Le colonnine per la ricarica delle auto elettriche, in particolare quelle di Roma, sono da qualche mese presa di mira dai ladri, che tra febbraio e marzo hanno danneggiato oltre 200 postazioni per la ricarica veloce. A destare l’interesse dei malviventi è il rame contenuto nei cavi di ricarica delle colonnine veloci da 50 a 250 kW: infatti più è alta la potenza di ricarica erogabile più c’è rame all’interno del cavo. Plenitude dice che un cavo di una colonnina in corrente continua contiene circa 7 kg di rame, distribuito in cinque corde con una sezione di 50 mm quadrati: considerando un valore di circa 9 euro al kg, si può facilmente capire il valore complessivo. Secondo le aziende coinvolte, dietro agli eventi ci sarebbe la mano della criminalità organizzata.
Sulle oltre 2.000 infrastrutture di ricarica veloce presenti a Roma, i furti hanno interessato in particolare la zona sud-orientale della capitale e alcuni comuni dell’hinterland e hanno interessato le colonnine di tutti gli operatori presenti sul territorio. Il cavo, quando non c’è un auto in ricarica, non è elettrificato, quindi chi lo tagli non corre rischi. I primi furti si sono registrati già tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, ma solo successivamente il fenomeno è diventato davvero preoccupante, creando non solo danni per le aziende coinvolte, ma anche disagi agli automobilisti che hanno perso punti di ricarica su cui poter contare. Non sono state colpite invece le colonnine a ricarica lenta, quelle a corrente alternata che erogano una potenza massima di 22 kW: questi punti di ricarica prevedono l’utilizzo del cavo personale dell’utente, che ha troppo poco rame per rendere vantaggioso il furto.
Tra i primi provvedimenti, le compagnie hanno sospeso le installazioni di nuovi cavi nelle colonnine già posizionate ma non ancora collegate alla rete. Per il futuro si studiano soluzioni per rendere l’infrastruttura meno vulnerabile ai furti, per esempio con sistemi in grado di proteggere i cavi o soluzioni simili a quelle adottate dai bancomat, che in caso di attacco fanno “esplodere” una carica di inchiostro per rendere inutilizzabile l’oggetto prezioso.