Ci sono tanti tipi di “ibrido”, ovvero quando il motore termico è abbinato a uno a corrente. Ma è bene fare una precisazione tecnica: escludendo le plug-in (vedi più in basso cosa sono), per la legge e le organizzazioni di certificazione la distinzione tra ibridi mild e full non esiste. Questi termini sono frutto di definizioni commerciali date dalle case automobilistiche per distiguerle, nate anni fa quando le tecnologie adottate erano di numero limitato e c’erano grandi differenze per potenza del motore a batteria e di capacità di quest’ultima (oggi, invece, sono più sfumate). Scopriamole.
Partiamo dagli ibridi mild, più semplici da realizzare anche perché possono essere integrati in impianti a 12 volt, nel qual caso si chiamano micro hybrid. Si tratta di sostituire il classico alternatore con un piccolo motore elettrico in grado di funzionare anche come generatore. Un esempio è la Fiat Panda che usa speciali alternatori che funzionano anche come motori elettrici: quelli dalle citycar Fiat erogano fino a 3,5 kilowatt, che su corpi vettura compatti e leggeri si fanno sentire. Questo aiuto permette di premere meno sull'acceleratore e aumenta la piacevolezza di guida. Il motore elettrico ricarica una piccola batteria al litio - la cui energia sarà impiegata successivamente - in frenata e rilascio e avvia silenziosamente il motore.
L’aggravio di peso è contenuto - la batteria è piccola e l’assenza del motorino d’avviamento toglie peso - e le modifiche necessarie sono limitate. Nelle piccole Fiat, per esempio, la batteria da 0,13 kWh è sistemata sotto il sedile del guidatore e la sua tensione di 12 volt rende minime le modifiche all’impianto elettrico. Questa tipologia non permette di muoversi in full-electric per la potenza limitata e perché sarebbe insensato trascinare il motore a scoppio e tutta la trasmissione. Questo limite vale anche per le configurazioni da 48 volt e oltre, che hanno comunque il vantaggio di dare un boost maggiore (il motore elettrico può erogare anche più di 10 kW) ed usare eventualmente per un compressore elettrico per la sovralimentazione. Un esempio di questa tipologia è la Ford Puma. Questa configurazione si chiama MHEV (Mild Hybrid Electric Vehicle o ibrido mild) e può avere varie declinazioni: la Honda, per esempio, ha usato una macchina elettrica posizionata direttamente sull’albero motore lato trasmissione.
Quando il motore elettrico (che può agire sia da motore sia da generatore) è abbastanza potente da muovere il veicolo entriamo nel regno delle FHEV (Full Hybrid Electric Vehicle). Le batterie sono più capaci che nelle mild hybrid e il veicolo può percorrere qualche km a bassa velocità in modalità elettrica, a emissioni locali zero. La spinta elettrica deriva da motori-generatori che erogano diverse decine di kW. Anche le batterie sono più potenti e si spingono a 300 volt, necessari per avere pack che contengono qualche kWh di energia. Le full hybrid sono più complesse rispetto a micro e mild e adottano powertrain sviluppati specificatamente: pensiamo ai sistemi Toyota, classici del settore, e al più recente Renault E-Tech.
Le ibride plug-in inseriscono un’altra possibilità oltre a a quelle consentite dalle micro, mild e full hybrid: la ricarica dalla rete elettrica. Queste vetture hanno almeno un motore elettrico piuttosto potente (anche 100 kW) e batterie che vanno da 10 fino anche a 25 kWh e oltre che lavorano a 300-400 volt. In questo modo si possono superare i 100 km/h e avere autonomia in solo elettrico di più di oltre 100 km. Queste automobili permettono, sapendoci fare con l’acceleratore, di passare un’ora e più nel traffico urbano senza accendere il motore a scoppio. La configurazione PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) si presta bene all’implementazione della trazione integrale: uno degli assali - tipicamente il posteriore - è mosso da un secondo motore elettrico che offre il 4x4 senza albero di trasmissione.
Le ibride plug-in sono piuttosto complicate e pesanti perché una batteria al litio e un motore elettrico potente hanno una massa non trascurabile: la Peugeot 3008 a gasolio con il cambio EAT8 pesa 1.480 kg mentre la plug-in con la stessa trasmissione a 8 marce arriva a 1.760 per la versione a per la trazione anteriore e a 1.840 kg per quella integrale. Le PHEV sono complesse da ingegnerizzare: le Jeep Renegade e Compass plug-in hanno lamierati del pianale differenti dalle versioni con il solo motore termico.
Terminati gli ecobonus statali restano le agevolazioni relative al bollo per le ibride plug-in, che lo pagano solo sulla potenza del motore termico, e gli accesso ad alcune zone a traffico limitato (ZTL) delle città.