UN TRENTENNIO DI SUCCESSI INDIMENTICABILI - Non bastano due mani, per contare gli strepitosi successi ottenuti dalla Lancia nei rally a cavallo tra gli anni ’70 e ’90. Ma la sfida vera, nell’era di internet di oggi, dove tutto è apparentemente a portata di click, è raccontarli in maniera davvero unica ed emozionante. Scritto da Donato Dallavalle e diretto da Andrea Calderone, il nuovo documentario Sky in tre puntate “Lancia - La leggenda del rally” - che a suon di motori ruggenti entrerà nelle case degli italiani a partire dal prossimo 3 giugno, su Sky Documentaries e in streaming su Now - lo fa sfogliando l’album dei ricordi delle donne e degli uomini che hanno contribuito a scrivere quegli anni magici e irripetibili.

L’INIZIO DELLA LEGGENDA - Il primo episodio, che abbiamo avuto occasione di guardare in anteprima ieri sera, negli spazi dell’Heritage Hub di via Plava, a Torino, circondati dalle Lancia che hanno vinto tutto e in compagnia di alcuni dei principali artefici dell’epopea della casa torinese nelle corse (seduti in prima fila, tra gli altri, c’erano gli ingegneri Sergio Limone e Claudio Lombardi e il due volte campione del mondo di rally Miki Biasion), riavvolge il nastro all’inizio della storia. Dalla nascita, nel 1965, del reparto corse per mano di Cesare Fiorio, condottiero e capitano di una squadra capace di cambiare per sempre il nostro modo di intendere i rally, rendendoli popolari e avvincenti quanto i gran premi di Formula 1, alla storica vittoria di Sandro Munari del Rally di Monte Carlo 1972, al volante di una Fulvia a trazione anteriore vispa e scattante, ma che, prima del via, sembrava avere ben poche chance di successo contro le più potenti e attrezzate Alpine A110 e Porsche 911.

LANCIA BATTICUORE - Al ritmo incalzante di una prova speciale, in un magistrale alternarsi di filmati d’epoca in bianco e nero, camera car mozzafiato e suggestive riprese dall’alto, s’inseriscono i racconti dei protagonisti, conditi da aneddoti ed emozioni che sono il sale della leggenda. Per gli amanti del genere sarà un attimo sentir tremare i polsi, ascoltando tuonare il V6 di una Lancia Stratos mentre squarcia il silenzio di una vallata deserta. Ma è stato un tuffo al cuore anche ascoltare Cesare Fiorio: “Il team Lancia ha rappresentato 26 anni della mia vita - ha raccontato il manager torinese in videocollegamento dal suo buen retiro di Ceglie Messapica, in Puglia, dove nel 2013 ha aperto e oggi gestisce una masseria -. Tra rally e sport prototipi, abbiamo vinto 18 titoli mondiali, affidandoci quasi sempre a piloti italiani. Di questo sono e sarò sempre orgoglioso, così come mi riempiono d’orgoglio tutte le nostre macchine”. Dalla Fulvia alla Stratos, dalla Delta S4 alla Delta Integrale, senza ovviamente dimenticare la 037, che nel 1983, interrompendo lo strapotere dell’Audi quattro, è stata l’ultima vettura a due ruote motrici iridata nella categoria regina dei rally (qui per saperne di più).

UN PASSATO CHE ISPIRA - Con il suo plot romantico e travolgente, “Lancia - La leggenda del rally” promette di tenere incollato al teleschermo chiunque vorrà gustarsi questa straordinaria storia di sport e motori tinta di verde, bianco e rosso. Una storia da riafferrare e dalla quale attingere a piene mani, per raccontare e ricordare, anche e soprattutto a chi allora non c’era e ai più piccoli, quanto una macchina da corsa e tutto ciò che le ruotava attorno fossero capaci, un po’ come la nazionale di calcio, di unire un popolo altrimenti diviso in molti aspetti. Chissà, magari un giorno, tornerà a essere così, e anche la Lancia - oggi nel pieno del piano di rilancio con cui intende tornare grande, non solo in Italia - tornerà a lavorare in quella direzione. Un nuovo modello firmato HF, d’altronde, è già in cantiere, e ieri sera abbiamo avuto la conferma che si tratterà proprio della futura Ypsilon (qui per saperne di più). Che sia un primo segnale verso un parziale ritorno alle Lancia più sportive?
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