ANCHE LA PORSCHE - C’è anche la Porsche Cayenne di quest’anno tra i modelli interessati dallo scandalo del cosiddetto "
Dieselgate", cioè il
software di gestione del motore capace di contenere nei limiti di legge le emissioni di NOx durante i test di omologazione, e poi di “liberarli” durante il normale uso stradale.
SECONDO EPISODIO - È quanto comunicato oggi dall’EPA (Environmental Protection Agency) nel presentare al gruppo Volkswagen una seconda notifica di violazione della legge sull’ambiente (Clean Air Act) basata sulla constatazione che a essere dotato del software all’origine della prima iniziativa di incriminazione della Volkswagen è stato individuato un altro motore equipaggiato con il programma manipolatore.
MOTORE TURBODIESEL 3.0 - Dopo i test con le auto mosse dal turbodiesel 2.0 serie EA 189 che portarono alla prima notifica di violazione della norma sull’ambiente, l’EPA ha proseguito le sue prove anche con altri modelli, equipaggiati con altri propulsori sempre turbodiesel. Da questi nuovi test sono emerse le nuove irregolarità. Si tratta del turbodiesel 3.0 che equipaggia vetture Volkswagen, Audi e Porsche, e il coinvolgimento della casa di Stoccarda è forse la novità più clamorosa. I modelli interessati sono Volkswagen Touareg model year 2014; Porsche Cayenne model year 2015; Audi A6 quattro model year 2016, Audi A7 quattro, A8, A8L e Q5.
FUORI NORMA FINO AL 900% - Nel corso delle prove effettuate dall’EPA (assieme all’ente californiano per l’ambiente e a quello analogo canadese) è emersa la stesa realtà riscontrata con il motore 2.0: un secondo dopo la fine del ciclo di rilevamento dei consumi e delle emissioni la parte manipolatrice del software resetta i parametri di funzionamento del motore, passando dalla modalità chiamata “temperature conditioning” a quella “normal mode” con conseguente immediato variare delle emissioni. Secondo l’EPA nel funzionamento “normal mode” gli ossidi di azoto NOx aumentano sino a nove volte rispetto a quelli fatti rilevare durante il ciclo dei test di omologazione.
SOFTWARE AGGIUNTIVI - I test e gli esami delle vetture da parte dei tecnici impiegati dall’EPA hanno anche rilevato l’esistenza sulle auto al centro della nuova vicenda di software ausiliari per il controllo delle emissioni (AECD: Auxiliary Emission Control Devices) che i costruttori (Volkswage, Audi e Porsche) non avevano comunicato alle autorità preposte all’omologazione, come invece erano tenuti a fare. Questo secondo atto della vicenda “Dieselgate” sicuramente accentuerà le difficoltà del gruppo tedesco negli Usa e probabilmente porrà problemi non semplici, dal momento che l’attuale amministratore delegato Matthias Müller è stato fino a poco tempo fa gran capo della Porsche.
> Aggiornamento. In un comunicato ufficiale il gruppo Volkswagen nega la presenza di software che alterano le emissioni in modi proibiti nei motori 3.0 TDI e afferma che cooperarà pienamente con le autorità americane per chiarire la vicenda.