È arrivato il momento di salire letteralmente a bordo (sono presenti delle comode maniglie per aiutarci) una volta acceso il motore si nota come il quattro cilindri in linea da 2.9 litri sia abbastanza silenzioso al minimo. Inseriamo la prima marcia del cambio manuale a 5 rapporti dagli innesti non sempre precisi e, se maltrattato, a volte contrastati. Le cinque marcie sono poche per un'auto votata ai grandi viaggi, una marcia in più avrebbe migliorato il comfort e i consumi che si attestano su medie di 10-11 km/l indipendenti dallo stile di guida. Su strada si apprezzano i 189 CV del motore e i 343 N*m di coppia, in parte smorzata dalle due tonnellate di peso della vettura. Il motore è pigro sotto i 2000 giri e per questo risulta poco elastico ma sicuramente adatto alla mole, anche viaggiando in 7 la vettura non sembra mai in difficoltà. L’accelerazione da 0 a 100 km/h si attesta sui 13 secondi, la velocità massima è di 197 km/h raggiunti con un discreta disinvoltura su un’autostrada tedesca Le sospensioni sono tarate sul morbido, la Carnival rolla e beccheggia in curva dove ci fa notare il peso e le dimensioni extra large: l'auto richiede una guida tranquilla. Nel suo regno, l'autostrada, si apprezza la buona spinta del motore mentre in città si paga la larghezza e il comando della frizione pesante. Il freno di stazionamento è a pedale, come nelle Mercedes del 2000. Il comfort è comunque di buon livello e la guida non affatica (l'anno scorso ho guidato per 12 ore fino a Barcellona senza provare particolari dolori) una buona mano è data dalla poltrona poco contenitiva ma molto comoda del guidatore e dalle dimensione esagerate e dalla spalla alta degli pneumatici. Lo sterzo è duro, specialmente in manovra a causa della servoassistenza idraulica e dalla mole.