Stellantis aveva annunciato nel 2022 di voler abbracciare in tutta Europa il modello d’agenzia, in cui i concessionari diventano agenti che prendono una percentuale fissa mentre le auto sono vendute direttamente dal costruttore (qui la notizia). Ora il gruppo guidato a interim da Johan Elkan, in attesa del nuovo ceo che dovrebbe essere annunciato nelle prossime settimane, fa marcia indietro. Lo ha confermato al Dealer Day di Verona Jean-Philippe Imparato, responsabile di Stellantis per l’Europa, che ha dichiarato che le reti di vendita resteranno ai concessionari in gran parte dei Paesi, Italia inclusa. Le uniche eccezioni sono Austria, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, dove la transizione al nuovo modello era già stata avviata.
Il passaggio al modello d’agenzia faceva parte di un piano dell’ex ceo Carlos Tavares per aumentare i margini di guadagno al fine di sostenere gli investimenti sull’elettrificazione. Secondo l’idea iniziale si sarebbero dovuti cancellare i contratti vigenti con i concessionari per passare al nuovo quadro di distribuzione. Con il modello d’agenzia, le case costruttrici hanno un controllo più diretto sulle vendite, e in particolare sui prezzi, lasciando ai concessionari la responsabilità delle consegne e dell’assistenza. Il problema è che, in questo modo, la casa automobilistica è molto più esposta a livello finanziario, avendo un inventario enorme di auto a suo nome, e rischia di più in caso di crisi e fluttuazioni del mercato.
Nel suo intervento, Imparato ha annunciato un aggiornamento del “Piano Italia”: il manager ha detto che le modifiche, dovute al cambiamento della situazione considerando la proroga concessa dall’Unione Europea sui limiti alle emissioni, sanno migliorative e riguarderanno in particolare la Maserati: “Ne discuteremo presto con il governo e lo presenteremo a giugno o anche prima”, ha assicurato. Da Verona, Imparato ha anche promesso che Stellantis chiederà alla UE di sostenere la produzione automobilistica in Europa, attualmente in difficoltà a causa degli elevati costi di manodopera e dell’energia, nonché da una regolamentazione molto rigida. Tra le richieste che verranno avanzate ci sarà anche un programma di rottamazione comunitario, per incentivare la sostituzione dei veicoli più vecchi, e contributi pubblici per la produzione di batterie in Europa pari a 40 euro a kW, cioè quasi la metà del costo di produzione totale.