CAMBIO DI PASSO PER RACCOGLIERE UN’EREDITÀ IMPORTANTE - Primavera 1998: la Opel rinnova la propria offerta nel settore delle berline di medie dimensioni con un modello completamente nuovo rispetto a quello, fortunatissimo e ancora oggi in testa alle classifiche delle vendite della casa tedesca, che nel 1991 aveva raccolto l’eredità della Kadett. La Opel Astra di seconda generazione, identificata dalla lettera G, è tutta nuova a partire dal look: sfoggia linee nettamente più “fresche” e e sbarazzine e un’inedita architettura a due volumi e mezzo che la differenzia a colpo d’occhio dalla precedente Astra F, piuttosto simile, nelle forme, alla vecchia Kadett.
AMATISSIMA IN ITALIA - Grazie anche all’ampio ventaglio di configurazioni di carrozzeria in cui viene proposta - alla classica berlina a tre e cinque porte si affiancano, nel corso degli anni, una pratica station wagon, una grintosa coupé e una spaziosa cabrio -, dal 1998 al 2006 la Opel Astra G fa breccia nel cuore di tantissimi automobilisti italiani, divenendo una presenza assai diffusa sulle strade del nostro paese. Parte del grande successo di quest’auto deriva pure dalle numerose innovazioni che porta in dote. A cominciare dalla scocca, rinforzata a fronte di un incremento di peso di appena 15 kg e che, per la prima volta nella storia della casa di Rüsselsheim, è completamente zincata, garantendo una maggior resistenza alla corrosione.
LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO - Il progetto del telaio della Opel Astra G tiene anche conto della sicurezza attiva, offrendo una miglior grip delle ruote anteriori sull’asfalto e riducendo i rischi di imbardata. La guida è ancora più sicura a partire dal 1999, grazie all’introduzione del controllo elettronico della stabilità. Sempre sul fronte della sicurezza, molto importante è il sistema di rilascio del freno e della frizione: brevettato dalla casa madre, che lo adotta per la prima volta sulla Vectra B nel 1995, provvede, in caso di urto frontale, allo sgancio automatico dei pedali dalla loro sede, riducendo i rischi di lesioni gravi per le gambe e i piedi del conducente. Migliora inoltre la visibilità notturna, grazie ai nuovi fari, che hanno le lenti trasparenti e generano un fascio luminoso del 30% più potente.
UNA GRAN VOGLIA DI CORRERE - La Opel Astra G non si distingue soltanto per il nuovo stile della carrozzeria, molto più giovanile e dinamico rispetto al passato, e per i primati che può vantare sul fronte della sicurezza. La nuova compatta di medie dimensioni della casa del fulmine riesce a far parlare di sé anche in ambito sportivo. Alla fine del 2002, per la Opel il leggero restyling di metà carriera della Astra è l’occasione perfetta per offrirne una variante espressamente orientata alla ricerca delle prestazioni e del divertimento di guida. L’Astra OPC Turbo, grazie ai 192 CV forniti dal suo 2.0 16V sovralimentato mediante turbocompressore, si afferma come una delle hot hatch più potenti e veloci sul mercato, con uno scatto da 0 a 100 km/h in poco più di sette secondi e una punta massima di ben 240 km/h.
ANCHE CON IL V8 - Un profumo di corse ancora più intenso avvolge la “cattivissima” Astra OPC X-treme Concept: svelata nel 2001 al salone di Ginevra, è di fatto la versione stradale del bolide con carrozzeria coupé e motore V8 da circa 500 CV impegnato nel DTM, il Campionato turismo tedesco. L’anno successivo, in tempi in cui i costruttori generalisti credevano molto nella declinazione di un singolo modello in numerose versioni, nella gamma della Astra fa capolino la cabriolet: mossa dagli stessi motori della coupé, più un 1.6 16V, offre praticamente lo stesso, abbondante spazio per quattro persone, con il plus della guida con il vento nei capelli.
> LEGGI ANCHE - Opel Astra: il lato vivace dell’ibrido