Ero abituato a ben altro. Mancavano i comandi radio al volante, il cruise control, il climatizzatore era manuale così come il cambio, le plastiche piuttosto povere. Il progetto risaliva al novantotto, data di uscita del coupè, e nulla lo nascondeva.
Nonostante tutte queste carenze Charlotte sapeva farsi amare. La plancia infinita dava all’abitacolo un aspetto inusuale e divertente.
I richiami alla sua antenata erano molti, dalla grafica della radio, con caricatore cd nel bracciolo, che aveva un sound eccezionale, al vaso portafiori sempre pieno di gerbere, le più resistenti al caldo, nuove e profumate,
Anche le portiere rimandavano al passato grazie alla parte superiore in lamiera nel colore della carrozzeria. Quel giallo era perfetto, serviva a ravvivare gli interni total black.
Davanti la sensazione di spazio e la comodità delle sedute erano eccezionali; dietro era tutto diverso, ginocchia al petto e sedili superverticali, ma nessuno ha mai osato lamentarsi, i viaggi “scabriolati” con musica a manetta allietavano tutti i passeggeri.
I sedili caldi, il frangivento e la capote elettrica, molto veloce, sono stati utilissimi compagni di viaggio. Mi permettevano di aprire anche nelle condizioni climatiche più impensabili. Per me che fosse inverno o primavera non contava, il tetto doveva sempre essere abbassato in pieno stile british, anche alle tre di notte, anche con meno 10. Tutti mi guardavano increduli, ma alla fine d’inverno era come andare a sciare… Ben coperto e con gli accessori a disposizione l’aria fredda tra i capelli era solo un piacere.
Unica pecca era la mancanza della possibilità di utilizzare il meccanismo di apertura/chiusura in velocità. Quando la pioggerellina si trasformava in acquazzone sarebbe stato molto utile.
Le sue forme esterne riscuotevano simpatia o disgusto. Io apprezzai molto l’idea dei designers di formare col tetto e coi montanti un arco perfetto. L’auto risultava armoniosa soprattutto aperta. La copote abbassata, si ripiegava a soffietto ed alloggiava esternamente sopra il cofano posteriore proprio come la sua sorella maggiore. Volendo si poteva anche ricoprire.
Inoltre la cromatura che correva lungo tutta la fiancata all’altezza dei finestrini le dava un tocco di eleganza in piena armonia con le sue forme.
Il bagagliaio era dotato della botola per far passare i carichi lunghi nell’abitacolo, rifinito con poca cura, non era piccolo per cubatura, ma troppo irregolare e scomodo. Io sinceramente non l’ho mai trovato un difetto. In due i sedili posteriori diventavo un ottimo vano di carico e la possibilità di alloggiare i bagagli a tetto aperto rendevano l’attività di carico/scarico molto agevole.
Per lavoro spesso mi trovo a caricare rotoli di tessuti lunghi più di due metri. Una station fatica ad accoglierli, mentre Charlotte mi regalava la possibilità di viaggare “en plein air” caricando tutti i rotoli che volevo.
Charlotte è una macchina creativa e bastava un po’ di fantasia nell’utilizzo.