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Concessionari, allarme per i contratti "ibridi"

Pubblicato 10 aprile 2022

Il mondo dei concessionari è in subbuglio, in vista delle modifiche alle leggi europee sulla distribuzione delle auto il cui scopo è quello di aumentare la concorrenza. Vediamo perché.

Concessionari, allarme per i contratti "ibridi"

AGENZIA O CONCESSIONARIA? - Siamo agli ultime trattative, sperando che il concessionario ci faccia un altro sconticino: questa modalità di acquisto, possibile in virtù del contratto che il concessionario ha con il costruttore, potrebbe però cambiare fra non molto. Ovviamente gli accordi costruttore-venditore hanno molti altri aspetti ben più sostanziali rispetto a quelli che permettono di scontare o meno un'automobile ed è anche su questi che CECRA, l’associazione che rappresenta i concessionari automobilistici europei, ha lanciato un allarme (anche Federauto è allarmata, leggi qui la notizia). La preoccupazione è rivolta ai contratti cosiddetti “ibridi”, quelli nei quali il ruolo del venditore è a mezza strada fra il concessionario e l’agente. Accordi di questo tipo combinano il modello di distribuzione tradizionale, nel quale cui i concessionari controllano il loro magazzino e i prezzi di vendita, e il modello di agenzia, che trasferisce queste responsabilità alle case automobilistiche.

RISCHIO DI MULTE - CECRA afferma infatti che questi contratti ibridi potrebbero contravvenire alle Block Exemption Rules definite nella legislazione UE sulla concorrenza (e delle quali gode attualmente anche l'industria automobilistica) ed essere etichettati quindi come potenzialmente anticoncorrenziali. Le BER sono regole studiate per “accompagnare” con gradualità certi settori produttivi verso una maggiore concorrenza e una delle più conosciute è stata la Legge Monti che, per esempio, eliminò l'obbligo di effettuare tagliandi e riparazioni presso la rete ufficiale della Casa durante il periodo di garanzia e introdusse i ricambi di qualità equivalente. Ritornando all’allarme di CECRA, l’organizzazione ricorda che chi viola le regole europee della concorrenza può incorrere in multe pesanti. CECRA riconosce che le case automobilistiche sono ovviamente libere di scegliere quale tipo di distribuzione utilizzare, ma non dovrebbe essere loro consentito di scegliere i vantaggi combinando modelli di concessione con quelli di agenzia.

SCONTI DI FACCIATA? - Il modello di agenzia prevede la nomina di un "agente di vendita", che agisce in nome e per conto del costruttore, e il cui ruolo consiste essenzialmente nel raccogliere gli ordini dai clienti e inoltrarli al produttore. L’agente consegna l’automobile ai clienti al prezzo fissato dal produttore, che si accolla tutti i rischi finanziari e gli investimenti. È prevista una commissione fissa per il dealer su ogni vendita: anche se non è altissima l’agente non deve investire per le scorte, spende di meno per le azioni di marketing e anche i costi per l’immagine del marchio (insegne, arredi, materiale promozionale) sono a carico della casa automobilistica. Il concessionario ha invece a suo carico le scorte e il loro trasporto, l’immagine del marchio, e le azioni di marketing ma è libero di contrattare con i clienti sul prezzo. La CECRA è informata che alcune Case cercano di proporre ai loro rivenditori contratti di agenzia ibridi: gli ex concessionari dovrebbero continuare a sostenere investimenti e rischi significativi, ma il prezzo finale non sarebbe fissato rigidamente perché il venditore potrebbe scegliere di rinunciare a parte delle sue commissioni. Tale importo sarebbe però irrisorio e quindi si tratterebbe di un modello di distribuzione ibrido: la ripartizione dei costi sarebbe del tipo “a concessione” ma la rigidezza dei prezzi finali è di tipo agenzia.

SANZIONI PER TUTTI? - È qui che nascono i rilievi della CECRA: un contratto di agenzia puro non è soggetto alla BER perché l’agente non è indipendente dal produttore, ma questi ibridi hanno aspetti che ricadono nella competenza delle Block Exemption Rules. Dal punto di vista giuridico questo sistema espone quindi a seri rischi sia i produttori che vorrebbero adottare contratti ibridi sia per i distributori  - anche se in misura minore - che sottoscrivono "falsi" contratti di agenzia, a volte contro la loro volontà nel caso di “ricatti” del costruttore stesso. Proporre e sottoscrivere tali contratti espone infatti i soggetti interessati ad accuse di pratiche anticoncorrenziali e alle conseguenti sanzioni.

CHI LI ADOTTERÀ - Fra le case automobilistiche che hanno dichiarato al passaggio al modello di agenzia c’è Mercedes-Benz, che lo introdurrà entro il 2023 per i suoi concessionari di Regno Unito e Germania e che venderà in questo modo le future Smart. Il Gruppo Volkswagen lo usa invece per le auto elettriche della linea ID e per le Audi e-tron ma il magazine Autonews ha riportato che le future Cupra (marchio scorporato da Seat), compresa la Born appena lanciata, saranno vendute da distributori con contratti ibridi. Stellantis ha inviato un preavviso di annullamento dei contratti ai suoi concessionari europei (eccettuati quelli di Maserati, qui la notizia) dichiarando che i nuovi accordi, in vigore dal 1° giugno 2023, saranno basati sul “modello agenzia”. 



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Ritratto di PONKIO 78
10 aprile 2022 - 12:01
….mi toccherà chiedere uno sconto a un venditore virtuale…. ;-))))
Ritratto di KT1007
10 aprile 2022 - 13:39
Non ci ho capito niente ma spero che ci sarà davvero concorrenza e che l'Unione Europea non stia inutilmente complicando le cose come suo solito. In questo sì è dimostrata infallibile fino ad oggi.
Ritratto di Vittorio Popoli
10 aprile 2022 - 15:53
Credo che il senso sia questo. Un contratto di agenzia, che fissa il prezzo di vendita finale, non è soggetto alle norme europee sulla concorrenza definite nella BER. Se la Casa automobilistica propone un contratto di agenzia che ha però aspetti di variabilità del prezzo finale (propri di un contratto a concessione) e il concessionario lo firma allora possono essere multati. Sarebbe infatti un accordo ibrido perché ha aspetti soggetti alla BER ma lo si vuole far ricadere fra i contratti di agenzia
Ritratto di troy bayliss
11 aprile 2022 - 13:36
1
la tua spiegazione potrebbe essere molto vicina al reale. Tuttavia mi chiedo se il cliente finale ne beneficerà di questa cosa... mi pare di capire che il prezzo sarà quello e ciccia.Un es: ilprezzo di vendita 30k...il venditore si prenderà il 3% e stop. Prezzo fisso imposto dalla casa e zero sconti.Dubito che le case abbasseranno i prezzi che attualmente rcipmprendono anche i costi del concessionario, della sua gestione, dei dipendenti, delle bollette ecc.. e soprattutto del profitto del titolare
Ritratto di Ennio s
11 aprile 2022 - 18:14
L'Europa non ci deve mettere il becco. creerebbe solo burocrazia.
Ritratto di Goelectric
10 aprile 2022 - 20:52
Non ho capito una beata mazza, ma dato che va di moda, dopo i no-vax, i no-mask, facciamo i no-conce e la finiamo li!
Ritratto di Almeron771
11 aprile 2022 - 06:39
Premettendo che ne ho capito davvero poco di quest'articolo......sono sempre stato dell'idea che la concorrenza è l'anima cel commercio, e se non si fa cartello il consumatore ci guadagna.
Ritratto di Bepss
11 aprile 2022 - 09:11
qui il problema non è del consumatore, ma dei venditori che vengono ricattati...in pratica con questi contratti ibridi la casa fissa il prezzo, ma scarica sul venditore tutti i rischi derivanti dagli investimenti nell'attività di vendita (magazzino, strutture, ecc)
Ritratto di andi9
11 aprile 2022 - 10:44
I burocrati europei non capiscono nulla e come al solito fanno danni economici ai paesi membri!
Ritratto di Carlo959
11 aprile 2022 - 12:54
Mi sembra precisa ed eloquente la ricostruzione di Vittorio Popoli. Credo che l'"ibridazione" contrattuale di cui si parla rappresenti un tratto di passaggio al modello che, a mio avviso, tutti i Produttori si accingono ad adottare: trasformare i concessionari in agenzie, ovvero "consegnatari" dei veicoli e gestori della manutenzione. A commissioni beninteso inferiori (e magari non di poco) alle attuali. Più o meno Tesla docet. Sempre più si configurerà sul web in maniera completa il proprio modello e, sempre via web, si perfezionerà la forma di acquisto, quindi l'aspetto del servizio di pre-vendita, e propriamente commerciale, da parte del concessionario scenderà in second'ordine (è già sceso). Salvo prova del veicolo, ove richiesta. Dettaglio non trascurabile, e di certo tra le ragioni principali di questa svolta, sarà il prezzo "fisso" del veicolo. Il numero dei concessionari diminuirà ancora, probabilmente. In questo quadro, se corretto, scordarsi il tipo di rapporto cui si può essere abituati, quasi di carattere "personale", con il "proprio" concessionario: temo che si parlerà al telefono più spesso con un call center del Produttore... In tutto ciò, se più o meno verosimile, potrebbe tra l'altro crescere il numero di chi sceglie formule di noleggio (a riscatto o no) all-inclusive, anche tra i privati e per ogni segmento di prodotto (incluso purtroppo il fatto che, svolta elettrica o no, l'oggetto-auto diventerà in generale un bene, o piuttosto un servizio, per un numero inferiore di persone, che pagheranno valori ben remunerati ai Produttori che resteranno, qualcuno lo terrà più a lungo che in passato e qualcun altro ci rinuncerà).
Ritratto di KT1007
11 aprile 2022 - 15:23
Ringrazio Vittorio Popoli che gentilmente ha spiegato un po' a tutti, mi pare. Continua a non essermi chiaro se noi acquirenti finali avremo vantaggi. Sono un po' stufo di prenderlo sempre in un certo posto grazie alla UE di cui credo tutti faremmo volentieri a meno.
Ritratto di Carlo959
11 aprile 2022 - 18:30
Vantaggi per noi utenti finali esito a credere ce ne saranno, dal punto di vista economico. In questo caso la parte dei "cattivi", piuttosto che la UE, potrebbero impersonarla i Produttori perché, se la cosa andasse a funzionare più o meno secondo lo schema ipotizzato, l'obiettivo di incrementare in termini significativi il gross profit (che sia per finanziarsi lo snodo dell' elettrificazione e/o altro) lo si ottiene anche riducendo la porzione dell' anello della catena intermedio tra loro e noi. Con prezzi netti da web i margini di trattativa scenderebbero a zero, almeno in assenza di altro che possa sorgere (periodi di promo, modelli speciali, optional inclusi o chissà cosa...) Alla faccia di qualsiasi tasso di aumento della concorrenza entro cui immaginare cali di marginalità che non credo si siano verificati neppure per le aziende petrolifere, dall'avvento del "mercato libero dei prezzi". Si tratta di realtà multinazionali che, sia subito o dopo, non riesci comunque a "mettere all'angolo"...
Ritratto di gianno
11 aprile 2022 - 16:29
Quindi è finita l'epoca delle contrattazioni, anche se mi pare sia finita già da un bel po'. Al limite ci scappava un tagliando