Buttarli via è un peccato

Tecnologia
30 luglio 2010

Gettare rifiuti in una discarica è uno spreco, e un danno per l'ambiente. Molto meglio utilizzarli per generare energia o per produrre nuove materie e carburanti.

Nel gassificatore, i rifiuti provenienti da un silo vengono scaldati a 1600 °C da torce al plasma (gas ionizzato): le molecole si scompongono in gas (monossido di carbonio, metano e idrogeno). Questi vengono poi filtrati e inviati al reattore, dove dei microrganismi li trasformano in etanolo (alcol) e acqua. Infine, un separatore estrae il carburante, che è puro al 99,7%.
Fabbrica del carburante
Etanolo e benzina, nel rapporto 85%-15%, formano l’E85, un carburante diffuso negli Usa e nel nord Europa (ma non distribuito in Italia): si può usare in alternativa alla benzina, ma in motori appositamente adattati, come quelli delle Saab 9-3 e 9-5 BioPower.

MEGLIO LA DIFFERENZIATA - Le discariche sono destinate a “morire”: merito della raccolta differenziata, ma non solo. Già da parecchi anni, in alcune città, esistono inceneritori in grado di generare energia elettrica bruciando i rifiuti al posto di metano o olio combustibile. La scommessa per il futuro, invece, è di ricavare carburanti dall’immondizia.

LA GENERAL MOTORS CI CREDE - Proprio come si fa già con gli scarti delle lavorazioni agricole (legno incluso), dai rifiuti solidi urbani è possibile estrarre etanolo: miscelato alla normale benzina si può utilizzare per i motori delle auto (foto a destra). Un “sogno” non troppo lontano: in America, da ottobre dell’anno scorso, è operativo un impianto pilota della Coskata (società che dal 2008 ha tra i suoi soci anche la General Motors). Comunque, sono tante le strade per ridurre gli sprechi, a partire dal recupero dei vecchi pneumatici per la produzione di asfalto, e non solo. Dal 2006 una norma europea impone che l’80% dei materiali che compongono un’auto sia riciclabile per dare vita a nuove materie, e che il 5% sia trasformabile in energia. Dal 2015 queste percentuali saliranno.

In discarica solo il 15% di un'auto
La Mégane usa il 12% di plastica riciclata.

Come dai rifiuti, anche dalle vetture da rottamare si ricavano nuove materie, e sarà così sempre di più. La Direttiva europea 2000/53/EC impone, dal 2006, che l’ottanta per cento del peso di un’auto sia costituito di materiali riciclabili, mentre il 5% dev’essere trasformabile in energia (per esempio, bruciandolo in centrali elettriche). E dal 2015 queste percentuali saliranno all’85% e al 10%. Ma i materiali che si ottengono non sono più come quelli di prima metalli e plastiche, però, perdono in qualità una volta riciclati; perciò nella loro seconda vita sono destinate a scopi meno “nobili”, che spesso nulla hanno a che fare con le automobili. D’altra parte, la norma non prevede una quota minima di materiali riciclati da riutilizzare nelle vetture. E, dove vengono usati, come nella Renault Mégane che ha il 12% di plastica riciclata (in verde, nel disegno), è per parti nascoste.

Le gomme vecchie hanno mille vite
Ecco come si presenta un centro di recupero di pneumatici usati.La gomma riciclata può essere utilizzata per migliorare le proprietà dell’asfalto.

RIUTILIZZO - In Italia, ogni anno, c’è il problema di smaltire circa 320.000 tonnellate dei cosiddetti pneumatici fuori uso (PFU), non trasformabili in gomme ricostruite. Di queste, circa 180.000 tonnellate vengono usate come fonte energetica in cementifici e centrali elettriche; 70.000 tonnellate vengono invece sminuzzate in appositi centri di recupero (foto in alto a destra) per separare i vari componenti: tele, metalli e gomma. Quest’ultima può essere utilizzata per migliorare le proprietà dell’asfalto o per costruire suole di scarpe, campi da tennis e parchi giochi.

È LOTTA ALLE DISCARICHE ABUSIVE - Il dramma, e non solo nel nostro Paese, è costituito dalle tonnellate di PFU (circa 70.000 in Italia) che si stima finiscano nelle discariche illegali. Per evitarlo, la Direttiva europea 2004/35/CE ha imposto la nascita di consorzi senza fine di lucro che vigilino sul corretto smaltimento dei pneumatici. Quello italiano, l’Ecopneus, è stato costituito nel 2009 da sei dei maggiori produttori di gomme.



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Ritratto di gio_the_boy
22 ottobre 2010 - 14:49
pienamente daccordo ma i petrolieri che fine fanno? ci fanno la guerra???
Ritratto di gical
21 gennaio 2011 - 23:58
Abito in sicilia e la differenziata e' ancora un miraggio. Penso spesso che porterebbe molti nuovi posti di lavoro e per chi vuole e puo investire sarebbe una nuova fonte di businness.
Ritratto di Toscosardo
22 gennaio 2011 - 23:41
Ci sono già brevetti israeliani per produrre carburante dai rifiuti umidi e negli USA (dove usualmente tritano l'umido e scaricano in fogna dal lavello) ci sono test pratici avanzati, è un notevole bussiness in progressione, ma in Italia che fa parte dell'Europa è solo chiacchiera; qui guai a toccare il petrolio e tutta la filiera, l'Eni è sempre molto diligente a provare le nuove tecnologie dei biocombustibili ma se ne guarda bene dal metterle in produzione, è una società statale in uno stato che incassa parecchi miliardi di euro dai combustibili per autotrazione e altri usi, non si danno la zappa sui piedi... e non permettono agli altri di zappare. Negli USA dove ci sono le più potenti lobbies del petrolio c'è sempre spazio per chi vuole mettersi in concorrenza, persino il presidente Bush Jr ha permesso che in alcuni stati il cittadino può produrre biodiesel dall'olio vegetale usato, in Italia c'è la galera per chi viene beccato dalla Guardia di Finanza a far qualcosa del genere, mica scherzi!
Ritratto di betapleng@hotmail.it
5 aprile 2013 - 22:56
Si fa presto a dire sviluppiamo questa tecnologia e facciamo questi miglioramenti. Poi cosa succede ? Le polveri prodotte quali problemi comportano ? Difficoltà respiratorie, gravi malattie (se non gravissime). L'inceneritore prevede tutta una serie di apparecchiature atte a prevedere e limitare e/o eliminare totalmente il problema. I veicoli hanno delle emissioni generalmente controllate ma per pigrizia e/o per anomalia nell'atmosfera può finirci di tutto: mi fanno molto indignare quelle signore che col bambino nel passeggino, si fermano a chiacchierare (con le loro comari) presso un semaforo. Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo prima fare delle specifiche e dei protocolli di progettazione e costruzione A PROVA DI IMBECILLE e poi potremo pensare di apportare dei cambiamenti significativi ai prodotti ed ai combustibili. Tanti anni orsono un esperto di mietitura aveva una specie di grosso macinino da caffè, che azionato da quatto cavalli separava i chicchi di grano dalla fula; quando sono arrivate le mietitrebbie, non si è suicidato, ha sostituito il macinino ed i cavalli con la nuova macchina, Cosa pensate che faranno i petrolieri ? non si dedicheranno ai nuovi prodotti ? Per concludere: prima la certezza sulle novità e poi il prodotto. Un saluto
Ritratto di emylyodreamcar
5 febbraio 2015 - 11:17
.. e' verissimo ... ottimo .... ma in italia con la mafia che c'e' non si realizzera' mai nulla del genere .... il primo ad essere disinteressato e' lo stato .... e se qualcuno ci ha gia provato, comunque resta solo una ,mosca bianca, e dietro ci sono solo interessi politici-mafiosi, e dopo qualche anno chiudono gli impianti ed arrivederci al secchio ..... in italia nulla funziona .....

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