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Come sono cambiate le flotte aziendali

23 maggio 2015

Le esigenze delle imprese per il proprio parco circolante si sono maggiormente diversificate. E appaiono ancora in evoluzione.

Come sono cambiate le flotte aziendali
10 ANNI DI ANALISI - Ogni anno il Corporate Vehicle Observatory (CVO) della società Arval (specializzata nella gestione delle flotte aziendali) pubblica una ricerca, il Barometro, che fa il punto e individua le tendenze nel settore della mobilità delle imprese. Si tratta di un’analisi approfondita basata sulle opinioni e sulle necessità di 4.557 aziende, di cui 3.632 europee (300 italiane) di varie dimensioni, impegnate in settori differenti. Quest’anno il CVO ha anche elaborato un bilancio di come in 10 anni (dal 2005 al 2015) siano cambiate le esigenze per le flotte, fornendo interessanti dati statistici.
 
NON SOLO SERVIZI - Una decade fa, a società come l’Arval era fondamentalmente richiesto di occuparsi dell’assicurazione e della manutenzione dei veicoli. Oggi non basta più. Le aziende chiedono anche una consulenza sul tipo di mezzo da acquistare e su quale allestimento scegliere. Non solo: l’interfaccia fra le società e l’Arval è diventata una nuova figura, il mobility manager. Si tratta di una persona che si occupa solo della flotta, perché in molti casi il parco circolante è nelle prime cinque voci più importanti nella spesa delle imprese. Se nel 2005 questa figura era poco diffusa, attualmente è presente nel 53% delle attività con oltre 100 dipendenti che hanno partecipato al sondaggio. 
 
DIAMO I NUMERI - Quanto al parco circolante business in Italia, in 10 anni è rimasto costante: 3.315.657 unità nel 2005, 3.353.436 oggi. Ma è aumentato l’acquisto delle vetture con la formula del noleggio a lungo termine: da 470.700 due lustri fa a 546.074 attuali. Ciò ha permesso alla Arval di incrementare la sua quota di mercato dal 20% (90.958 unità) al 25% (137.938 unità). Diverso l’andamento delle immatricolazioni anno per anno (sempre in Italia) delle autovetture business: si va dal picco di 663.916 unità del 2007 al tonfo del 2009 con 489.892 veicoli nuovi. Ora il trend è in crescita, con le 516.334 auto dell’anno scorso.
 
IL BOOM DELL’ALTERNATIVO - Altra novità, il successo dei veicoli “ecologici” (ibridi, elettrici o a gas). Se nel 2005 il 45% delle aziende si dichiarava interessata a questi mezzi, oggi sono una realtà consolidata. In Italia, per esempio, il 40% delle attività con oltre 100 dipendenti ha almeno un veicolo “ecologico” nella flotta, con la differenza che, mentre nel resto d’Europa sono le ibride farla da padrone, da noi sono quelle a gas (Gpl o metano). 
 
IL FUTURO - Il mercato delle flotte business resta in continua evoluzione e le richieste delle aziende nei confronti delle società di noleggio si stanno ancora evolvendo. Secondo il sondaggio del CVO, andrà diffondendosi il sistema pay for use, ovvero il noleggio correlato all’effettivo utilizzo del mezzo, in base alla sua percorrenza chilometrica registrata da un dispositivo elettronico montato sulla vettura. C’è anche molto interesse per la condivisione dei veicoli (car sharing) mentre è ormai consolidata la tendenza degli utenti, evidenziatasi dal 2007 in poi, di preferire un mezzo a noleggio piuttosto che di proprietà. Sono in mutazione anche le esigenze per i servizi richiesti alle società di noleggio. Il diffondersi degli smartphone ha reso possibile il monitoraggio in tempo reale dello stato di ogni macchina della flotta, il che permette al mobility manager di avere sempre un quadro preciso della situazione. Per questo sistema di gestione non è difficile prevedere una larga diffusione. In crescita anche la presenza di dispositivi di aiuto alla guida montati sui mezzi, come quelli che segnalano l’uscita involontaria dalla proprio corsia o che possono arrestare da soli la vettura. E, poi, c’è grande aspettativa per le auto a guida automatica, viste come la soluzione per minimizzare il rischio di incidenti.


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Ritratto di Sprint105
23 maggio 2015 - 13:28
Alla fine il noleggio a lungo termine mi sembra una delle formule più sensate. E penso anche che se non fosse per le fllotte la realtà del mercato delle auto in Italia sarebbe ben peggiore