Alfa Romeo Quadrifoglio: 10 modelli dal cuore sportivo

Il Quadrifoglio, sia verde sia oro, ha ornato anche l’Alfa “popolare” per eccellenza. Nel 1982, ai vertici della gamma dell’Alfasud terza serie si colloca la Quadrifoglio Oro, mossa da un grintoso 1.5 quattro cilindri boxer da 95 CV. Agile e scattante, la più lussuosa tra le berline compatte del Biscione supera di slancio i 170 km/h e può vantare una dotazione molto completa per l’epoca, che comprende, tra l’altro, lavatergifari, vetri elettrici, rivestimenti pregiati per i sedili e vernice metallizzata. Nello stesso anno debutta la più sportiva Quadrifoglio Verde (nella foto): rivisto nei condotti di aspirazione e di scarico, grazie a un profilo più “spinto” degli alberi a camme e a carburatori più grandi il boxer da un litro e mezzo di cilindrata guadagna 10 CV. I 177 km/h “cautelativamente” dichiarati dalla casa si superano in scioltezza e per “bruciare” lo “0-100” bastano 9,5 secondi.

Per prestazioni, dotazione e finiture, nel 1982 la versione Quadrifoglio Oro rappresenta il non plus ultra della gamma Alfetta. In questo lussuoso allestimento, la grande berlina della casa milanese - ormai giunta quasi al capolinea della sua brillante carriera, iniziata esattamente dieci anni prima - sfoggia una nuova mascherina con quattro fari tondi di uguali dimensioni, cristalli bronzati e un arredamento interno più curato ed elegante. Sotto il cofano pulsa un quattro cilindri 2.0 “bialbero” a iniezione meccanica Spica da 125 CV. L’anno seguente, con la seconda serie, dotata di un più moderno impianto di iniezione elettronica fornito dalla Bosch, la potenza del motore sale a 130 CV. Pur essendo meno “rude” rispetto a quella delle Alfetta alimentate a carburatori, la guida resta veloce, con una punta massima di 180 km/h.

Sono contraddistinte dal simbolo del Quadrifoglio anche le versioni di punta del modello che nel 1983 ha raccolto l’eredità dell’Alfasud, l’Alfa 33. Mossa da un 1.5 quattro cilindri boxer con un solo carburatore doppio corpo e 84 CV, la Quadrifoglio Oro si distingue per le protezioni laterali in plastica scura, il profilo dorato che orna i paraurti e un allestimento dell’abitacolo più curato, che include il rivestimento in legno della corona del volante e del pomello del cambio. Un anno dopo arriva la più sportiva Quadrifoglio Verde (nella foto), che eredita dall’Alfasud QV il 1.5 boxer ad alimentazione singola da 105 CV e tocca i 185 km/h. Ancora un gradino più in su si colloca, nel 1986, la QV basata sul modello fresco di restyling: monta un nuovo motore da 1,7 litri in grado di erogare 114 CV e di spingere la 33 oltre la soglia dei 200 km/h.

La versione Quadrifoglio Verde del 1991, riconoscibile per la carrozzeria con le minigonne e lo spoiler e l’interno con il volante in pelle e i sedili sportivi, è  mossa da un 1.7 16V a iniezione elettronica e quattro farfalle, una per cilindro. Con questo motore l’Alfa 33 di seconda generazione si trasforma in una vera “belva”: la potenza massima raggiunge i 133 CV, con una velocità massima di ben 207 km/h. Nella foto la versione Permanent 4 a trazione integrale, identificata anch'essa dal simbolo del Quadrifoglio verde sulla coda.

D’impostazione meno sportiva rispetto alla precedente Alfa 33, nel 1994, al lancio, l’Alfa 145 ne conserva i grintosi motori boxer, incluso il 1.7 16V della Quadrifoglio Verde nella versione catalizzata da 129 CV, in grado di spingere la nuova berlina compatta del Biscione alla soglia dei 200 km/h. Una punta massima di tutto rispetto, ma inferiore ai 215 km/h di cui è capace la nuova Quadrifoglio Verde, mossa dallo stesso 2.0 Twin Spark che nel 1995 aveva già debuttato sulle Alfa Romeo 155 (qui per saperne di più), Spider e GTV. Lo stesso motore troverà posto anche sotto il cofano della variante più sportiva della sorella a cinque porte della 145, la 146, per la quale la casa del Biscione decide di rispolverare la storica sigla “TI” (acronimo di Turismo Internazionale) apparsa per la prima volta sulla 1900 nel 1952.

Nel 2009 anche la MiTo, basata sulla meccanica della Fiat Grande Punto e lanciata nel 2008 per avvicinare al marchio gli appassionati più giovani, si fregia del leggendario Quadrifoglio Verde. Il motore quattro cilindri turbo a benzina, una diretta evoluzione del 1.4 multiAir da 135 CV che equipaggia le versioni meno sportive, fornisce una potenza massima di 170 CV, sufficienti a spingere i 1145 kg di questa piccola “bomba” alla velocità di quasi 220 km/h.

La gamma della Giulietta, modello che nel 2010 ha raccolto il testimone della 147 (qui per saperne di più), annovera sin dal debutto anche una versione orientata al piacere e al divertimento di guida. Forte dei 235 CV forniti dal “1750” turbo a benzina derivato da quello già visto sulle 159, Brera e Spider, la Giulietta Quadrifoglio Verde tocca i 240 km/h. L’assetto è più rigido, i freni sono più potenti, mentre esteticamente le maggiori differenze rispetto ai modelli “normali” si riscontrano nelle minigonne e nel piccolo spoiler sul tetto. Nel 2014, con l’aggiornamento di metà carriera del modello, esordisce un nuovo motore con il basamento in alluminio: ereditato dalla 4C (qui per saperne di più), pesa 22 kg in meno ed eroga 5 CV in più.

Dal 2016, il simbolo del Quadrifoglio campeggia sui muscolosi parafanghi della più potente, veloce e sportiva delle Alfa Romeo Giulia. I 510 CV sprigionati dal motore 2.9 V6 biturbo (saliti a 520 sul modello appena aggiornato: nella foto, la versione speciale per i cento anni dalla nascita del Quadrifoglio) si sposano con una meccanica di prim’ordine e dotata di finezze assolute, come l’albero di trasmissione in carbonio. Bella da guidare ed efficacissima in pista, la super berlina del Biscione sfodera prestazioni da vera supercar, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi e una velocità massima di 307 km/h.