L’AdBlue è una soluzione di urea e acqua demineralizzata usato nei motori diesel per ridurre le emissioni di ossidi di azoto (NOx) tramite la tecnologia SCR (Selective Catalytic Reduction). È incolore, inodore, non infiammabile e non tossico. Obbligatorio per la maggior parte dei diesel Euro 6 da gennaio 2016, l’AdBlue è iniettato nei gas di scarico. Qui si trasforma in ammoniaca, che reagisce con i NOx convertendoli in azoto e vapore acqueo, riducendo le emissioni fino al 90%. Il suo impiego è cruciale poiché le sole valvole EGR non bastano a rispettare i limiti Euro 6.
Le auto diesel moderne hanno serbatoi e sistemi dedicati per l’AdBlue, da rifornire quando il livello dell’additivo scende sotto una certa soglia (una spia sul cruscotto avverte quando è il momento di fare il rabbocco). Se ignorato, il sistema SCR limita le prestazioni fino al blocco totale. In tal caso, serve il carro attrezzi e l’intervento in officina. L’AdBlue può essere rabboccato autonomamente, ma è una sostanza corrosiva e va maneggiata con attenzione. Tentativi di ingannare la centralina sono illegali e possono danneggiare il veicolo, oltre a comportare sanzioni secondo il Codice della Strada.
Le auto moderne avvisano del basso livello di AdBlue con circa 2.000 km di autonomia residua. Il consumo di AdBlue è basso, circa il 3% del consumo di carburante. In media, un’auto consuma 1,5-2,5 litri ogni 1.000 km, ma questo varia con stile di guida, condizioni e tipo di veicolo. Un serbatoio medio di 15-20 litri si svuota in circa 7.500-10.000 km. È importante monitorare regolarmente i livelli e rifornire prontamente agli avvisi.

Il prezzo dell’AdBlue in Italia varia da 0,50 a 3 euro al litro, influenzato da punto vendita, quantità acquistata e zona geografica. Alle pompe costa in media 0,70 euro al litro, mentre in tanica può salire a 2 euro al litro. Tuttavia, il prezzo può oscillare notevolmente in alcuni periodo, rendendo un tanica di 10 litri più costosa anche di 20-30 euro nel giro di poche settimane. Cercando si può risparmiare, ma il risparmio non deve mettere in secondo piano la qualità, perché prodotti scadenti possono danneggiare il veicolo: è fondamentale verificare che sia presente la certificazione ISO 22241. È preferibile scegliere urea prodotta per sintesi rispetto a quella per dissoluzione, optare per marchi noti e diffidare da prezzi troppo vantaggiosi.
Trovare l’AdBlue è piuttosto semplice: è facile trovarlo anche online e nei supermercati, oltre naturalmente nelle stazioni di servizio, nei negozi di ricambi auto o alle pompe specializzate. Molti rivenditori offrono sul proprio sito web una mappa dettagliata dei distributori AdBlue. Inoltre, utilizzando Google Maps si può trovare una mappa completa dei distributori AdBlue.
Per una conservazione ottimale, l’AdBlue dovrebbe essere tenuto a una temperatura tra 0° e 30°C. È fondamentale proteggerlo dalla luce solare diretta e da qualsiasi fonte di calore, poiché un’esposizione eccessiva può degradarlo. Dato che l’AdBlue congela a -11°C, è consigliabile conservarlo in ambienti interni per evitarne la solidificazione e assicurare che mantenga le sue proprietà per un'efficace riduzione delle emissioni.

Quasi tutti i veicoli consentono di rabboccare l’AdBlue in modo autonomo: l’accesso al serbatoio è solitamente vicino al tappo del carburante o nell’alloggiamento della ruota di scorta. L’urea prodotta per sintesi è da preferire rispetto a quella per dissoluzione, è consigliabile inoltre optare per marchi noti e diffidare da prezzi troppo vantaggiosi. Molte taniche di AdBlue disponibili in commercio comprendono anche un tubo per rendere il travaso più semplice.
L’AdBlue, sebbene atossico, può essere corrosivo per i metalli in caso di fuoriuscite e quindi è consigliabile pulire immediatamente eventuali eccedenze. Riempire troppo il serbatoio potrebbe generare un avviso dal computer di bordo, ma generalmente non causa problemi e il sistema dovrebbe comunque iniettare la quantità corretta di additivo nel catalizzatore. Tuttavia, se la pompa dovesse avere un malfunzionamento e immettere AdBlue in eccesso, l’efficacia della riduzione degli ossidi di azoto potrebbe essere compromessa.

Dopo aver effettuato il rifornimento dell’AdBlue, la spia della riserva dell’additivo dovrebbe spegnersi autonomamente. Se ciò non avviene, la prima cosa da fare è provare un reset manuale. Per farlo bisogna accendere il quadro ma non avviare il motore e attendere 30-40 secondi con il quadro acceso e il motore spento: la spia dovrebbe spegnersi nel giro di pochi secondi (su alcuni veicoli il reset manuale potrebbe avere altre procedure, quindi è utile consultare il manuale d’uso). Se il reset manuale non spegne l’avviso è consigliabile rivolgersi a un professionista che tramite una diagnosi approfondita può identificare il problema.
Se nonostante tutto, dopo il rifornimento di AdBlue, la spia resta accesa il problema potrebbe risiedere in un guasto più complesso del sistema di post-trattamento degli scarichi. Le cause più comuni in questi casi includono un software difettoso, un malfunzionamento del sensore NOx o un guasto alla pompa AdBlue. Questo scenario è più preoccupante a causa dei costi elevati: un nuovo software può costare tra i 70 e i 120 euro, mentre un sensore può ammontare a diverse centinaia di euro. La pompa dell’AdBlue è ancora più onerosa, con riparazioni che superano i 1.000 euro.
Purtroppo i casi di guasti legati all’AdBlue sono piuttosto frequenti e possono interessare vetture a gasolio recenti di quasi tutti i marchi che utilizzano questa tecnologia. La Peugeot e la Citroën sono i due marchi più colpiti, tanto che hanno riconosciuto il difetto dando alcune garanzie ai proprietari (ne abbiamo scritto qui), ma anche altri marchi come Audi, Alfa Romeo, BMW, Fiat, Mercedes, Opel e Volkswagen hanno avuto problemi simili, seppur con meno frequenza.
L’AdBlue è una soluzione acquosa ad alta purezza composta principalmente da due elementi: urea tecnica ad alta purezza e acqua demineralizzata. La prima costituisce il 32,5% della soluzione: quella utilizzata nell’AdBlue deve essere di altissima qualità, conforme alle specifiche della normativa ISO 22241-1. Questa urea è la componente attiva che reagisce con gli ossidi di azoto (NOx) nel processo di riduzione catalitica. L’acqua demineralizzata rappresenta la restante parte, pari al 67.5%. Il suo utilizzo è fondamentale per evitare l’introduzione di impurità che potrebbero danneggiare il sistema SCR del veicolo.

Il cuore dell’AdBlue è l’urea, un composto che nasce dalla reazione di ammoniaca e anidride carbonica (nella foto qui sopra il macchinario della Atmosfermakina). L’ammoniaca stessa viene prodotta su larga scala attraverso un processo industriale chiamato Haber-Bosch, che combina azoto e idrogeno. Una volta ottenuta l’urea, la si trasforma in AdBlue principalmente in due modi. Il primo, e più puro (quindi preferibile), è la produzione di sintesi, dove l’AdBlue viene creato direttamente nello stesso impianto che sintetizza l’urea. Qui, l’urea liquida viene diluita con acqua demineralizzata in un flusso continuo, con un controllo rigoroso che minimizza le possibilità di contaminazione e garantisce una qualità elevata.
Il secondo metodo è la produzione per dissoluzione, che consiste nello sciogliere urea solida, spesso in granuli, in acqua demineralizzata. Questo approccio, sebbene più flessibile, comporta maggiori rischi di impurità, poiché l’urea solida può contenere additivi “anti-impaccanti” o subire contaminazioni durante trasporto e stoccaggio. Per produrre un litro di AdBlue viene consumato 1 kg di metano.









