Con 474 cm di lunghezza la Mazda CX-60 è la più grande delle suv prodotte dal marchio giapponese. Ha un aspetto possente e proporzioni da sportiva, con il cofano molto lungo e l'abitacolo arretrato verso l'asse posteriore. L'abitacolo è spazioso, ha un'impostazione classica e presenta finiture originali, ispirate all'artigianato del Sol Levante (ad esempio, nella cucitura del tessuto che riveste la plancia). I comandi, con tasti fisici, sono intuitivi e il cruscotto digitale (configurabile) permette anche di ingrandire alcune informazioni: utile per chi vede male da vicino. L'impianto multimediale ha tutto il necessario e si gestisce dalla manopola nel tunnel. Lo schermo al centro della plancia diventa tattile quando si attivano Android Auto o Apple CarPlay. I sedili sono autentiche poltrone, montate in alto per dominare la strada. Una rarità la regolazione automatica della posizione di guida che, però, non azzecca pienamente la postura corretta e richiede ulteriori aggiustamenti. Comodo il divano, generosamente imbottito. Disponibile a trazione posteriore o integrale la Mazda CX-60 è proposta ibrida plug-in a benzina con 328 CV (una sessantina i chilometri dichiarati percorribili solo in elettrico) oppure ibrida a gasolio con 200 o 249 CV. In accelerazione l'auto è scattante ma, nonostante la cavalleria sia di quelle rigogliose, la Mazda CX-60 non è una sportiva (non il massimo l'agilità e c'è una tendenza al sovrasterzo) e predilige andature rilassate. Una situazione in cui si apprezza il comfort, anche se qualche volta le buche non vengono filtrate a dovere.