La nuova CLA contamina la tradizione Mercedes con l’adozione di soluzioni un tempo impensabili: innanzitutto, la trazione posteriore lascia il posto ad una più rassicurante ma, a mio avviso, noiosa trazione anteriore. In secondo luogo, il comfort di marcia, che da sempre contraddistingue la casa di Stoccarda, risulta corrotto da un assetto marcatamente sportivo che nell’uso urbano affatica non poco gli occupanti, soprattutto del divanetto posteriore.
Si tratta di soluzioni indubbiamente ponderate che perseguono obiettivi precisi: riduzione dei costi di produzione, immissione sul mercato di un prodotto facile da guidare con velleità sportive in modo da conquistare un pubblico giovane.
In effetti, sotto questo aspetto la CLA non delude affatto: in primo luogo, il guidatore può ritagliarsi in maniera sartoriale la posizione di guida più congeniale; il sedile, dalle molteplici regolazioni, permette, all’occorrenza, una seduta infossata che amplifica, senz’altro, la sensazione di controllo del mezzo, complice un volante dal diametro ridotto e sagomato in chiave sportiva, che offre una presa solida e piacevole.
In marcia, fin dai primi chilometri, il telaio trasmette una grande sensazione di compattezza: pur mostrando di mal digerire le asperità del terreno gli ammortizzatori lavorano in discreto silenzio, anche se, talvolta, trasmettono ai passeggeri qualche scossone di troppo.
Tuttavia, il rovescio della medaglia è che l’assetto sembra essere ben affilato: nella guida impegnata, l’auto si lascia spupazzare tra le curve con estrema facilità e grande sicurezza grazie ad un retrotreno che segue sempre fedelmente l’anteriore. Solo in caso di eccessiva esuberanza del “pilota” che, magari, irretito da un volante molto comunicativo e dal carico corposo ma, talvolta, “ballerino”, si lascia prendere il piede, l’auto manifesta un certo sottosterzo, subito contrastato da un Esp sempre vigile, per i miei gusti fin troppo premuroso.
Sorprende in positivo l’impianto frenante, potente, molto ben modulabile, con un pedale bello corposo da azionare e dalla corsa ridotta e la rotondità di funzionamento del motore che spicca per silenziosità e briosità ai bassi regimi ma che, vuoi per l’“esigua” cavalleria, vuoi per il peso della vettura, fatica ad assecondare la “vena pulsante” del guidatore.
Deludente, invece, il cambio doppia frizione non tanto nelle modalità automatiche in cui si apprezza per rapidità e logica di funzionamento quanto nella modalità “manuale” in cui manifesta un fastidiosissimo ritardo tra l’impulso trasmesso con i paddles e l’effettivo innesto del rapporto. Peccato davvero. Sotto questo aspetto il 7G plus risulta piuttosto indietro al veterano DSG di VW ed al più recente Zf 8 marce di BMW che, ricordiamo, è un “semplice” convertitore di coppia. Auspicabile, pertanto, un aggiornamento del software di gestione per eliminare o, quanto meno, ridurre tale sgradevole effetto.