AUTO ROBOT, TEMPI DI MAGRA - I tempi nei quali una startup dedicata alla guida autonoma raccoglieva facilmente finanziamenti milionari, se non miliardari, potrebbero essere sul viale del tramonto. La promessa di arrivare a veicoli completamente autonomi - con enormi conseguenze sul mercato e la creazione di intere famiglie di business innovativi - è infatti parzialmente sconfessata da manager e esperti del settore. L’ipotesi dirompente è che potrebbero essere necessari ‘controllori di volo’, ovviamente umani, che sbroglino situazioni scabrose non risolvibili dal guidatore-robot. I segnali di una disaffezione ci sono già: gli investimenti nelle startup focalizzate sulla mobilità futura segnano il passo, con quelle concentrate nella guida autonoma a registrare un -10% degli investimenti nel secondo trimestre 2022. Gli investimenti complessivi nelle startup AV (Autonomous Vehicles) del trimestre sono infatti ‘scesi’ a 958 milioni di dollari, quando due anni fa Waymo raccoglieva 3 miliardi, la divisione AV di Didi poteva contare su 500 milioni e Amazon acquistava la startup Zoox per 1,3 miliardi.
È UN GRANDE BLUFF? - La grande promessa dei veicoli a guida autonoma - i computer e l’intelligenza artificiale ridurranno sostanzialmente gli incidenti da errore umano - è stata il catalizzatore della ricerca e degli investimenti, ma sembra prendere forma una deludente consapevolezza. Sembra infatti che sia tremendamente difficile realizzare veicoli-robot che siano più sicuri dei guidatori umani: attualmente i software per la guida autonoma non sono bravi quanto le persone nel prevedere e valutare rapidamente i rischi, soprattutto nel caso di situazioni impreviste. Sappiamo che attualmente la sperimentazione dei veicoli a guida autonoma prevede sempre la presenza di supervisori umani in un centro di controllo remoto e Automotive News ha domandato alle aziende del settore se vedessero in prospettiva la possibilità di poterne fare a meno. Kyle Vogt, ceo di Cruise-GM (qui la notizia del concept autonomo Origin) ha risposto che se "riesco a garantire ai miei clienti la massima tranquillità sapendo che c'è un essere umano pronto ad aiutare non capisco perché dovrei farne a meno”.
CONTROLLORI DI VOLO PER VEICOLI STRADALI - Lo scenario appare simile a quello dei controllori del traffico aereo: supervisori umani sistemati centinaia di km di distanza che controllano i video prodotti dagli AV. Questi controllori saranno pronti a intervenire per soccorrere le auto-robot, risolvendo le situazioni di pericolo e sbloccando i veicoli ‘inceppati’: si sa che gli AV si fermano quando non ‘capiscono’ cosa fare. Sappiamo che il ricorso a supervisori umani è prassi comune durante i test degli AV: essi costituiscono una spesa aggiuntiva ma sono indispensabili nella gestione dei casi limite, che possono essere consueti, come cantieri che restringono le carreggiate, o imprevedibili come certi comportamenti di pedoni o automobilisti o ostacoli imprevisti sulla sede stradale. Anche in questo caso le perplessità non sono poche: Kyle Vogt di Cruise afferma che gli AV dell'azienda in fase di test a San Francisco hanno bisogno degli esseri umani meno dell'1% delle volte. Ma come controllare migliaia o forse milioni di veicoli a guida autonoma in tempo reale? Si tratta di procedure - e difficoltà - ben diverse rispetto al monitoraggio di poche migliaia di aerei in volo contemporaneo.
OCCORRONO RIFLESSI FULMINEI - La questione è sollevata da James Routh, ceo di AB Dynamics, una realtà che conduce test e simulazioni sui veicoli ed è coinvolta anche nella sperimentazione dei sistemi avanzati di assistenza alla guida, quegli ADAS che sono le fondamenta della guida autonoma. Nei suoi test sulle automobili, AB Dynamics utilizza un braccio robotico per azionare i comandi con l’idea di un suo futuro impiego in retrofit per rendere semi-autonomi i veicoli minerari e quelli usati in agricoltura, che si muovono lentamente. La visione di Routh è una squadra di controllori che da remoto supervisiona, per esempio, i camion a guida autonoma che operano in miniera: quindi veicoli lenti in ambienti chiusi e ben definiti. A suo parere questo modus operandi non è però trasportabile in scenari con ambienti più aperti e con veicoli numerosi e veloci: per i supervisori umani potrebbe essere difficile (se non impossibile) reagire abbastanza rapidamente alle situazioni pericolose.
SITUAZIONI PIÙ CONTROLLABILI (ENTRO CERTI LIMITI) - Un altro punto di vista è quello del ceo di Imperium Drive Koosha Kaveh, la cui società sta facendo lavorare esseri umani come supervisori remoti per le consegne sperimentali con veicoli robot nella città inglese di Milton Keynes. Secondo Kaveh le perplessità sulla velocità di un controllo remoto fatto da esseri umani sono destinate ad attenuarsi perché man mano che gli AV aumenteranno sulle strade i casi limite che i robot potrebbero non riuscire a gestire diminuiranno dato che i veicoli autonomi sono più prevedibili dei guidatori umani. In ogni caso "non si arriverà mai a zero casi limite". Ocado Group, una società che prevede di lanciare entro un anno una piccola flotta di AV, in collaborazione con la startup Oxbotica attiva nel software per la guida autonoma, pensa a veicoli supportati da supervisori umani remoti che si muoveranno su percorsi prestabiliti in una piccola città inglese con velocità massima di 48 km l'ora. Alex Harvey, capo della tecnologia di Ocado, ritiene che "48 km l’ora se un veicolo va nel panico può azionare il freno di emergenza e chiedere aiuto. Questa strategia appare praticabile a bassa velocità ma non può essere applicata in autostrada perché le frenate brusche sarebbero un rischio per la sicurezza”. Il futuro della guida autonoma sembra quindi, almeno per ora, alquanto prosaico perché coinvolgerà veicoli lenti in ambiti ristretti: consoliamoci pensando che il computer che abbiamo fra le orecchie è attualmente molto più capace e sicuro di qualsiasi algoritmo, a patto di essere prudenti...