Dieci Fiat sportive da non dimenticare

Per la versione sportiva della 508, meglio conosciuta come “Balilla” (il nome assegnato ai ragazzini tra gli 8 e i 14 anni durante il regime fascista), la Fiat sceglie una grintosa scocca aperta disegnata dalla carrozzeria torinese Ghia. Allestita sullo stesso pianale con passo di 2,25 metri della torpedo da cui deriva, questa piccola spider è mossa da un motore di 995 cc a valvole laterali che fornisce una potenza di 30 CV (nel 1934 saliranno a 36 con l’adozione di una più moderna unità a valvole in testa). Proposta in due configurazioni, “Coppa d’Oro” e “Mille Miglia” (quest’ultima riconoscibile a colpo d’occhio per i parafanghi di tipo motociclistico, separati dalla carrozzeria), la Fiat Balilla Sport 508 S è stata per lunghi anni una presenza costante nelle principali competizioni automobilistiche dell’epoca, dalla 24 Ore di Pescara alla Targa Florio alla Mille Miglia. 

Sono trascorsi più di settant’anni dalla sua prima apparizione, eppure le forme filanti e affusolate della Fiat 8V fanno ancora girare la testa. Elegante e veloce come una Maserati, questa favolosa berlinetta a due posti secchi deve il suo nome al motore incastonato nel suo lungo cofano anteriore: un raffinato V8 con distribuzione a valvole in tasta da quasi due litri di cilindrata che fornisce 105 CV. Una potenza non stratosferica, ma sufficiente a farle raggiungere i 190 km/h. Prodotta in 114 esemplari dal 1952 al 1954, la 8V si è distinta anche in alcune importanti manifestazioni sportive dell’epoca come la 12 Ore di Pescara e la Coppa Monza.

Nel 1948 la Fiat affida a Dante Giacosa, il futuro “papà” della 500 e di tanti altri fortunati modelli, lo studio di un prototipo mosso da una turbina a gas. Composto da un compressore e da una turbina a doppio stadio e da una turbina motrice a uno stadio con relativo gruppo riduttore, il propulsore viene ultimato nel 1953. Il 4 aprile dell’anno seguente la vettura poggia le ruote sull’asfalto dell’anello di prova del Lingotto per i primi test. Ispirata a quella della 8V, della quale la Fiat Turbina mantiene inalterato il passo di 2,4 metri, la carrozzeria è molto aerodinamica: il Cx misurato nella galleria del vento è pari a circa 0,14. Un risultato notevole e che, grazie anche a una potenza massima di ben 300 CV, consente a questa filante coupé di raggiungere una punta massima - mai rilevata ufficialmente - di 250 km/h.

Insieme all’Alfa Romeo Giulietta con la stessa configurazione di carrozzeria è la spider italiana più conosciuta e amata nel mondo. Disegnata da Tom Tjaarda e allestita dalla Pininfarina sulla base meccanica della 124 berlina, questa sbarazzina ed elegante sportiva aperta è mossa da un grintoso 1.4 quattro cilindri bialbero che fornisce 90 CV e le consente di filare fino a 170 km/h. A partire dall’estate del 1972 è offerta anche con un 1.6 da 108 CV (con una velocità massima di 180 km/h) e con un 1.8 da 118 CV (185 km/h). Nel 1974 la Fiat 124 Sport Spider scompare dai listini europei: fino al 1982, anno in cui ritorna sui mercati del Vecchio Continente con il nome di Spider Europa, la produzione è riservata agli Stati Uniti.

Nata grazie a un accordo tra la Fiat e la Ferrari, che all’epoca si rivolse alla Fiat poiché aveva la necessità di costruire un numero di motori “Dino” sufficiente a ottenere l'omologazione in Formula 2 della monoposto Dino 166 F2, questa atletica e muscolosa spider firmata Pininfarina è equipaggiata con un 2.0 V6 strettamente imparentato con quello della più esclusiva e costosa Dino 206 GT. Rispetto alla berlinetta di Maranello la Fiat Dino Spider sconta una differenza di 20 CV, fermandosi a quota 160: una potenza comunque più che sufficiente a farle raggiungere senza sforzo i 210 km/h. Nel 1969, con il lancio della seconda serie del modello, il motore “2000” lascia il posto a una più potente unità da 2,4 litri e 180 CV. 

A un anno di distanza dalla presentazione della Fiat Dino Spider, la casa torinese propone quella grintosa sportiva in un’altrettanto affascinante versione chiusa a passo allungato (da 2,28 a 2,55 metri) e abitacolo a quattro posti. Allestita dalla carrozzeria Bertone, La Fiat Dino Coupé è mossa dallo stesso 2.0 V6 da 160 CV della sorella con la carrozzeria aperta, ma a causa di un peso maggiore (1280 kg a vuoto, a fronte dei 1150 del modello con il tetto in tela), la velocità massima scende a 200 km/h. Nel 1969 la vettura beneficia degli stessi aggiornamenti meccanici della spider.

Molto più grintosa della Fiat 850 Spider di cui raccoglie il testimone, la Fiat X1/9 abbina al motore da 75 CV della 128 Sport 1300 (che però viene montato al centro della vettura e collegato alle ruote posteriori) un’originalissima carrozzeria spider-coupé. Opera di Marcello Gandini (che la disegna rispolverando le forme della “sua" Runabout, una piccola e sfiziosa barchetta su base Autobianchi A112), questa piccola sportiva supera senza patemi i 170 km/h. Più che dei cavalli sotto il cofano, il merito di una velocità massima all’epoca appannaggio di modelli molto più potenti e blasonati è di una silhouette molto slanciata e di un peso in ordine di marcia di appena 880 kg.

Dall’accoppiata tra il motore 2.0 quattro cilindri bialbero da 115 CV all’epoca montato anche sull’ammiraglia 132 e la scocca a due porte della 131 viene fuori la Fiat 131 Racing. Meno “esagerata” della versione Abarth, si distingue dal modello normale per i quattro fari tondi di diametro diverso (quelli interni sono più piccoli), i codolini ai passaruota (quelli anteriori si fondono con lo spoiler del paraurti) e lo specchietto esterno lato passeggero. In vista di un utilizzo sportivo, la frizione viene rinforzata e dalla lista degli optional si possono pescare pneumatici sportivi con la spalla più bassa.