BEI TEMPI - Si fa presto, oggi, a dire prototipo, con i grandi saloni internazionali ridotti al lumicino dal Covid, fortemente ridimensionati da una crisi che tiene sotto scacco l’intero settore dell’auto da ormai più di due anni. Si fa presto a dire prototipo, oggi che le tavolette grafiche e photoshop hanno rimpiazzato quasi del tutto carta e matita, un po’ a tutti i livelli. Tant’è che a chiunque, ormai, basta saper usare un programma di disegno digitale per creare la sua proposta e lanciarla sul web, nella speranza che diventi virale. Così il confine, di per sé un po’ fumoso, tra un puro esercizio di stile e la sua applicazione concreta finisce per dissolversi del tutto. Eppure, neppure troppo tempo fa, le show car si facevano per davvero, senza cercare facili scorciatoie e senza badare a spese. Nascevano da uno schizzo sui tavoli da disegno, illuminati a giorno fino a notte fonda, e poi, nelle modellerie delle più rinomate carrozzeria di casa nostra, prendevano forma in tre dimensioni.
OLTRE L’AUTOMOBILE - Erano tempi in cui ai saloni dell’auto si potevano ammirare oggetti dallo straordinario potere visionario come la Maserati Boomerang disegnata da Giorgetto Giugiaro, che quest’anno taglia il traguardo dei suoi primi cinquant’anni. Fa uno strano effetto, a metà tra lo stupore e la contemplazione, osservarla oggi, specie se si pensa che alla Italdesign di Moncalieri, all’alba degli anni ’70, si erano da poco conclusi gli studi per la messa in produzione dell’Alfa Romeo Alfasud (qui per saperne di più) e cominciava a prendere forma la Volkswagen Golf. Estrema, futuristica, capace di sovvertire il senso comune, plasmando l’immaginario di intere generazioni di appassionati: insomma, non serve essere ferrati in materia per capire che la Maserati Boomerang rimane una creazione che va oltre il concetto stesso di automobile.
LA FIRMA DEL MAESTRO - Per carpire le sfumature di un progetto così fuori dagli schemi, è utile riportare indietro le lancette della storia di cinquant’anni esatti. Il primo mockup, fatto a mano con la resina e privo di qualsiasi organo meccanico, fa la sua apparizione al Salone di Torino nel novembre del 1972. Passano appena cinque mesi e, nel marzo del 1973, la Maserati Boomerang oltrepassa i cancelli del Palaexpo di Ginevra sulle sue ruote. A spingerla, in linea teorica fino alla folle velocità di 300 km/h, è lo stesso, nobile 8 cilindri a V di 90° da 4,7 litri e 310 CV della Maserati Bora (1971), anch’essa uscita dalla felicissima matita di Giugiaro, che per la casa del Tridente, tra le altre, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 disegnò autentici capolavori come la Ghibli (1967) e la Merak (1972).
RIVOLUZIONE TOTALE - Della Bora la Italdesign di Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani sfruttò non solo il potente motore, ma l’intero autotelaio con scocca portante. Impossibile, tuttavia, intuire una parentela anche solo lontana tra la Boomerang e la Maserati di normale produzione da cui deriva. Quei pannelli così spigolosi e squadrati, saldati a formare un cuneo basso e affusolato, portano all’estremo i canoni stilistici degli anni ’70, inserendosi a pennello nel filone delle dream car “geometriche” inaugurato dall’Alfa Romeo Carabo, disegnata da Marcello Gandini per Bertone nel 1968, e dalla Ferrari Modulo, scolpita da un blocco di polistirolo da Paolo Martin per la Pininfarina nell’estate del 1967 e tirata fuori dai depositi dell’azienda solo tre anni più tardi, per paura che fosse un po’ troppo “osé” in tempi in cui, non va dimenticato, erano ancora molto in voga le forme morbide e tondeggianti risalenti al secondo dopoguerra.
FONTE D’ISPIRAZIONE SENZA TEMPO - Visionaria fuori, con il parabrezza quasi orizzontale, il tetto vetrato e i finestrini interrotti da una striscia di lamiera, la Maserati Boomerang è intrisa di futuro e richiami spaziali anche al suo interno. Entrando nell’abitacolo, ci si tuffa in una modernità che mezzo secolo fa doveva apparire quasi fantascienza. Basta guardare il volante, che, senza coprimozzo, circonda un grande cruscotto circolare in cui è raggruppata tutta la strumentazione di bordo. I sedili, invece, assomigliano a poltrone da salotto e sono rivestiti in finissima pelle, materiale che avvolge anche le generose imbottiture delle portiere. Dettagli che, inseriti in un contesto unico, in cui l’eccellenza meccanica di una delle case automobilistiche più rinomate al mondo si fonde con l’estro di una grande griffe italiana, fanno della Maserati Boomerang una vera pietra miliare del car design.