Tornata allo storico nome Corolla (quello della macchina più venduta al mondo, da quel 1966 in cui venne lanciata la prima edizione) l’erede della Auris ha una linea filante, con il frontale grintoso, i fari appuntiti e incassati in una sottile fascia che attraversa il frontale e la grossa presa d’aria nel paraurti. Le fiancate sono attraversate da lunghe nervature che muovono le superfici, i passaruota sono larghi e, nell’insieme, si nota l’accentuato profilo a cuneo, con la linea alla base dei finestrini che sale verso il lunotto. Disponibile solo ibrida a benzina, è realizzata sulla nuova piattaforma modulare, utilizzata anche per la Prius, con le batterie sotto i sedili posteriori: rispetto alla Auris, la struttura è più rigida del 60% e il baricentro è stato abbassato di un centimetro. Il passo, ovevro la distanza tra il centro della ruote anteriori e di quelle posteriori, è invece cresciuto di 4 cm, per offrire un’abitabilità maggiore. La meccanica prevede sospensioni anteriori classiche, di tipo McPherson mentre dietro c’è una nuova architettura multilink. Due le versioni: la 1.8 Hybrid da 122 CV e la 2.0 Hybrid, col nuovo quattro cilindri e una potenza complessiva di 184 CV, che può funzionare a zero emissioni fino a 115 km/h. Gli interni sono spaziosi ed eleganti; la plancia ha pochi tasti fisici e linee pulite; le plastiche (morbide) sono curate, le cuciture a vista; i sedili sono ampi e comodi. Peccato, però, che la regolazione delle poltrone sia a scatti, con una leva un po’ nascosta e poco pratica da utilizzare. E il bagagliaio ha una capienza appena discreta per la 1.8 (e ancora minore per la 2.0).