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La Tesla condannata a un maxi-risarcimento

Pubblicato 07 agosto 2025

Un tribunale americano ha accordato 242 milioni di dollari ai querelanti, per un incidente che ha coinvolto il sistema di guida autonoma della Tesla.

La Tesla condannata a un maxi-risarcimento

GUIDA AUTONOMA SOTTO ACCUSA

Alle prese con un fatturato in discesa a causa di un calo delle vendite che prosegue ormai da diversi mesi (qui la notizia), la Tesla è stata condannata a pagare un risarcimento di 242,5 milioni di dollari a per un incidente del 2019. La cifra è stata ottenuta sommando i 42,5 milioni da versare come risarcimento per i danni parzialmente provocati dall’Autopilot, il sistema di guida autonoma della casa americana, agli ulteriori 200 milioni di dollari, che la Tesla è stata condannata a pagare come danni punitivi per aver provato a nascondere le prove. 

I FATTI

Nella primavera del 2019, dopo aver parcheggiato la loro vettura ed essere scesi da essa, la 22enne Naibel Benavines Leon e il suo ragazzo Dillon Angulo (27 anni) sono stati travolti nei pressi di un incrocio da una Tesla Model S (nelle foto), che che viaggiava a circa 100 km/h. Dillon venne sbalzato a oltre 20 metri dal punto d’impatto, “cavandosela” con diverse ossa rotte e una lesione cerebrale, mentre Naibel morì sul colpo. Il guidatore della Model S, George McGee, affermò di essere stato distratto dal telefono prima dell’incidente, confidando che l’Autopilot attivo in quel momento si sarebbe occupato della guida. Dillon Angulo e i familiari di Naibel decisero quindi di citare in giudizio anche la Tesla. 

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IL PROCESSO

Nel dibattimento, la Tesla ha provato a sostenere che l’Autopilot avesse funzionato come previsto, cercando di scaricare la colpa interamente sul guidatore, che viaggiava al di sopra del limite di velocità. Sebbene la giuria abbia ritenuto McGee il principale responsabile dell’incidente, ha anche stabilito che la casa produttrice dell’auto condivideva con lui il 33% della colpa (da qui i 42,5 milioni di dollari come danni compensativi per le vittime). Secondo la giuria, il sistema Autopilot della Tesla non ha funzionato correttamente durante l’incidente, non riuscendo ad avvisare il conducente e a evitare la collisione. Inoltre, è stato anche stabilito che il sistema non avrebbe dovuto essere attivo su strade urbane o extraurbane, come quella in cui è avvenuto il sinistro, ma solo su autostrade.

I DANNI PUNITIVI

Ai danni compensativi si sono aggiunti anche i 200 milioni di dollari di danni punitivi. La prova più importante del processo, secondo gli avvocati dei querelanti, era infatti un video dell’incidente che includeva i dati del computer del sistema di guida automatico. Inizialmente la Tesla, tramite il suo avvocato, non aveva inviato alla polizia tutti i dati dell’incidente, dopo aveva detto che i file erano corrotti e non potevano essere recuperati. Dopo varie vicissitudini, un perito della parte offesa è riuscito a scoprire che queste informazioni potevano essere recuperate: sebbene fosse stato cancellato dall’auto, tre minuti dopo la collisione il file era stato caricato sui server della Tesla. Recuperato il file, la giuria ha sottolineato come la Tesla abbia cercato di nascondere informazioni cruciali sulla collisione. 

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SI ATTENDE IL RICORSO

“Il verdetto di oggi è sbagliato e serve solo a ostacolare la sicurezza automobilistica e mettere a repentaglio gli sforzi della Tesla e dell’intero settore per sviluppare e implementare tecnologie salvavita”, ha commentato la casa automobilistica preannunciando il ricorso. La posizione ufficiale dell’azienda è sempre la stessa: “Non si è mai trattato del pilota automatico; era una finzione inventata dagli avvocati dei querelanti che incolpavano l’auto, mentre l’autista da subito ha ammesso e accettato la responsabilità”.



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Ritratto di forfait
7 agosto 2025 - 12:07
Ma sti sistemi dovrebbero essere, secondo la mia idea di buon senso, "a compensare" / "in ridondanza". Te <persona intanto sei alla guida, hai la patente (vabbè eccetto Tokyo e Madrid dove la gente di fronte a una patente sviene), hai cognizione "tradizionale" di come il mondo che ti sta attorno giri (anche nelle piccole cose "non a manuale" che l'esperienza di guida ti ha portato a riconoscere nel tempo). Quindi ssa neo idea che "lascio fare" (anche nel piccolo frangente temporale) a me non convince (perché la vita è fatta di cose andate "male" esattamente in una frazione di tempo, in piccoli frangenti temporali; soprattutto quando vai a 90-110-130 orari)
Ritratto di forfait
7 agosto 2025 - 12:09
Quindi tieni quei cacchio di occhi sulla strada, please... :|
Ritratto di forfait
7 agosto 2025 - 12:12
*Poi la distrazione fa parte della natura umana (e infatti ok a compensare proprio con ssi neo sistemi), ma è l'idea di fondo del sostanziale potersi disinteressare come apparente neo atteggiamento predominante, che trovo fallace
Ritratto di bangalora
8 agosto 2025 - 12:41
Ma il dispositivo che ho sulla mia ti permette di togliere le mani per un paio di minuti ( 2 e sotto ai 70km/h) il tempo di una stiratina e di prendere qualche oggetto dal cassettino poi un sibilo ti invita caldamente a riprendere il volante , se questo non avviene l' auto rallenta e dopodiché si ferma con le quattro frecce. Penso sia sensato un dispositivo del genere, ma fare un auto con guida total autonoma, mi sembra tanto da rinco.......
Ritratto di Newcomer
11 agosto 2025 - 09:46
Rallenta e si ferma dove? Accosta o si ferma laddove si trova?
Ritratto di bangalora
11 agosto 2025 - 16:33
Ovvio, mettiamo il caso che se l' auto si ferma improvvisamente per diversi motivi non riesce a trovare un parcheggio, la prima operazione è quella di mettere le doppie frecce per evidenziare la difficoltà di marcia del veicolo. Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Il dispositivo della mia auto non contempla il parcheggio in automatico, ma serve molto per piccole operazioni ma soprattutto per un improvviso malessere del conducente. Poi se uno ha ancora un briciolo di forze, preme il pulsante posto in alto sulla cappelliera, per chiedere aiuto alla centrale. Quindi a mio avviso è un ottima auto, oltre al confort, guarda alla sicurezza. Penso e spero di essere stato esaustivo.
Ritratto di Tistiro
7 agosto 2025 - 12:19
Povero dillon angulo......
Ritratto di Balzar
7 agosto 2025 - 12:36
Benissimo. Speriamo che sia il primo passo verso la bocciatura definitiva di questi sistemi di guida autonoma.
Ritratto di Nonmenefreganiente Dellevostreopinioni
7 agosto 2025 - 12:42
propongo una colletta per aiutare il CEO a sanare la perdita
Ritratto di camp0scalare
7 agosto 2025 - 12:48
Temo che il percepito possa essere diventato: tutto sommato costano il giusto, non hanno difetti, ti consentono pure qualche distrazione
Ritratto di Laf1974
7 agosto 2025 - 13:14
In America sulle confezioni di pane congelato c'è scritto: "Cuocere in forno prima di consumarlo". Ora, metti ste catzo di mani sul volante e guida sennò vai a piedi, pls.
Ritratto di alex_rm
7 agosto 2025 - 13:14
Meglio un auto cinese di una auto di una azienda degli Stati Uniti di cui mask a contribuito a far eleggere il carota
Ritratto di simo1888
7 agosto 2025 - 14:07
Con tutte le bugie che ha raccontato in questi anni è pure poco
Ritratto di Andre_a
7 agosto 2025 - 14:10
Vediamo come procede, sarà un caso importante per la giurisprudenza americana. D'istinto mi trovo d'accordo col giudice: se l'elettronica dell'auto poteva evitare l'incidente, ma non l'ha fatto, è giusto che la casa madre contribuisca alla colpa. Ovvio che il colpevole principale rimanga il conducente, ma questo non dovrebbe permettere alle case di creare adas che funzionino a casaccio.
Ritratto di Flynn
7 agosto 2025 - 16:10
3
Tra l'altro se utilizzata in modalità guida autonoma l'auto dovrebbe rispettare i limiti di velocità.
Ritratto di Andre_a
8 agosto 2025 - 10:55
La chiamano guida autonoma, ma è "solo" un cruise control col mantenimento di corsia, se non ci sono auto davanti va alla velocità che hai impostato te. Almeno, nel 2019 faceva così, oggi non saprei
Ritratto di Flynn
8 agosto 2025 - 11:01
3
Ah ok, visto che si parlava di utilizzo legale solo in autostrada pendavo fosse la guida autonoma.
Ritratto di Flynn
7 agosto 2025 - 15:53
3
Sentenza completamente diversa in Svizzera, dove un tedesco è morto a seguito dello schianto della Tesla che viaggiava in autopilot contro un cantiere autostradale. Mi è rimasto impresso e ho seguito perché ci sono passata di fianco su una strada secondaria metre l'auto cappottata bruciava.
Ritratto di giocchan
7 agosto 2025 - 15:58
Mi sembra una roba molto, molto forzata. Il conducente dichiara "di essere stato distratto dal telefono prima dell’incidente, confidando che l’Autopilot attivo in quel momento si sarebbe occupato della guida", oltretutto l'auto "viaggiava al di sopra del limite di velocità". Tra l'altro, parliamo del 2019, quando l'Autopilot era persino molto più acerbo di oggi... affidarsi all'Autopilot disinteressandosi da ciò che accadeva in strada era una roba da incoscienti. Invece arriva la "giuria popolare", e dice che il 33% della colpa è di Tesla: che cavolo vuol dire 33%????? Detto questo, il fatto che Tesla abbia cercato, in malafede, di occultare la registrazione dell'accaduto è un fatto incredibilmente grave: lì i 200milioni di "danni punitivi" sono il minimo.
Ritratto di AZ
7 agosto 2025 - 19:32
Giusto perché la guida NON è autonoma.
Ritratto di Miti
7 agosto 2025 - 20:58
1
Sono stufo di tutti questi articoli senza niente di niente...
Ritratto di Miti
7 agosto 2025 - 21:11
1
Ecco una articolo da leggere non tanto lontano, nel 2019, 19 luglio...................................................... Mazda MX-5: 30 anni e non sentirli. In occasione dei 30 anni della spider giapponese, ci siamo messi al volante di tutte e quattro le generazioni. Dici Mazda MX-5 e pensi ad una spider leggera e divertente, con dimensioni ridotte e la trazione posteriore. Queste sue caratteristiche non sono mutate con il passare degli anni, tanto da farla diventare la spider di maggior successo nella storia: le quattro generazioni, a partire dal 1989, hanno superato tre anni fa il milione di esemplari consegnati. A parte per i principi fondamentali, dal 1989 ad oggi la MX-5 è cambiata parecchio: per scoprire come si è evoluta, in occasione di un evento organizzato dalla casa per le celebrazioni dei 30 anni del modello, abbiamo guidato tutte le generazioni. 1) MAZDA MX-5 NA (1989). La “carriera” della MX-5 inizia a febbraio 1989, quando viene presentata al salone dell’auto di Chicago. Lunga 397 cm e pesante meno di 1000 kg (distribuiti al 50/50 fra i due assi delle ruote), con i tipici fari anteriori a scomparsa, la prima generazione della Mazda MX-5 (chiamata internamente con il nome in codice NA) ha una carrozzeria con linee molto pulite, che ricorda quella della Lotus Elan degli Anni 60. L’interno, visto con gli occhi di oggi, è assai spartano, perché la consolle è quasi del tutto priva di tasti e viene arricchita solo dai comandi per la regolazione dei flussi e della temperatura dell’aria. L’auto del test risale al 1990 e ha il motore benzina 1.6 aspirato, un quattro cilindri da 115 CV che eroga la potenza con grande fluidità. La Mazda MX-5 si lascia condurre svelta nel traffico, dove può “sgusciare” grazie alle dimensioni ridotte. Azionare il volante richiede un certo sforzo nelle manovre, nonostante la presenza del servosterzo, ma è nelle strade ricche di curve che la Mazda dà il meglio: lo sterzo è preciso e consente di “dipingere” le traiettorie, mentre il motore si fa trovare pronto anche in uscita dalle curve. A non convincere è solo il cambio manuale a cinque marce, dotato di una corta leva che si impugna alla perfezione, con innesti un po’ contrastati. 2) MAZDA MX-5 NB (1998) La seconda generazione arriva nove anni dopo ed è basata sul telaio della prima Mazda MX-5, tanto che le dimensioni non variano: è lunga 397 cm, larga 168 cm e alta 122 cm. Il peso supera i 1000 kg, complici le nuove dotazioni in nome della sicurezza. Lo stile diventa più tondeggiante e vengono eliminati i fari a scomparsa, mentre i tasti nella consolle la arricchiscono visivamente. L’auto del test era dotata del bel volante della Nardi con corona in legno, optional dell’epoca, un tocco di eleganza per un ambiente altrimenti molto austero. La Mazda MX-5 NB era disponibile con due motori benzina: il 1.6 da 115 CV e il 1.8 da 140 CV, quest’ultimo abbinato ad un nuovo cambio manuale a sei marce. Ci siamo messi nuovamente alla guida di un esemplare dotato del 1.6, che si è confermato regolare e pastoso, come nel caso della NA, tanto che il peso in più non si avverte: lo ‘0-100’ in 9,7 secondi è adeguato e l’agilità nei cambi di direzione resta sempre invidiabile. Gli innesti del cambio non sono stati migliorati, mentre lo sterzo resta uno degli elementi migliori della piccola spider. Frizione e freno non richiedono un grande sforzo per essere azionati, rendendo poco stressante la guida in città. 3) MAZDA MX-5 NC (2005) Home » News NEWS Mazda MX-5: 30 anni e non sentirli mazda mx-5 di Paolo Alberto Fina Pubblicato 19 luglio 2019 In occasione dei 30 anni della spider giapponese, ci siamo messi al volante di tutte e quattro le generazioni. Mazda MX-5: 30 anni e non sentirli Dici Mazda MX-5 e pensi ad una spider leggera e divertente, con dimensioni ridotte e la trazione posteriore. Queste sue caratteristiche non sono mutate con il passare degli anni, tanto da farla diventare la spider di maggior successo nella storia: le quattro generazioni, a partire dal 1989, hanno superato tre anni fa il milione di esemplari consegnati. A parte per i principi fondamentali, dal 1989 ad oggi la MX-5 è cambiata parecchio: per scoprire come si è evoluta, in occasione di un evento organizzato dalla casa per le celebrazioni dei 30 anni del modello, abbiamo guidato tutte le generazioni. MAZDA MX-5 NA (1989) La “carriera” della MX-5 inizia a febbraio 1989, quando viene presentata al salone dell’auto di Chicago. Lunga 397 cm e pesante meno di 1000 kg (distribuiti al 50/50 fra i due assi delle ruote), con i tipici fari anteriori a scomparsa, la prima generazione della Mazda MX-5 (chiamata internamente con il nome in codice NA) ha una carrozzeria con linee molto pulite, che ricorda quella della Lotus Elan degli Anni 60. L’interno, visto con gli occhi di oggi, è assai spartano, perché la consolle è quasi del tutto priva di tasti e viene arricchita solo dai comandi per la regolazione dei flussi e della temperatura dell’aria. L’auto del test risale al 1990 e ha il motore benzina 1.6 aspirato, un quattro cilindri da 115 CV che eroga la potenza con grande fluidità. La Mazda MX-5 si lascia condurre svelta nel traffico, dove può “sgusciare” grazie alle dimensioni ridotte. Azionare il volante richiede un certo sforzo nelle manovre, nonostante la presenza del servosterzo, ma è nelle strade ricche di curve che la Mazda dà il meglio: lo sterzo è preciso e consente di “dipingere” le traiettorie, mentre il motore si fa trovare pronto anche in uscita dalle curve. A non convincere è solo il cambio manuale a cinque marce, dotato di una corta leva che si impugna alla perfezione, con innesti un po’ contrastati. MAZDA MX-5 NB (1998) La seconda generazione arriva nove anni dopo ed è basata sul telaio della prima Mazda MX-5, tanto che le dimensioni non variano: è lunga 397 cm, larga 168 cm e alta 122 cm. Il peso supera i 1000 kg, complici le nuove dotazioni in nome della sicurezza. Lo stile diventa più tondeggiante e vengono eliminati i fari a scomparsa, mentre i tasti nella consolle la arricchiscono visivamente. L’auto del test era dotata del bel volante della Nardi con corona in legno, optional dell’epoca, un tocco di eleganza per un ambiente altrimenti molto austero. La Mazda MX-5 NB era disponibile con due motori benzina: il 1.6 da 115 CV e il 1.8 da 140 CV, quest’ultimo abbinato ad un nuovo cambio manuale a sei marce. Ci siamo messi nuovamente alla guida di un esemplare dotato del 1.6, che si è confermato regolare e pastoso, come nel caso della NA, tanto che il peso in più non si avverte: lo ‘0-100’ in 9,7 secondi è adeguato e l’agilità nei cambi di direzione resta sempre invidiabile. Gli innesti del cambio non sono stati migliorati, mentre lo sterzo resta uno degli elementi migliori della piccola spider. Frizione e freno non richiedono un grande sforzo per essere azionati, rendendo poco stressante la guida in città. MAZDA MX-5 NC (2005) I fan più “integralisti” della Mazda MX-5 non mettono la terza generazione allo stesso livello delle altre, complici le forme più “abbondanti” (402 cm di lunghezza e 172 cm di larghezza), che la fanno apparire meno snella rispetto alle NA e NB. La MX-5 NC è basata su un nuovo telaio e ha un abitacolo con qualche comfort in più, come i sedili riscaldabili (utili per guidare a capote abbassata d’inverno) e nuovi portaoggetti, compreso quello fra i sedili chiuso da uno sportellino. Debutta la versione RC, con il tetto rigido ripiegabile. I motori della terza generazione della Mazda MX-5 sono un 1.8 da 126 CV e un 2.0 da 160 CV. L’auto del test aveva il “duelitri”, che appare fin dai primi metri assai più godibile rispetto ai 1.6 del passato: la fluidità non viene meno, ma in più ci sono una spinta più corposa e un rumore allo scarico più intenso. Lo sterzo rimane piuttosto pesante da manovrare a bassa velocità, ma è più preciso al crescere dell’andatura, con la conseguenza che il divertimento nei percorsi tortuosi è ancora maggiore. A sorprenderci però è stato il cambio, finalmente all’altezza, grazie agli innesti delle sei marce più precisi. Non si può dire altrettanto della frizione: la corsa troppo ridotta necessita di assuefazione per ottenere una guida fluida nel traffico cittadino. 4) MAZDA MX-5 ND (2014) La casa giapponese torna al passato con la quarta generazione della Mazda MX-5, riducendo le dimensioni, che sono al di sotto anche delle prime due generazioni (misura solo 392 cm), e il peso, meno di 1000 kg, sempre ripartiti al 50-50 fra i due assi per migliorare la guida. Anche lo stile si discosta nettamente dalla tondeggiante terza generazione, con una carrozzeria dai tratti più tesi e grintosi. Moderna la plancia, che al centro ha l’immancabile schermo del sistema multimediale. Ci sono l'avviso di uscita involontaria dalla corsia, la frenata d'emergenza automatica e i sensori degli angoli ciechi degli specchietti. Oltre alla Roadster, con il tetto in tela, c’è la MX-5RF con il tetto rigido ripiegabile elettricamente. Ci siamo messi alla guida della Mazda MX-5 30th Anniversary, prodotta in 3000 esemplari (90 per l’Italia), tutti di colore arancio Racing, con cerchi neri, molle sportive per le sospensioni posteriori e motore 2.0 da 184 CV. L’elasticità del motore qui è ancora maggiore, perché il 2.0 si fa trovare sempre pronto viaggiando con un filo di gas, ma in più sfodera un bel “caratterino” fra i 5000 ed i 7000 giri. Il cambio fa venir voglia di “strapazzarlo” da tanto è preciso, perché le sei marce hanno una corsa corta ed entrano senza impuntamenti anche forzando l’andatura, frangente in cui si apprezza lo sterzo: bastano poche curve lungo una strada di collina per sentirsi piloti da sempre. Su un’auto così convincente però balzano all’occhio le piccolezze, ed è per questo che siamo rimasti delusi dalla regolazione del sedile: al posto del sistema a leva, poco preciso, ne avremmo preferito uno a rotella.
Ritratto di Flynn
9 agosto 2025 - 18:08
3
Devo essere onesto, caro Miti, ne va della mia integrità. La MX5 non mi ha mai convinto particolarmente. Troppo easy, troppo poco estrema. Forse però con un buon tuning potrebbe tornare in gioco.. vedremo !
Ritratto di Miti
9 agosto 2025 - 21:25
1
La Mazda MX-5, nota anche come Miata, è disponibile in diverse versioni potenziate, con un focus particolare sul motore 2.0 litri, che in alcune versioni raggiunge i 184 CV, e con versioni speciali come la 12R che sfiora i 200 CV. Ecco di cosa parlavo, caro Flynn.
Ritratto di Flynn
9 agosto 2025 - 21:43
3
Interessante la 12R, mi era completamente sfuggita. Pero' ecco ... non è la potenza che le manca, anzi è ottimamente equilibrata. E' che la vedi li, tutta tenera e carina e da' l'impressione di essere una cucciolotta ,non una tigre.
Ritratto di Miti
9 agosto 2025 - 22:38
1
La filosofia giapponese... " che carina, magari le facciamo ... ziaaaa, porvacca, mamma, mi ha morso"!!!! Magari con un volante a pelliccia!?!?
Ritratto di Mbutu
8 agosto 2025 - 09:06
Io è da tempo che dico che Tesla ha delle responsabilità per come pubblicizza il suo sistema. Ma il punto sarebbe vietargli quella pratica. Anche perché non fa bene alla tecnologia stessa perché poi l'AF medio capisce: la guida autonoma non funziona.
Ritratto di Andre_a
8 agosto 2025 - 11:01
Sono d'accordo. Penso anche che almeno l'Europa, generalmente molto attenta sulle denominazioni, potrebbe e dovrebbe fare qualcosa in merito.
Ritratto di Lele_1998
8 agosto 2025 - 13:19
3
Infatti il focus è proprio questo, ed è giustissimo. Tesla ha sempre tirato troppo la corda, a partire dal nome autopilot(criticato da euroncap e nhtsa). Ma senza un po' di opinioni giurisdizionali poco si può fare, specialmente ora che stanno mettendo in mezzo i robotaxi. Quello che i teslari non capiscono è che l'acquirente medio crede realmente di avere una guida autonoma, non un banale sistema di ADAS di livello 2 che montano cani e porci
Ritratto di 19andrea81
9 agosto 2025 - 09:59
Lavoro principalmente con turisti americani e tanti di loro mi chiedono cosa penso della guida autonoma. Io rido e gli faccio vedere in che condizioni sono le nostre strade e più che altro come guidano gli italiani,auto che non rispettano la distanza di sicurezza, motorini contromano,pedoni che passano ovunque senza guardare. Ma stiamo scherzando?! Già con gli ADAS attuali non si va da nessuna parte senza spegnere tutto
Ritratto di Lorenz99
10 agosto 2025 - 12:47
BASTANO UN CENTINAIO DI QUESTI INCIDENTI,(CHE STATISTICAMENTE PARLANDO,SU MILIONI DI AUTO, SONO POCHISSIMI) O PEGGIO UN ATRACCO HACKER, E UN PRODUTTORE DI RITROVA FALLITO. LA GUIDA AUTONOMA PRIMA ANCORA CHE TECNOLOGICA,È UNA SFIDA GIURIDICA.
Ritratto di Alexspc79
19 agosto 2025 - 14:21
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