La MiTo è un'auto piacevolissima da guidare, non si scenderebbe mai. Il motore turbo benzina multiair 135 CV di 2° generazione è rotondo, fluido, corposo, sembra un 1.8. Il meraviglioso cambio automatico sequenziale al doppia frizione che la Fiat ha da poco sdoganato sui suoi modelli seguendo l'esempio di VW con il suo DSG, rende l'auto brillante, reattiva, del tutto sottomessa al volere del pilota esaltandone le prestazioni. Molto più piacevole e veloce in modalità D che in Sequenziale: se si sfiora appena il pedale dell'acceleratore, cambia a 2.000 giri, se si va un po' più decisi cambia a 4.000 mentre se si affonda tutto l'auto scatena la sua potenza (rimanendo, impressionantemente per una Fiat, piantata a terra) e il cambio "tira" fino a 7.000 riempendo l'abitacolo di una sublime sinfonia "a 4 cilindri" (altrimenti l'auto è molto silenziosa).
Le note dolenti arrivano quando si ci ferma al distributore. Se non si tira l'auto consuma tanto, se si tira... la situazione diventa disperata: in un tratto di autostrada raggiungo i 160 km/h e vedo la lancetta del carburante scendere a vista d'occhio e l'autonomia di 10 km in 10 km! L'utile cruise control non aiuta: non si fanno più dei 10,8/11 km/l con il risultato che, per fare 2000 km, mi sono andati più di 4 pieni (con la mia punto multijet ne bastano anche solo due). Poco da dire, non è un'auto economica ne parca: un mio amico che guida una Polo GTI con 180 CV, sostiene che il consumo della sua auto è decisamente più basso di quello della MiTo. E non c'è da stupirsi. E' il classico problema della Fiat nello sviluppare i motori: se danno maggior risalto alle prestazioni, creano motori dispendiosi e senza alcuna attenzione ai consumi, se riducono i consumi i motori sono fiacchi e poco sfruttabili.
Dimenticandoci di questa parentesi, anche il motore contribuisce a dare quella sensazione di cui ho già parlato che guidare la MiTo multiair è come guidare una coupé più grande. Te ne accorgi in autostrada, dove l'auto viaggia in souplesse ma prontissima alla ripresa per i sorpassi e dove, dopo i 150 km/h, sembra rinascere: si affonda l'acceleratore, il cambio scala una marcia e l'auto rinasce, sembra entrare in una nuova dimensione e l'allungo è vertiginosamente lungo, ben oltre i limiti di velocità imposti dal Codice (tipo tenere testa ad un'Audi S3 per alcuni chilometri, senza dirvi la velocità tenuta)
Il bello è che la marcia è accompagnata da una tenuta di strada ineccepibile: non una vibrazione, non un tentennamento, il Q2 funziona a meraviglia, le ruote posteriori seguono quelle anteriori con una precisione quasi da 4x4: non pensavo che una Fiat potesse essere così precisa. Il motore non sembra avere solo 135, ma almeno 20 di più: merito del cambio, di cui abbiamo già parlato, merito del D.N.A, che regola la fasatura, l'assetto e il cambio in base all'esigenza del momento.
Lo sterzo è invece un pò "sporco" ed è l'elemento più condiviso con la Punto: il comando è elettrico, in manovra è maneggevole e il volante è piacevole da guidare, ma sui tornanti delle colline perugine, la risposta non è immediata e schivare un ostacolo improvviso non è spesso cosa istantanea. Il punto invece più debole sono i freni: l'auto è pesante e non è aerodinamica, le ruote grandi e le gomme piuttosto larghe non sono facilissime da fermare. I piccoli dischi posteriori, sottodimensionati, non aiutano. Intendiamoci, per la guida in città sono adeguati, ma nelle frenate-staccate sul misto e nelle code in autostrada, il surriscaldamento potrebbe fare brutti scherzi e risentono di un certo affaticamento.