero allo stadio di prototipo come la coupé Brasovia, il van Jumbo Highrise e il minivan pensato sulla base della Nova, la Dacia scavallò l'epoca della fine del Patto di Varsavia con la Duster versione ARO 10, in commercio dal 1985 al 2005, e la Gamma, “vissuta” fra il 1975 e il 2006. Nel 2010, oltre a inediti modelli ispirati dalla Renault, è stato inaugurato un nuovo centro ricerca e sviluppo locale a Tisu.