PER LAVORO E PER PIACERE
Sono lontani i tempi in cui il pick-up era un mezzo spartano, rumoroso e destinato esclusivamente ai cantieri o alle tenute agricole. Certo, la natura “rude” resta nel DNA di questi veicoli, ma negli ultimi anni la categoria ha subito una mutazione genetica interessante, avvicinandosi sempre di più al mondo delle suv per comfort e dotazioni. Hanno il cassone per caricare la moto da enduro o l’attrezzatura da surf nel weekend, ma offrono ormai interni curati e tecnologie di sicurezza che permettono di affrontare anche un viaggio autostradale senza uscirne con la schiena a pezzi.
AUTO O AUTOCARRO?
In Italia, i pick-up sono omologati quasi esclusivamente come N1, ovvero autocarri. Questo comporta un trattamento fiscale specifico: bollo ridotto (basato sulla portata e non sulla potenza) e assicurazione spesso conveniente, ma anche la deducibilità dei costi per le aziende. Il nodo cruciale riguarda l’utilizzo. Il Codice della Strada è severo: se il veicolo è immatricolato per “uso proprio”, la legislazione recente e diverse circolari ministeriali hanno chiarito che è possibile trasportare anche i familiari nel tempo libero.
Devono stare attenti i detentori di partita Iva che hanno acquistato il veicolo N1 come bene strumentale: questi potrebbero avere delle contestazioni di carattere fiscale per l'utilizzo non inerente all'attività lavorativa. Attenzione anche al rapporto tra potenza (in kW) e portata (in tonnellate): se supera il valore di 180, il veicolo diventa fiscalmente un’autovettura.
SONO ARRIVATI I CINESI
Va detto che, in generale, si tratta di veicoli piuttosto costosi, ma l’arrivo negli ultimi anni di tanti modelli di provenienza cinese ha contribuito a rendere più accessibili anche i pick-up. Ecco quali sono i pick-up più economici che si possono acquistare sul mercato italiano.































