Brillante nella guida, la Mini Cooper SE è la versione elettrica della piccola tre porte inglese. Ha finiture apprezzabili e dettagli ricercati, ma costa cara è ha un’autonomia ridotta.
La Mini Cooper S ha ottime prestazioni, beve poca benzina ed è rifinita molto bene. Ma lo sterzo è un po’ duro e gli spazi di frenata non sono proprio ridotti.
Forme ricercate e dotazioni sfiziose (ma anche un prezzo elevato) distinguono la Mini Countryman, una crossover dall’ampio abitacolo ma dall’assetto piuttosto rigido. Il 1.5 tre cilindri diesel ha una bella verve e non “beve” troppo.
La Mini Countryman è una crossover sfiziosa, ben rifinita e piacevole da guidare, nonostante lo sterzo un po’ troppo pesante. L’assetto, piuttosto rigido, non la rende comoda sulle sconnessioni secche.
Più grande e curata, la Mini Clubman è sempre brillante e divertente da guidare. Conserva i fari ovali, il frontale arrotondato e il portellone a due ante, ma ora ha quattro porte. La qualità, però, si fa pagare.
L’agilità è elevata, come pure soddisfano lo sterzo e la tenuta di strada; il tre cilindri 1.5 turbodiesel da 116 CV assicura prestazioni adeguate senza sprecare gasolio. Curate le finiture, ma il prezzo è alto.
La nuova Mini è più comoda e pratica. Agilissima e provvista di sterzo e freni da sportiva, diverte pure grazie al nuovo e brioso tre cilindri 1.5 turbo, oltretutto poco assetato di benzina.
La linea è aggressiva, il comportamento stradale appagante, pur con qualche reazione di troppo dello sterzo. Due soli i posti, ma è il prezzo che si paga all'immagine e alla sportività.
I due posti dietro non sono particolarmente spaziosi. Il motore 1.6 a gasolio da 111 CV, fluido ma non grintoso, vanta consumi bassi e le qualità dinamiche non le mancano. Ma costa cara.
Più crossover che vera e propria suv, esteticamente si richiama alla Mini “normale” – anche nell’originale abitacolo – ma ha cinque porte ed è più spaziosa per passeggeri e bagagli. Per affrontare fango e neve c’è la versione 4x4 (ancor più costosa di quella a trazione anteriore in prova), ma l’assetto – poco rialzato – privilegia la guidabilità su asfalto. Abbastanza brillante, ma non particolarmente economo, il 2.0 a gasolio da 143 CV.
Rispetto alla berlina ha il tetto più basso e corto e il parabrezza più inclinato, mentre la parte inferiore della carrozzeria è la stessa. I posti sono soltanto due, e lo spazio liberato dal divano è andato a vantaggio del bagagliaio. Grazie all’assetto sportivo il piacere di guida (a differenza del comfort) è ai massimi livelli, ma il carattere di quest’auto mal si sposa con il 2.0 turbodiesel da 143 CV, e il comfort lascia a desiderare.