ORE DI ATTESA - È atteso per oggi a Washington l’annuncio di un’ipotesi di accordo raggiunto dal gruppo Volkswagen per la definizione della vicenda delle auto turbodiesel con il software irregolare vendute negli Usa. Il 26 luglio ci sarà poi l’udienza del giudice Breyer di San Francisco, competente nella vicenda, per valutare se accogliere o meno la soluzione. Si tratterebbe del piano di cui le indiscrezioni parlano da settimane: offerta di riacquisto della vettura (buy back) oppure indennizzo fino a 5.000 dollari per auto, oltre all’effettuazione di un richiamo sulle vetture per portarle a norma. Secondo le stime degli esperti il costo dell’operazione sarebbe di circa 15 miliardi di dollari, cioè 13,6 miliardi di euro.
IL VENTILATO ACCORDO - In particolare,10 miliardi di dollari sarebbero necessari per il riacquisto delle 475 mila auto al centro della vicenda. Questo nell’ipotesi che tutti i clienti optassero per la soluzione di “buy back”. Altri 5 milioni occorrerebbero per gli interventi di aggiornamento tecnico dei veicoli. Da notare che i proprietari delle vetture avranno tempo di richiedere il “buy back” sino alla fine del 2018, nel caso non fossero soddisfatti dell’aggiornamento compiuto in sede di richiamo. Oltre a ciò sarebbe previsto anche il pagamento di 500 milioni dei dollari ai procuratori generali di quasi tutti gli stati Usa.
QUATTRINI AGLI AUTOMOBILISTI - Oltre alle notizie sul costo complessivo dell’accordo, circolano anche indiscrezioni su come verranno trattati i proprietari delle auto dotate del software illegittimo. Ai clienti Volkswagen con auto diesel 2.0 degli anni 2009-2015 verrebbe riconosciuto un indennizzo calcolato sulla base del valore stimato delle vetture prima dello scandalo. Le indiscrezioni parlano di un importo di almeno 5.100 dollari, con punte fino a 10 mila dollari. Nell’accordo con le autorità statunitensi, il gruppo Volkswagen avrebbe anche accettato di mettere a disposizione 2,7 miliardi di dollari a favore dell’ente federale per la protezione dell’ambiente per studi e ricerche in materia, oltre a investire 2 miliardi di dollari nelle energie alternative, da spendere nell’arco di 10 anni. Infine, resterebbe esclusa dall’accordo la sistemazione della vicenda delle circa 85 mila vetture con motore 3.0 litri Porsche, Audi e Volkswagen
SOLLECITAZIONI IN EUROPA - La notizia del probabile accordo americano ha innescato prese di posizione sulla vicenda Dieselgate anche in Europa (dove le auto interessate sono oltre 8 milioni). Tra gli interventi più rilevanti c’è stato quello della commissario europeo all’Industria, Elzbieta Bienkowska, la quale ha affermato al quotidiano tedesco Welt am Sonntag che “la Volkswagen dovrebbe pagare volontariamente ai clienti europei quanto riconosciuto a quelli americani”. Questo perché non sarebbe corretto trattare gli europei diversamente dagli americani soltanto per una diversa situazione normativa. “Un tale comportamento non sarebbe il modo migliore per riconquistare la fiducia” ha affermato la Bienkowska. Va detto che per gli automobilisti europei la Volkswagen non ha mai fatto cenno a possibili indennizzi ma di effettuazione di richiami per la sistemazione delle vetture con aggiornamenti tecnici.