VENDITE IN CRESCITA - Per Linda Jackson (nella foto qui sopra), i quattro anni passati finora a capo della Citroën sono stati molto intensi. Il marchio francese sta rinnovando profondamente la gamma (la piccola C3, la crossover C3 Aircross e la C4 Cactus sono già arrivate, e fra pochi mesi vedremo nelle concessionarie la multispazio Berlingo e la suv medio-grande C5 Aircross) adottando una strategia di prodotto coerente e ben definita. I risultati sono molto positivi: giusto per citare il nostro Paese, nei primi quattro mesi del 2018 le vendite sono cresciute del 21,64% rispetto all’anno prima.
AUTO “DA VIVERE” - In Italia in questi giorni, Linda Jackson ha incontrato la stampa per una chiacchierata a ruota libera, partendo proprio dalle doti che contraddistinguono le Citroën del nuovo corso. “Vogliamo differenziarci proponendo uno stile personale e giovane, e garantire il massimo benessere possibile a chi usa le nostre auto. Il che vuol dire sedili e sospensioni particolarmente confortevoli, ma anche una connettività all’avanguardia e un abitacolo gradevole, luminoso e ricco di comodi portaoggetti. Tutte caratteristiche che sono presenti al massimo livello nella C4 Cactus appena presentata.”
Come si sta sviluppando la gamma?
Io sono in Citroën dal 2014, e il primo modello del quale ho seguito tutta la gestazione è stata la C3, che oggi è il nostro modello più venduto: oltre 300.000 esemplari a fine 2017. Poi, abbiamo iniziato quella che chiamiamo l’offensiva suv, con la gamma Aircross: la C3, la C4 appena lanciata in Cina (è una C3 Aircross allungata di 12 centimetri, ndr) e la suv C5, che arriverà in Europa a fine 2018. Entro due-tre anni vedremo altri modelli importanti, come una berlina media e una più grande, la sostituita della C5. Puntiamo così ad avere una gamma completa in termini di dimensioni e di tipologia di vetture.
Auto più grandi, e quindi costose, non rischiano di sovrapporsi ai modelli del marchio di lusso DS?
No. La differenza fra Citroën e DS è il posizionamento strategico, le caratteristiche delle vetture, ma non le loro dimensioni. Come Citroën possiamo pensare di produrre modelli in ogni categoria, a patto di disporre di un numero sufficiente di potenziali clienti che consentano di recuperare gli investimenti fatti. Si tratta, ovviamente, di un concetto generale. Per dire, è vero che la citycar C1 (realizzata insieme alla Toyota, ndr) oggi non è omogenea con il resto della gamma, ma occorre valutare se un progetto interamente nuovo possa essere remunerativo o meno.
A proposito di progetti: il gruppo Psa, di cui fate parte, ha appena aperto una filiale negli Stati Uniti. Delle Citroën varcheranno l’Atlantico?
Si tratta di un’iniziativa complessa e a lungo termine. Il gruppo tornerà a vendere auto negli Stati Uniti, ma non abbiamo ancora deciso con quale marchio. Prima occorre sviluppare una rete di vendita, e per farlo serve tempo. Molto tempo.
E in Cina come sta andando?
Citroën è presente fin dall’inizio degli anni 90, quindi la nostra è una realtà consolidata. Ma è un mercato assai competitivo, con molti e validi costruttori locali, dove non si può certo vivere di rendita. E infatti, in attesa dell’arrivo dei nuovi modelli, nella prima metà del 2017 avevamo subito un consistente calo delle vendite. La riscossa è arrivata nel secondo semestre, quando abbiamo fatto segnare una crescita del 42% grazie alla ristrutturazione della rete commerciale e al lancio della C5 Aircross. Anche nei primi mesi di quest’anno i risultati sono stati positivi, e sono convinta che il recentissimo lancio della C4 Aircross ci aiuterà.
Qual è la strategia della Citroën per i motori diesel, oggi messi sotto accusa per le emissioni inquinanti?
Ci adattiamo alla richiesta dei mercati, pronti a riconvertire e a modulare la produzione di motori in base a una richiesta che è in continuo, e rapido cambiamento. Cinque anni fa il 70% delle nostre vendite riguardava le auto a gasolio, mentre oggi siamo scesi al 55, e con la nuova C3 Aircross arriviamo addirittura al 30%. E questo a livello generale. Fra i clienti privati, il passaggio dai motori diesel a quelli a benzina è più rapido che non nelle flotte.
E per le ibride e le elettriche?
Ogni nuovo modello che lanceremo sarà anche elettrificato. La C5 Aircross arriverà anche in versione ibrida.
Credete nella guida autonoma?
Ci stiamo lavorando alacremente. Già i modelli oggi in vendita hanno quegli aiuti elettronici che costituiscono i primi passi per arrivare all’auto che si muove senza conducente. Noi, come gruppo Psa, pensiamo di poter proporre questo tipo di veicoli entro il 2023-2024. Tuttavia, c’è un problema di fondo, che vale per la guida autonoma come anche per la diffusione delle auto elettriche. Manca un piano generale di sviluppo delle necessarie infrastrutture da parte dei governi. Per dir, ci sono sindaci che spingono gli automobilisti a comprare vetture a corrente, nel tentativo di risolvere i problemi di inquinamento delle loro città. Ma nessuno si impegna davvero nello sviluppo di quello che serve per far muovere questi veicoli, come le colonnine di ricarica.
Che risultati avete ottenuto con i vostri servizi Free2Move?
Abbiamo sviluppato delle attività di car sharing, collaborando con specialisti diversi da Paese a Paese. Anche se si tratta di un settore in crescita, i numeri restano piccoli. Ma non ci aspettavamo qualcosa di diverso. Per ora è importante essere presenti, sperimentare, segnare partnership.
Torniamo al prodotto. Le sospensioni e i sedili Advanced Comfort, al debutto sulla C4 Cactus, verranno applicati su tutte le future Citroën? E magari sui altri modelli già in vendita?
In teoria, gli ammortizzatori e le imbottiture speciali possono essere applicati anche su modelli già esistenti, ma non lo faremo. La C4 Cactus li ha ricevuti in occasione di un aggiornamento sostanziale e la nuova C5 Aircross li adotterà, ma non è detto che accadrà lo stesso con tutti i futuri modelli. Per esempio, ritengo che chi guida una C3 non ne senta il bisogno, mentre su una vettura più grande e costosa regalano quel vantaggio in termini di comodità che fa la differenza.
Questo tipo di sospensioni deriva dai rally…
Sì, è stato progettato per rendere più controllabili le auto che vanno al massimo su strade dissetate e compiono salti di decine di metri. Ma ci siamo resi conto che fornisce netti vantaggi anche in termini di comodità, e così l’abbiamo messo a punto anche per i modelli di serie.
Voi correte con la C3 nel campionato mondiale rally, il Wrc. Ci sono dei modelli sportivi nel futuro di Citroën?
No. Non ci interessa né creare delle versioni sportive solo in apparenza, né altre ad elevate prestazioni, perché non sono in linea con il nostro posizionamento. Ciò detto, stiamo lavorando per sfruttare l’immagine della C3 da rally, legandola al prodotto di serie.
L’arrivo dei marchi Opel e Vauxhall nel gruppo Psa ha cambiato la vostra strategia?
No, non ce n’è bisogno. Le indagini che abbiamo compiuto parlano chiaro. Difficilmente chi compra una Citroën può essere interessato a una Opel, o anche a una Peugeot, e viceversa. Quindi, il rischio di sottrarsi clienti a vicenda è modesto. D’altro canto, l’acquisizione dei nuovi marchi è una grande opportunità di sinergia industriale, perché consente di condividere elementi importanti, come le piattaforme e i motori, realizzando forti economie di scala nello sviluppo e nell’acquisto dei componenti. Un altro vantaggio è legato alla rete di vendita: le stesse strutture potranno rappresentare, per quanto in saloni separati, anche più marchi.
Citroën ha una storia molto significativa. Come sfruttate questa eredità?
Abbiamo creato un sito, www.citroenorigins.it, dove mostriamo dettagliatamente i modelli che hanno fatto la storia: una sorta di museo virtuale. Anche il fatto di puntare su comfort e design significa riprendere i valori che da sempre sono tipici del marchio. Ma attenzione, non vogliamo rimanere ancorati al passato, il concetto di retrò non ci interessa. Per intenderci, non creeremo una nuova 2CV. Anche se è stata un’auto eccezionale ai suoi tempi, e oggi è un’icona, il nostro intento è di andare avanti, utilizzando magari alcuni elementi chiave dello stile del passato, come il marchio, e modernizzarli. L’anno prossimo la Citroen compirà cento anni, e celebreremo l’evento. Ma prima tutto vogliamo essere innovativi, seguendo lo spirito del fondatore, André Citroën, che un secolo fa introduceva concetti allora all’avanguardia, come la garanzia, l’assistenza postvendita, la pubblicità sulla torre Eiffel. Questo vogliamo prendere dal passato, lo spirito di essere all’avanguardia.